Capitolo 22

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"Charlie. È pronta la cena" gli disse appena lo trovò.

"Non ho fame"

Non era vero.. Solo che non riusciva a non essere spaventato dall'idea di rimanere solo in una stanza con Dylan.

Sul volto di Dylan si formò uno strano sguardo. Era triste e deluso. Ma non da Charlie. Da se stesso. Improvvisamente si ricordò di cosa era successo quella mattina. Come uno stupido si era dimenticato quell' episodio e capiva il perché ora Charlie non volesse rimanere da solo con lui.
Era ancora convinto di aver rovinato tutto e allora con voce tremante piena di senso di colpa si scusò nuovamente.

"Va bene" prese un lungo respiro per cercare di calmare il tremolio nella voce e continuò "Scusa"

Dopo di che si voltò ed entrò in casa perchè non voleva che Charlie vedesse i suoi occhi lucidi.
Pensava che la cena sarebbe stata come il pranzo. Ognuno per conto proprio.
Così preparò il piatto per Charlie e lo coprì con della pellicola perché sapeva che il ragazzo stava mentendo. Semplicemente, non voleva cenare con lui.
Con questa consapevolezza iniziò a preparare anche il suo portandoli poi entrambi a tavola.
Si sedette e in quel momento dalla porta entrò proprio l'oggetto dei suoi pensieri che quando vide il contenuto dei piatti si bloccò.

"Polpettone con le patate" sussurrò Charlie.

Poi guardò di nuovo un dispiaciuto Dylan.

"Se vuoi posso mangiare di là.. Non pensavo che saresti venuto così presto"

Charlie si sentì male.
Era vero.. Dylan gli aveva spezzato il cuore ma non lo odiava. Non lo aveva mai fatto quindi vederlo così lo colpì al cuore.

"No" si affrettò a dire prima che Dylan riuscisse ad alzarsi dal tavolo.
"Rimani"

Dopo di che si sedette e insieme iniziarono a mangiare silenziosamente.

"Non pensavo che te lo ricordassi ancora"

"Come potrei dimenticare il tuo piatto preferito?" rispose Dylan mentre guardava Charlie che aveva iniziato a giocare con il cibo nel piatto.

"Però ti sei dimenticato molte altre cose"

Charlie non poté fare a meno di constatare la verità. Era ancora arrabbiato e non voleva nascondere più i suoi sentimenti.

"È vero" Dylan abbassò lo sguardo dispiaciuto.

"Ho commesso degli errori Charlie e non pretendo che tu possa dimenticare mesi di sofferenza in un attimo. Non te lo chiedo nemmeno. Vorrei solo una possibilità per rimediare a quegli errori e amarti come meriti di essere amato"

Dylan non distolse nemmeno per un secondo gli occhi da quelli di Charlie. Voleva che capisse che tutto ciò che aveva detto lo pensava sul serio. Voleva che i suoi sentimenti gli arrivassero dritti al cuore. E fu proprio così perché Charlie sentì ogni singola parola.

"Non siamo perfetti Charlie. Non posso prometterti che in futuro non commetterò di nuovo degli sbagli. O che non litigheremo mai. Che tutto andrà sempre bene. Non chiedermi di farlo perché non posso.
Posso solo amarti ogni giorno e sperare che dopo ogni litigata ci ameremo ancora di più. Che supereremo tutto insieme."

Charlie era senza parole. Voleva parlare. Dire qualcosa, qualsiasi cosa.. Ma il cervello si era spento. Tutto ciò che riusciva a sentire era il suono del suo cuore impazzito.
Ad un tratto gli occhi diventarono lucidi.
Dylan pensò che forse aveva esagerato. Questo non era fare un passo alla volta. Era sfondare con un carrarmato le porte che Charlie tentava di aprirgli con calma. Per l'ennesima volta aveva perso il controllo e questa volta era pienamente cosciente. Non stava dormendo.

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