Chapter 18

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Una giornata impegnativa era appena passata.
La notte era ormai calata. Una notte fredda, freddissima d'inverno; il cielo era terso, limpido; sagome maestose di abeti si levavano al di sopra dei silenziosi giardini che circondavano la villa ; e, su tutto, dominava lo splendore della luna piena, grande astro brillante nel cielo della sua fredda luce madreperlacea.
I tetti delle case, le strade, l'erba erano coperti di neve e ghiaccio e i raggi lunari vi si riflettevano, aumentando il chiarore innaturale della notte, sì che pareva una luce inspiegabile promani dalla neve stessa, diffondendosi dal basso, mentre quella dell'astro notturno scendeva dall'alto ed entrambe si fondonevano in una enigmatica sinfonia.
E, su tutto, passava un vento gelido che pure sembrava avere in sé, non si sa come, un remoto e quasi impercettibile palpito primaverile; come se l'inverno, ancora agli inizi, avesse voluto elargire alla terra la lontana e tuttavia gioiosa promessa d'un nuovo inizio.
Circonfusa di splendore argenteo e attraversata dai fremiti e dai sussurri di un aspro, virile presentimento di cose nuove e dolcissime, quella notte si trasfigurava in un paesaggio immenso, scintillante, fiabesco e si apriva soavemente agli orizzonti di una felicità inesprimibile e travolgente.
Mai il mondo mi era sembrato più bello, più lindo, più solenne e al tempo stesso più armonioso e pacificato, di come appariva in quella gelida notte di plenilunio, che sembrava sgorgata dal prodigio di una divinità benevola e infinitamente saggia.
Da ore mi ero, ormai, lasciata persuadere dalla bellezza della luna.
Affacciata dall'unica finestra nella camera di Isla - per evitare che la piccola potesse cadere - aspettavo notizie di Christian che dopo tanto non era ancora tornato.

Isla quella notte non poteva o non voleva proprio dormire.
Si era lamentata più volte quella notte.
La sentivo più volte emettere bassi gemiti col respiro affannato- come quando dopo una lunga corsa l'aria ti turbina nel petto.
Dato che la signora Harmony quella notte non aveva avuto l'occasione di stare con la figlia finché non si fosse addormentata, era mio dovere aiutare Isla e starle vicino rassicurandola tutto il tempo.
Chiusi per bene la finestra. Faceva davvero molto freddo e non era che la mia camicetta da notte coprisse un granché.
Mi avvicinai alla povera creatura che sembrava sudare freddo sul suo letto- non stava male.
Era molto normale per lei stare in quella condizioni.
Credevo avesse l'insonnia , il più comune disturbo del sonno -ne esistevano altri, meno frequenti, come la narcolessia, le apnee ostruttive del sonno o la sindrome delle gambe senza riposo- si parla di insonnia quando si verificano alterazioni nella quantità e qualità del sonno, cioè non solo quando si riducono le ore di sonno, ma anche quando le ore che si passano a letto non permettono un riposo ristoratore: descriveva a meraviglia le condizioni di Isla.

Le accarezzai i capelli castani per tranquillizzarla; la presi per una mano e le cantai una ninna nanna che avevo sentito da - da(?): non mi ricordavo da chi l'avevo sentita da piccola ma chi me l'aveva cantata aveva una voce talmente melodica e soave, che mi era rimasta impressa nella mente.
Per un attimo cercai di sforzarmi a capire dove l'avessi sentita ma l'unico risultato a cui ero giunta era solo una voce femminile random.

Isla sembrò finalmente addormentarsi.
《Che ci fai ancora sveglia?》,mi disse una voce roca, bassa, fioca non molto chiara cogliendomi di sorpresa.
《Niente Isla aveva bisogno di assistenza dato che non riusciva a dormire ed io-》dissi a Christian con voce tenue molto sottile, debole, pallida non densa.
《Insonnia?》, ipotizzò lui guardando la sorella con occhi privi di alcuna chiara espressione, ma in fondo si notava: il solo pensiero di un suo caro star male o soffrire gli dava ribrezzo, lo tagliava dentro e lui respingeva a fatica il dolore e i rimorsi.
Mi alzai dal letto di Isla cautamente per non farla svegliare.
《Dicono. Io credo si tratti di narcolessia , un disturbo del sonno caratterizzato da una sonnolenza eccessiva durante il giorno o da episodi incontrollati e ricorrenti di sonno durante le ore di veglia normali, in genere con episodi improvvisi di debolezza muscolare e qui è in gioco la cataplessia》, dissi cercando di abbassare il tono della voce.
《Certo, Isla è una bimba vivace ma dobbiamo vedere come vanno i rapporti con i propri coetanei. Le sue insegnanti non promettono bene》, disse Christian di una rigidità agghiacciante: poco fluida, fredda, distaccata, senza espressione e monotona.
《Perché?》, chiesi.
Non mi sembrava di essere proprio invadente, solo una persona che teneva a sapere le condizioni di un'altra.
《Dicono che non riesce a relazionarsi con le persone: sta sempre sola e appena qualcuno cerca di parlarle si tiene lontana》, spiegò lui.
La gravità nel suo tono sembrava non trasmettere niente a chi ascoltava. La solita normalità.
Non dissi niente.

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