Chapter 27

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Avanzavo tremante.
《Non mordo mica》, disse Christian con un sorriso enigmatico.
Tu non mordi, Christian, tu lecchi. E pericoloso non è chi morde, pericoloso è chi lecca.
Mi sedetti al posto di Danilo.
《Ti è piaciuto il monologo?》
A domande simili, sarei stata solita tacere ed invece:《Tu sei un malato.》
《Grazie, sono lusingato》, era parecchio divertito.
Silenzio.
《Bella la luna oggi, no?》
Già.
Mi girai a guardarla. Un enorme disco luminoso durante una notte fredda.
《Anche quella di ieri non mancava certo di bellezza》, disse Christian.
Ieri.
《Sì.》
Volevo chiudere quella chiacchierata e andarmene, soccombendo nella vergogna più totale, ma avevo così tante domande e necessitavo assolutamente di risposte.

《Senti Christian, smettiamola di giocare al gatto e al topo e andiamo al sodo. Ti va di parlare un po' di ciò che è successo ieri?》
Avevo tolto un peso dalle spalle.
All'improvviso ripresi a respirare e il mio battito cardiaco ritornò ad essere normale.
《Perchè? Cos'è successo ieri?》
Volevo urlarli le peggio offese in faccia ma mi trattenni. Ero sul punto di piangere. Sono sempre a come un mezzo passo dal piangere.
《Ho capito》, mi alzai e feci come per andarmene.
Ero scoppiata in lacrime.

Mi prese per il polso e mi trascinò a sé.
Niente mi bloccò dal farlo.
《Sei un figlio di puttana! Viscido verme. Sei un mafioso e allora? Porca puttana, ma mi chiedo ce la fai?! Una buona cazzo di volta, puoi comportarti da comune mortale?! UNA CAZZO DI VOLTA. Almeno una! 》
Ero isterica.

Non disse niente, si avvicinò e mi baciò.
Mi spostai subito.
No. Non farò lo stesso errore.
Mi guardò disapprovato. Lui, rifiutato da una donna, dev'essere stata dura questa.

Non sembrava affatto incazzato. Anzi, iniziò pure a ridere. Voleva farmi innervosire? Ci stava riuscendo, sì.

Ad un certo punto rilassai i muscoli del corpo e smisi col mio fare aggressivo.
《Sai una cosa? Smettiamola di giocare a nascondino. Ognuno per la sua strada, non riesco a reggere il tuo comportamento, i tuoi dispetti da bambino. Hai bisogno di crescere》, sputai acidamente.

Il gelo. Nessuno dei due dimostrava niente. Lui di fronte a me ed io che facevo per andarmene.

Andava bene così.

****

《Ellie! Ellie, aspetta, fermati!》, Anya gridava dietro di me.
《Andiamocene via da questo posto, mi manca il respiro. Ti prego torniamo a casa》, dissi io dirigendomi verso il portone.
《Aspetta cos'è successo, ti ho solamente chiesto un drink e da lì sei sparita per quasi un'ora! Esigo spiegazioni, che è successo?》, disse correndomi dietro.
《Succede che voglio andare via da qui, quindi o mi porti tu, o vado a piedi!》
《Ok, va bene ma calmati. Ебена мать》, disse.
《Ti ho sentito comunque!》

Ci dirigemmo verso il parcheggio, Anya aprì le portiere e abbandonammo il luogo.

Appena fuori dal cancello, sospirai.
Finalmente lontana da tutto ciò che riguarda Christian e quel posto.
Lo odio.
《Uh, allora mi dirai che succede, sì o no?》, Anya si voltò verso di me.
《Niente, stai tranquilla》, sorrisi malgrado il mascara colato.
Il sapore delle mie lacrime mi faceva venire voglia di sputare.
Per tutta risposta, rise isterica.
《Il mio radar rivela che c'è lo zampino di Christian in tutto ciò!》
《E il mio radar non sbaglia mai.》
Non dissi niente, ero troppo stanca per rispondere.

Il telefono di Anya squillò.
《Sì, mamma. È che Ellie non si sentiva tanto bene; mamma, non potrebbe fregarmene di meno. PFFF, ma fammi un piacere. Senti, mamma, devo riattaccare, baci》, disse lei con un bacio virtuale.
《Allora, non mi vuoi dire proprio niente?》
《Attenta, il semaforo è rosso》, dissi.
《Non evitare l'argomento, lo vedo anch'io il semaforo》, mormorò.
《Anya, sono stanca. Facciamo domani, va bene? я обещаю тебе》
《È da quando parli russo?》, disse lei sorridendo.
《Be', ascolto ciò che dite forse. Non lo so, sai》, borbottai.
《Bene, siamo arrivate》, disse spegnendo il motore. Scendemmo dall'auto.

Attraversai il giardino circoscritto da aiuole ed entrai nella casa.
Mi diressi subito in camera mia. Non avevo voglia di sentire una parola. Ma solo dormire. Dormire e non svegliarmi più, perdere coscienza del fatto che esistevo e che ero lì.
Una doccia calda e poi a nanna.

