Chapter 24

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Sdraiata sul mio letto, non riuscivo a dormire. Avevo per la testa un mare di pensieri.
Perchè? Perchè lo aveva fatto? Aveva per la testa qualcun'altra? O ero io troppo imbranata per i suoi gusti? Chissà magari, mentre mi baciava ebbe un flashback in cui Rebecca, Khaterine o forse la nostra carissima Sarah gli succhiava il cazzo? E all'improvisso avrà pensato "Ellie è amica di mia sorella, è come una sorella per me", cercando di giustificare in tutti i modi quel suo gesto riluttante.

Cazzo, Christian.

Avrei voluto urlargli dietro "Bene, signorino Cooper. Bel modo di fare le cose, è proprio vero: SEI UN GRAN FIGLIO DI PUTTANA!" magari con le braccia incrociate aspettando che tornasse da me come una bambina.
E invece, eccoci lì.
Io sdraiata in un letto a piagnucolare, soffocando la voce nel cuscino e a rimuginare su quanto ero stata stupida a sperare in una cosa di quel genere.

Colei che ha distrutto l'atmosfera già distrutta e demolito un possibile confronto tra me e Christian anche un semplice "Che succede? Perchè quella faccia?" era stata Georgia, una nuova ragazza del personale.
《Scusi signorino l'interruzione, volevo solo avvisarla che qui sotto c'è il signor Vladimir Kozlov, dice che è urgente》, aveva detto Georgia.
《Dilli che lo aspetto nel mio studio》, avevo risposto lui per poi uscire senza degnarmi di uno sguardo.
Georgia mi guardava e mi chiese:《Signorina, sta bene? Vuole un bicchiere d'acqua?》
Per quanto fossi mentalmente instabile risposi:《No, grazie. Puoi andare》
Lei mi guardò ancor un attimo prima di andare come avesse voluto memorizzare la mia espressione facciale. Vuoi un autografo, cara?
Sembrava pronta a riferire tutto alle sue amichette, chissà cosa si era inventata.

Erano le 4.00.
Mentre mi spostavo da una parte all'altra sul letto, mi accorsi della foto che avevo in tasca e che mi aveva dato fastidio tutta quella notte.
La presi e accortaciata la sistemai.
C'era un bambino insieme a un uomo. Quel bambino era Christian, quello sguardo era inconfondibile; pensai a quanto fosse carino da piccolo, avrà avuto tra gli otto e i dieci anni al massimo. Coi capelli spettinati di un biondo tendente allo scuro, era in sella ad una bici col sorriso stampato in faccia.
Accanto a lui quel signore: teufel, quanto si somigliavano. Era un quadro così paterno.
Forse era effettivamente suo padre.
Probabilmente lo stava aiutando a stare in equilibrio sulla bici perchè il presunto Christian sembrava molto teso nella foto, ma allo stesso tempo molto felice. Christian però non mi aveva mai parlato di suo padre, del suo nome neanche il sussuro.

Mi ricordai di quando da piccola anch'io avevo provato a guidare una bici che mi era stata regalata dalle suore per buona condotta.
In realtà erano contrarie che io la guidassi perchè "divaricavo le gambe, era indecoroso" e "non era la postura adatta per una signorina" ma la signora Kuzmina si era comunque offerta di darmi quella della sua nipotina.
Un giorno però mi sbucciai gamba e mani e le suore non mi permisero di giocarci mai più.
Quella bici era finita nello scantinato.

Nascosi la foto mal ridotta all'interno della copertina di un libro sulle teorie di Freud. Chi l'avrebbe mai trovata?
Inoltre il personale non era solito rovistare tra la mia roba.

Cercai di dormire; ripensai al bacio di Christian.
Lo sentivo ancora indelebile sulle mie labbra.

****

La mattina dopo mi alzai distrutta verso le 10.00.
Volevo andare a fare un po' di jogging, avevo bisogno di una boccata d'aria.
Decisi di farmi una bella doccia calda ed entrare nel box, iniziai a lavarmi i capelli quando notai del sangue sul piatto della doccia.
Mi spaventai poi realizzai che era solamente la mia tortura mensile venuta a bussare alla porta.
Cazzo, non ci voleva.
Cercai degli assorbenti dappertutto ma niente finchè rovistando nel cassetto del bagno trovai dei tampax.
Me n'ero completamente dimenticata: Christian mi aveva lasciato senza testa e dire che di solito io ero sempre organizzata con le mie cose.

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