Capitolo 2

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In quei sei anni eravamo cresciuti molto. Io non ero più il cameriere del bar con i nervi a fior di pelle e lui non era più lo sbruffone con la testa montata che ho conosciuto quel giorno.

Siamo cresciuti insieme. Siamo maturati e ci siamo migliorati insieme giorno dopo giorno. Ma soprattutto.. Ci siamo amati.. E tanto.

Io ero diventato uno scrittore abbastanza rinomato. Già che le persone comprassero i miei romanzi, per me era un traguardo. Dylan aveva da poco preso il posto del padre come CEO della loro azienda di famiglia.

Ma come si suol dire, le cose belle non durano in eterno. Era da un pò che le cose non andavano bene tra di noi. Litigavamo in continuazione, anche per i motivi più stupidi.
Dylan era distante e questo piano piano mi ha distrutto.

Oramai non eravamo più gli stessi Dylan e Charlie di 6 anni prima.

Mi svegliai quel giorno e per un attimo sperai di trovarmi tra le braccia di Dylan.
Eravamo soliti dormire così, l'uno tra le braccia dell'altro. Ma non fu così. Non era così già da un pò di tempo.
Decisi di alzarmi sperando di trovarlo almeno in cucina ed effettivamente fu così.

"Buongiorno" dissi avvicinandomi a lui cingendogli i fianchi, abbracciandolo.
Era seduto sullo sgabello dell'isola sorseggiando il suo caffè e rispondendo a qualche email.

Nascosi il mio viso ancora addormentato nell'incavo del suo collo per poi portare le mie labbra vicino alle sue alla ricerca di un bacio che purtroppo non arrivò. Infatti mi scansò e finì per baciare la sua guancia.

"Mh" rispose lui non staccando nemmeno per un secondo gli occhi dal suo telefono.

Non voglio mentire..quel gesto mi fece rimanere molto male ma in quel momento non ci diedi ancora la giusta importanza, non volevo dargliela, non ancora.. così inghiottì il nodo che si era formato alla gola e feci cadere le braccia lungo i miei fianchi, abbandonando la stretta che avevo su di lui.

Feci finta di niente e mi diressi alla macchinetta del caffè per versarmene una tazza. Misi su il sorriso più finto che avessi mai fatto, come quelli che gli rivolgevo quando ci siamo conosciuti e tentai di incalzare una conversazione con lui.

"Ti ricordi che oggi abbiamo l'appuntamento dalla fioraia, vero? Oggi dobbiamo scegliere i centro tavola e le composizioni per la cerimonia" chiesi guardandolo mentre sorseggiavo il mio caffè in attesa di una risposta o di un qualche cenno che mi facesse capire che non mi stesse ignorando.

"Dylan?" provai ancora ma nulla. Era ancora assorto nel suo lavoro.

Tentai di richiamarlo un ultima volta abbastanza infastidito da quell'atteggiamento ma invece ricevetti solo veleno.

Vidi Dylan sbuffare infastidito come se lo stessi disturbando in quel momento

"Cristo Charlie, non sono sordo. Non vedi che sto facendo altro?"

Purtroppo quella non era la prima volta che Dylan mi sputava in faccia veleno, ricordandomi che avesse cose più importanti da fare.. Cose più importanti di me e del nostro matrimonio.

Dopo avermi risposto così, l'ho solo visto alzarsi, prendere giacca e cartellina per poi sparire dietro la porta senza nemmeno salutarmi.

Tirai indietro le lacrime che tentavano di uscire e posai la tazza nel lavello per poi dirigermi verso la nostra camera da letto. Mi spogliai e mi gettai sotto il getto dell'acqua fredda della doccia sperando che l'acqua potesse portarsi via quelle lacrime così amare.

Dopo aver finito di lavarmi, tornai nell'open space che univa salone e cucina e mi misi davanti al computer.

Lo accesi e rimasi a fissare la pagina bianca di Word in attesa che un qualche tipo di ispirazione mi colpisse e mi spingesse a scrivere di nuovo.

Rimasi fermo a fissarla per ore senza nemmeno rendermene conto.
Per puro caso guardai l'ora e mi resi conto che se non mi fossi sbrigato, sarei arrivato tardi all'appuntamento.

Fortunatamente io arrivai in tempo.. Ma Dylan non si fece vedere. Aspettammo per un'ora e mezza e poi decisi di chiamarlo.

"Pronto?"

"Dove sei?"

"In ufficio, perché?"

"Ti stiamo aspettando al negozio da un'ora e mezza Dylan.." dissi io deluso. Ormai la rabbia aveva lasciato spazio solo alla delusione e alla tristezza.

"Merda. Mi sono dimenticato" imprecò lui

"Senti.. Ora non posso venire perché ho da fare.. Scegli tu qualcosa, che ne so"

Di nuovo, c'era qualcosa di più importante di me.. Di noi. Abbassai lo sguardo tentando di ricacciare le lacrime indietro per la seconda volta in quella giornata ed evitai di scoppiare a piangere in mezzo al negozio.

"Devo andare"

Dopo di che sentì solo il suono della comunicazione interrotta.

Quello dovrebbe essere uno dei momenti più belli ed intensi nella vita di una persona.. Dovremmo essere felici e organizzare il nostro matrimonio insieme.. Non dovrei sentirmi così. Non dovrei avere voglia di piangere ogni giorno. Non dovrebbe dirmi di scegliere una cosa qualunque. Non stiamo parlando di cosa mangiare per pranzo. Stiamo parlando del nostro matrimonio.

Perché?

Tentai di darmi un contengo in quel momento, avevo gli occhi delle commesse puntati addosso. Misi su il più finto sorriso che riuscì a fare e mi voltai trovando una scusa plausibile per la mancanza di interesse del mio fidanzato per il nostro matrimonio.

Dylan mi aveva fatto la proposta tre anni prima. Avremmo dovuto sposarci già da allora ma a causa del lavoro di Dylan siamo stati costretti a rimandare già un paio di volte.

La prima volta, lo avevo capito. Era entrato in azienda partendo dal basso. Suo padre diceva che nessuno lo avrebbe rispettato davvero se fosse arrivato dal giorno alla notte presentandosi come il nuovo capo. Come ragionamento non era sbagliato. Piano piano lo ha fatto crescere lavorativamente, ricevendo il rispetto del resto degli impiegati e siccome non voleva trattamenti di favore ed era costantemente impegnato, l'ho capito quando ha chiesto di rimandarlo.

La seconda volta invece, lo ha rimandato perché doveva concentrarsi su un grosso progetto e non aveva molto tempo a disposizione per il matrimonio.

Io ho sempre provato a capirlo ogni volta. Ho sempre cercato di esserci per lui. Di supportarlo. Di fargli forza quando era stanco. Avevo intenzione di essere il suo bastone a cui appoggiarsi nei momenti più difficili.
È questo quello che dovrebbe fare una coppia giusto? Esserci l'uno per l'altro.. Allora perché mi ritrovo di nuovo da solo in questa casa? Perché per l'ennesima volta Dylan non torna per cena? Perché quando mi giro nel letto e lo cerco di notte, lui non c'è?

Vuol dire che non ha più bisogno di me?
Eppure.. Perché io ho ancora così bisogno di lui? Perché mi manca come se mi mancasse l'ossigeno? Perché la nostra vita sta prendendo questa piega?

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