CAPITOLO 12

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Non feci molto caso al fatto che non mi abbia ricambiato il ti amo, ero dell'opinione che una persona debba dirlo solo quando è veramente pronta. Io lo ero, avevo il bisogno di dirglielo perché lo sentivo dal profondo del mio cuore e in quella situazione, avevo la sensazione che tutto stava andando nei migliori dei modi ed era grazie a Joanna.

In quei giorni però passavo il mio tempo a pensare a cosa avessimo fatto dopo la sua partenza. Mancavano solo tre giorni e ancora non mi sembrava vero che il tempo che potevamo passare insieme era sempre meno. Avevamo fatto dei piani, per esempio io sarei andato da lei un weekend prima dell'inizio del college, successivamente sarebbe venuta lei a trovarmi nel periodo di natale. Anche se i giorni distanti potevano sembrarci infiniti, credevo sul serio che potessimo farcela. Comunque lei mi aveva accennato di una proposta che aveva intenzione di fare ai suoi e che solo dopo aver ricevuto la risposta me l'avrebbe detto. Quel giorno ci saremmo incontrati il pomeriggio in spiaggia, però pensavo di portarla da un'altra parte.

Nel frattempo controllavo ogni secondo la buca lettere, i messaggi, le chiamate e le email sperando in una risposta da parte dei college ma ancora niente. A volte perdevo le speranze dicendomi che avevo mandato le domande troppo tardi e che avrei dovuto sbrigarmi a trovarmi un lavoro per l'inverno altrimenti sarei rimasto un anno a non fare niente e questo mi metteva sinceramente un po' d'ansia. Mia madre cercava di tranquillizzarmi, secondo lei era normale tutta questa attesa.

"Adam" mi chiamò mia sorella bussando alla porta di camera mia.

"entra".

"mi puoi aiutare con i compiti?"

"compiti?"

"delle vacanze, genio!", si sedette sul letto con degli esercizi di matematica in mano.

"io non faccio compiti delle vacanze da una vita! Come potevo ricordarlo?" risi.

"guarda questo problema, mi sono fermata a questo punto e non riesco più a continuare". Presi il foglio in mano e diedi un'occhiata.

"sai il risultato?" chiesi a Courtney,

"mmh dovrebbe essere 5". Ci riflettei un attimo e poi conclusi il problema in poco tempo.

"ecco, dovevi solo moltiplicare la somma dei primi fattori con il terzo e poi dividere. Hai saltato un passaggio".

"grazie!" mi stampò un bacio sulla guancia.

Prima di uscire dalla camera si girò e sorrise.

"oggi esci con la tua ragazza?"

"che ne sai tu? Sparisci" dissi con tono divertito,

"è inutile che me lo nascondi, lo sappiamo tutti, anche i muri." Sogghignò.

Continuò. "so che probabilmente non ti interessa la mia approvazione o che mi vada bene la ragazza con cui stai ma... a me piace lei e mi piaci tu da quando stai con lei."

Le sorrisi sinceramente per poi prenderla e abbracciarla forte. Courtney era mia sorella, la mia piccola, l'ho vista nascere e crescere e la sua opinione insieme a quella dei miei era fondamentale. Non avevo più quindici anni in cui gli errori erano ammessi, in cui la maggior parte delle mie relazioni erano superficiali. Ricordo quando portai a casa la prima ragazza con la quale mi stavo frequentando per farla conoscere ai miei. Era più grande di me di un anno, aveva i capelli biondi e il piercing al naso, era molto carina ma mi accorsi che non faceva per me solo quando la portai a casa. rispondeva ai miei in modo superficiale e freddo, a tratti in modo maleducato. Inoltre non mangiò nulla e non perché il cibo non era buono, mia madre aveva una gran dote culinaria ma semplicemente non le piaceva mangiare molto. Un solo sguardo di mia madre bastò per capire che non voleva più quella ragazza dentro casa, che non le piaceva. Il problema non persisté per molto, qualche giorno dopo mi lasciò per un altro. È stata una benedizione.

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