Indossai il pigiama e m'infilai sotto le coperte.
Qualcuno bussò.
No, davvero, vi prego no.
Volevo un po' di pace.
Per inciso, mi alzai incazzata ad aprire io stessa la porta. Avrei potuto fingere di dormire e invece, stupida, come sono mi ero diretta ad aprire la porta.
Harmony? La testarda di Anya? Isla? Margaret? Olivia? Lizzie?
Chiunque fosse, non avrebbe dovuto bussare.

Aperta la porta, mi ritrovai davanti Christian.
No.
No.
E poi no.
《Che c'è? Ti prego, senza problemi, vai via》, dissi.
《Vuoi cacciarmi via? Da casa mia?》, disse invadendo il mio spazio ed entrando nella stanza.
《Già, è casa tua. Già, bene》, la mia tattica era quella di darli risposte coincise e veloci che non lo accontentassero, così si annoiava e se ne andava una volta per tutte.
Christian è un bambino, niente di più, niente di meno.
《Vogliamo evitarci per i prossimi ottant'anni?》, disse sedendosi su una poltrona.
《Se per i prossimi ottant'anni, io ci sarò ancora qua》, incrociai le braccia.
《No, cara, mi sa' che non hai proprio capito. Da qui non esce nessuno se non stecchito in una bara 》, ostentò un sorrisino.
《Quella sarò io che mi suicido.》
《O io che ti uccido, opzione altrettanto valida, no?》
《Io che ti uccido. Eccitante. Pure la frase ha del potenziale》, aggiunse.
《Forse. Ti odio》, dissi.
《Io ti amo》, disse.
《Christian, mi fai un favore?》
《Dipende》, disse.
《Te ne vai via?》
《No》, coinciso.
《Grazie》, risposi.
Sapevo che sarebbe rimasto.
Mi alzai, lo presi per il braccio e aprendo la porta dissi:《No, davvero. È ora che tu te ne vada via. Voglio dormire e sono anche incazzata, mi fa male la testa, ho fame e tutte le patologie nervose che si possono diagnosticare ad una persona》, cercai di dirglielo educatamente con l'aria di chi voleva solo crepare.
《Ma non voglio》, disse.
A che gioco stava giocando?
《Christian, vai via!》, questa volta ero incazzata.
Lui chiuse la porta e si liberò il braccio dalla mia presa.
Mi prese poi lui per il polso con fare deciso. Non ebbi il tempo di fiatare che mi ritrovai contro il muro con lui addosso.
Era serio. Il Christian che mi faceva paura. Quella la cui presenza, mi faceva gelare il sangue rendendomi una bambolina servizievole.
Il Christian che amo ma che non mi piace.
《Anch'io sono incazzato, anch'io ho mal di testa, anch'io voglio dormire eppure sono qua》, sentivo il suo respiro sul mio collo. Ma intanto avevo persino io paura di respirare.
Ero tesa. Molto tesa. Volevo rilassare i muscoli ma avevo paura che rafforzasse la presa invece di allentarla.
《Ok, ok, scusa. Hai ragione tu ma ti prego lasciami, ti supplico》, dissi piangendo così che magari si sarebbe impietosito.
Sentivo le sue labbra sul mio collo, i suoi addominali contro il mio corpo che facevano pressione sulle costole, a stento espiravo.
Rimase così per un po' finché non iniziai ad avvertire delle lacrime scivolare lungo il mio collo fino alla cavità della clavicola. Ebbi il coraggio di muovermi un po' per allentare la presa di Christian ma lui mi teneva stretta come un bambino con il suo giocattolo.
《Christian, mi fai male così》, gli dissi.
Niente da fare.
Gli accarezzai il viso, al tatto delle sue guance, sentii che erano bagnate. Le lacrime erano le sue. Pensavo fosse il mio sudore.
《Christian? Christian, perché piangi?》, dissi cercando di risultare dolce e il meno spaventata possibile per non allarmarlo.
《Non sto piangendo. Sono solo disperato. Non doveva andare così》, mormorò con voce rotta.
《Così come?》, durante tutto quel tempo non ci eravamo ancora visti in faccia.
《Sarebbe dovuta essere una scopata, una botta e via. Ti avrei umiliato, evitato poi mi sarei liberato di te. Magari un colpo alla fonte e poi giù per un fosso ed invece-》, le sue lacrime continuavano a depositarsi nella cavità della mia clavicola.
Non ero sorpresa ma era inquietante.
《E lo so, magari mi odierai, ma è così. L'unica donna che ho veramente amato è mia madre poi sei arrivata tu. Ed è proprio per questo che ti evito, che non ti sopporto, perché ti amo.》
Rimasi muta. Dovevo ancora digerire la parte della pallottola in fronte. Quelle sue ultime parole, però, avevano accelerato il mio battito cardiaco. Mi amava? Christian, amava me? Fesserie.
《Ed è anche per questo che mi odio. Perché mi sono innamorato di te》, disse.
《Sta zitto e mollami. Sei un bugiardo, tu, in primis, non dovresti parlare di amore e odio》, dissi.
《Proprio, non riesci a credermi vero? Se così fosse, almeno perdonami》, disse.
《Ti prego.》

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 10, 2022 ⏰

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