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Niki's Pov
passarono alcuni giorni ancora, dopo quell'incidente, e finalmente era giunto il momento di far conoscere il mio Sunoo alle persone che per me costituivano l'incubo più grande: i miei genitori.
quel pomeriggio stavamo andando a casa mia, poco distante da quella di Sunoo, dunque poco distante dalla nostra scuola dalla quale ci eravamo allontanati a passo tranquillo dopo la campanella d'uscita. il minore era in ansia, come me d'altronde, perchè aveva il terrore di non essere abbastanza, di fare brutte figure.
la verità è che io avevo paura che la mia famiglia dicesse cose che l'avrebbero distrutto come avevano fatto con me, perché sapevo quanto il mio ragazzo fosse sensibile e non avrei sopportato vederlo piangere a causa loro.

“allora, ripassiamo tutto: io sono un tuo amico che hai conosciuto al corso di...cinese? o era russo? cavolo, l'ho scordato” cominciò a dire nel puro panico il minore accanto a me che stava mangiando le pellicine intorno alle sue dita leggermente insanguinate.
“stai calmo Sunoo.
allora, il corso è d'inglese, noi ci siamo conosciuti al corso di inglese, quindi sei a casa mia per fare un progetto. ci sei?” domandai poi fermandomi per prendergli le mani stringendole nelle mie, ascoltando un suo sospiro profondo come per rilasciare la tensione che stava circolando nel suo corpo. annuì, poi, e ci ritrovammo dopo qualche altro minuto di camminata, davanti casa mia.
gli scoccai un veloce bacio sulla fronte, e gli accarezzai la guancia prima di allontanarmi leggermente da lui per aprire la porta.
presi per la mano Sunoo e lo portai in casa con me, chiudendo poi la porta dietro di noi.

“stai calmo piccino, andrà tutto bene”
sussurrai poi, lasciando a malincuore la sua calda e morbida mano su cui applicava saltuariamente della crema alla ciliegia.
“Mamma, sono tornato” dissi poi con voce alta mentre ci incamminavamo verso la sala da pranzo ben apparecchiata e luminosa grazie alle finestre grandi mezza parete.
“oh, caro, ben tornato e ben venuto anche a te...”

Sunoo's Pov
"Sunoo, il mio nome è Sunoo, piacere”
risposi con un sorriso cortese allungando la mano per stringere quella della madre del mio ragazzo che si trovava a qualche centimetro da me, con le mani in tasca ed un'espressione quasi vuota.
sua madre strinse la mia mano in modo gentile e mi disse il suo nome con voce candida ed aggraziata.
la donna davanti a me aveva un viso chiaro, non marcato da rughe, molto simile a quello di mia madre, ma dall'espressione del tutto diversa.
aveva degli occhi ipnotici e scuri, quasi opachi, come se la luce non riflettesse né li illuminasse. la sua bocca era curvata in un sorriso di circostanza e cortesia, ed aveva un modo elegante di muoversi. portava una collana di perle che si sposavano con il suo incarnato chiaro e pallido che andava a contrasto con il vestito nero che ricadeva morbido sulle sue gambe snelle e slanciate grazie ai tacchi a spillo lucidi, al contrario dei suoi occhi.
Tutto l'ambiente era ben diverso da come lo era in casa mia. mi sentivo costretto e quasi privo di ossigeno, tutto sembrava altisonante, in un certo senso, ed io non ero abituato a stare con la schiena totalmente dritta o ad avere quel tono di voce chiaro e sereno, prestante, sicuro.
dopo qualche minuto arrivò anche un uomo, che capii essere il padre di Niki, che subito cambiò espressione, divenendo ancora più serio.
era strano vederlo così, era diverso rispetto a quando eravamo insieme, era come se lo stessi vedendo con lo sguardo perso della prima volta, forse perché non era mai cambiato, o forse perché con me era diverso, fatto sta che suo padre era un uomo alto ed impostato, in giacca e cravatta, che si presentò dicendomi soltanto il cognome, e lì capii con chi avrei dovuto stare attento a parlare e comportarmi.
le sue mani erano fredde e ruvide, la sua espressione austera e giudicante di qualsiasi persona gli si parasse davanti, quasi annoiato da chiunque.
Ma io non mi persi d'animo, perché rimasi gioioso e cortese fino all'ultimo, durante tutto il pranzo in cui mi sforzai di mangiare, e durante le domande che mi fecero.

“Dunque sei qui per fare un progetto con mio figlio, da quanto tempo frequentate il corso di inglese insieme? mi sembri più piccolo a dire la verità”
il tono di sua madre era curioso, ma non era una curiosità genuina, bensì sembrava quasi si trattasse di un interrogatorio, ma non detti a vedere la paura che stavo provando in quel momento.
bevvi un sorso d'acqua e risposi gentilmente.
“si, ha ragione, sono più piccolo effettivamente, di due anni precisi. frequento il corso di inglese da Gennaio circa, quindi ormai qualche mese”
ero estremamente naturale nel parlare, e la tranquillità di Niki mi confermò che non sembrava stessi mentendo spudoratamente.
“oh, capisco, non sapevo si potesse frequentare un corso esclusivo per il quinto anno”
aggiunse sua madre mentre versava del vino nel suo bicchiere.
“di fatti non tutti possono. Deve sapere che se si frequenta il quinto anno è esteso a tutti gli studenti, invece se si vuole accedere ma si frequenta un'altra classe, bisogna avere una media di voti almeno pari al nove, e si deve fare un test d'ingresso, dunque io ho fatto così”
Niki sorrise sotto i baffi per il modo in cui avevo risposto, anche perché non era una bugia la mia, anzi, una mezza verità. In realtà io avevo frequentato il corso un anno prima, quindi sapevo già le dinamiche e sapevo come rispondere al suo tono inquisitorio ed investigatore.
“quindi deduco che tu vada bene a scuola. cosa farai una volta finito il liceo?”
mi domandò il padre con voce profonda e monotona, priva di emozioni.
“studierò psicologia, specializzandomi poi in psichiatria, il mio obiettivo è lavorare nelle cliniche/comunità, vorrei aiutare il prossimo”
a quelle mie parole suo padre rise.
così lo guardai con fare interrogativo aspettando che riprendesse a parlare.
“è un pensiero sciocco, alquanto infantile, per persone con disturbi mentali dovrebbero riaprire i manicomi, perché per strutture come quelle in cui vuoi lavorare tu lo stato sborza solo soldi, sono spese inutili, e tolgono fondi da investire alle aziende produttive come la mia, non è così Niki?”
sentii il sangue ribollire nelle vene, ma non potei fare niente se non tranquillizzarmi alle carezze di Niki, che ormai era condannato ad annuire in approvazione di suo padre.
“abbiamo prospettive di vita e di cosa sia utile o meno diverse, signor Nishimura, senza offesa”
ribattei poi una volta finito di ascoltare il suo discorso odioso e riluttante.
e Niki non smise mai di accarezzarmi, anche a costo di farsi scoprire.
ma non sapevamo che in quel momento, quell'esatto giorno, sarebbe stata la nostra più grande rovina.

first love/late spring - sunkiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora