Capitolo 10

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Tornai a casa quel pomeriggio stesso. Avevo bisogno di chiarire la situazione una volta per tutte. Non volevo più aspettare e continuare a soffrire non sapendo cosa sarebbe successo. Qualcuno avrebbe dovuto prendere in mano la situazione e sapevo che toccava a me.

Aprì la porta e pensai stupidamente di trovarlo in casa, ma mi sbagliavo. Avrei potuto indovinare benissimo dove si trovasse.. A lavoro.
Era sempre lì quando io ero a casa, figuriamoci se non ci fosse andato quando io non fossi lì.

Mi guardai un pò intorno e non era cambiato nulla. Erano passati solo pochi giorni, cosa mi aspettavo? Di trovare la casa un disastro come se lui fosse depresso per la mia assenza?

Mi sedetti sul divano e aspettai. Guardai il paesaggio fuori dalle vetrate cercando di concentrarmi e calmare il mio cuore..

Quando il sole iniziò a tramontare e la luce del sole si trasformò in arancio rosastra, sentì la porta aprirsi. Sentì il rumore delle chiavi poggiate nel piattino davanti all'ingresso e dei passi che si fermarono nel momento in cui mi vide. Avevo ancora il viso voltato verso la vetrata ma sapevo che mi stava guardando.

"S-Sei tornato"

Mi voltai e lo vidi in completo mentre era rimasto fermo con la mano sulla cravatta che stava allentando.

Era davvero bellissimo. Da giovane era molto arrogante e presuntuoso ma ne aveva tutte le ragioni. Ho sempre pensato che fosse bello, forse era anche questo a trattenermi. Sapevo che i ragazzi belli portano solo guai e io volevo solo condurre una vita tranquilla, in solitudine. Sapevo che se fossi caduto nelle grinfie di quel bel ragazzo, la tranquillità che tanto bramavo avrei potuto dimenticarla. Sembrava un ragazzo che ogni notte ha una compagnia diversa ed effettivamente era così, prima di incontrare me. So che non mi ha mai tradito.. Lo leggevo nei suoi occhi quando mi guardava che mi amava e che non avrebbe mai potuto guardare nessun altro nel modo in cui guardava me.

Ora, lo guardo e non riesco più a leggerli.. Come se davanti a me avessi una persona completamente estranea. Una persona che non mi guarda più nello stesso modo.

Sorrisi a annuì abbassando lo sguardo. Feci un respiro profondo.

"Dobbiamo parlare" dissi riportandolo poi nel suo.

Gli feci segno di sedersi e lui lo fece.

Ci fu un attimo in cui non sapevo più che dire. Ero arrivato fino a questo punto e ora non sapevo cosa dirgli. Lui era seduto di fianco a me sul divano. Era piegato in avanti, con gli avambracci poggiati sulle gambe e guardava il pavimento.

Quello era lo stesso divano su cui avevamo passato molte nottate abbracciati. Dove eravamo finiti a fare l'amore tante volte. Dove passavamo molte serate a vedere film e serie tv e dove ora stava per vedere la nostra fine.

"Ci ho provato" mi morsi il labbro inferiore tentando di calmare quel pianto che minacciava di uscire.

"Ci ho provato con tutto me stesso a provare a farla funzionare..ma non ci riesco. Non più.. Non ce la faccio più Dylan."

Eccole le prime lacrime che sfuggirono al mio controllo.

"Dovremmo essere felici. Dovremmo organizzare il matrimonio. Dovresti non vedere l'ora di sposare l'uomo che ami.. Ma non mi sembriamo per niente felici, Dylan."

"Vuol dire che non mi ami più?"

"No. Non potrei nemmeno se volessi. Ti amo e questo non è mai cambiato.. Ma tu puoi dire lo stesso?"

"Certo!!" disse lui con enfasi

"A me non sembra"

Volevo evitare di guardarlo per non fargli vedere le mie lacrime, ma la mia voce strozzata e tremate tradiva le mie intenzioni così mi voltai. Volevo guardarlo negli occhi.

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