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Un altro appuntamento andato male.
A dir la verità, nemmeno lei era poi così tanto sicura di come fosse andato, non riusciva veramente a decifrarlo. Si aggrappava costantemente al fatto che fosse stato un fallimento, quando in momenti come questi provava le stesse emozioni che aveva provato ieri, la settimana precedente o addirittura un mese prima. Le stesse emozioni che le sapevano di quotidianità e niente di nuovo che avrebbe potuto stravolgerla completamente. Evidentemente quel ragazzo non era adatto a lei da un punto di vista che andasse oltre all'essere semplici conoscenti. In fin dei conti non sembrava nemmeno essere così tanto interessato a lei, se non per fare sesso.
Misaki diede finalmente pace ai suoi pensieri, dopodiché iniziò a prestare attenzione a ciò che stava accadendo attorno a lei. La pioggia sembrava stesse per smettere di cadere, mentre le strade erano deserte. Non faceva freddo, ma si strinse comunque nella sua giacca di colore verde scuro, che le stava abbastanza larga. I capelli mori erano completamente bagnati per via della pioggia, così come i suoi vestiti. Non era una cosa che le dava fastidio, anzi, il tempo che c'era quella sera le trasmetteva una sensazione che non riusciva a descrivere. Si sentiva come se fosse la sola persona esistente in quel momento. Prese la stradina che l'avrebbe portata in uno dei suoi posti preferiti, nonché nel bar in cui passava la maggior parte delle sue serate. Era un edificio introvabile per qualcuno che non conosceva bene quella zona. Dall'esterno non sembrava essere un granché; la scritta "Blue Heaven" aveva smesso di lampeggiare già da un po' di tempo, ma nessuno si era curato di cambiare le lampadine. L'interno al contrario era abbastanza carino. Le pareti erano di un blu scuro e c'erano vari tavoli sparsi per il locale, ma lei era solita sedersi davanti al bancone. Infine c'era un piccolo palco su cui si trovava soltanto un pianoforte.

Non appena aprì la porta, il campanello sopra di essa annunciò la sua entrata. Si guardò subito attorno e notò che c'erano veramente poche persone. Si voltò poi verso il bancone dietro al quale scorse Andou-san, mentre davanti a quest'ultimo c'era seduto uno dei più cari amici della ragazza. Sorrise, dopodiché si sedette accanto a lui. Nao si girò verso di lei accennando un sorriso.
-Ci hai messo abbastanza. È successo qualcosa?
Lei fece cenno di no con la testa. Ordinò una birra, che Andou-san le diede subito.
-Misaki-chan, vuoi un asciugamano?
L'uomo sulla cinquantina la stava guardando preoccupato, così Misaki accennò un sorriso rassicurante.
-Non ce n'è bisogno, grazie comunque.
Andou-san lavorava al Blue Heaven ancora prima che la ragazza venisse a conoscenza di questo posto, perciò si presumeva lavorasse lì da molto. Era gentile, ma soprattutto simpatico. Raccontava spesso a Misaki dei suoi figli e da quello che quest'ultima sapeva, erano quattro.
-Ti ammalerai così.
Anche Nao la stava guardando preoccupato, ma ormai era abituata a ciò. Se ne avesse avuto la possibilità, probabilmente si sarebbe reincarnato in sua madre.
-Non succederà, non è la prima volta che mi becco la pioggia.
-Lo spero per te.
Misaki bevve un lunghissimo sorso della sua birra, dopodiché parlò.
-Non era niente di che nemmeno questa volta.
Nao sapeva si riferisse all'appuntamento, perciò decise di rimanere in silenzio ed ascoltarla.
-Neanche lui dava l'impressione di essere così interessato,- aggiunse. Non sembrava esserci rimasta male, anzi, era sollevata, il che era udibile nella sua voce.
-Meglio così, no? Almeno sai di non dover perdere del tempo,- disse Nao, al che lei annuì sorridendo leggermente.
-Parlando di cose serie, domani abbiamo l'esame!
-Vediamo di dare il massimo.
-Hai ragione Nao, il massimo!- esclamò lei alzando il bicchiere di birra, per poi bere un altro sorso e poi un altro ancora, fino a scolare tutto d'un fiato.
-Vedi di non ubriacarti, altrimenti domani mattina non riuscirai nemmeno ad alzarti dal letto,- disse Nao, come se avesse appena letto nella mente di Misaki, che stava per ordinare un'altra birra. Lei sbuffò, poggiando la testa sulle braccia.
-Hai ragione. Allora raccontami qualcosa di nuovo per intrattenermi.
Misaki guardò il suo amico pensarci per un attimo e proprio quando stava per dire qualcosa, venne interrotto dal suono di una notifica. Si distrasse subito, tirando fuori il telefono dalla tasca. Fece scorrere attentamente gli occhi sullo schermo, mentre lei lo guardava incuriosita. Nao sembrava essere felice, ma allo stesso tempo preoccupato. Poche volte aveva visto quell'espressione sul suo viso e adesso voleva sapere se fosse successo qualcosa.
-Nao, stai bene?- domandò risvegliandolo dai suoi pensieri. Lui spostò subito lo sguardo su di lei, sostituendo quell'espressione con una più pacata.
-Sì, però...- mormorò, il che non era da lui. Misaki voleva che parlasse chiaro e non si sarebbe arresa per niente al mondo nel sapere cosa le stesse nascondendo.
-Però?
-Hai detto di voler sapere qualcosa di nuovo, ma non so se sarai felice di sapere questo,- disse, al che lei innalzò un sopracciglio con fare interrogatorio. Non riusciva veramente a capire cosa volesse dire con quella frase, perciò lo incintò a continuare.
-Di cosa stai parlando?
Lui rimase in silenzio per alcuni secondi, che sembrarono interminabili per Misaki. Forse cercava di trovare le parole giuste, visto che le aveva detto che probabilmente non sarebbe stata felice di saperlo.
-Natsuya è tornato in Giappone.
Quelle parole colpirono Misaki come uno schiaffo in faccia, uno di quegli schiaffi di cui ti rimane l'impronta della mano sulla guancia, mentre la pelle continua a bruciare per i prossimi cinque minuti. La gola le si era improvvisamente seccata, il che la costrinse a deglutire più volte. Non riusciva a pensare ad una frase di senso compiuto. L'unica cosa che sarebbe stata in grado di dire in quel momento era "oh". Riusciva anche a sentire una fastidiosissima tachicardia, quasi familiare, impossessarsi rapidamente del suo cuore.
Da quanto tempo non sentiva il suo nome? Ma soprattutto, quand'era stata l'ultima volta in cui si erano visti? Sapeva la risposta alla seconda domanda, ma non avrebbe mai voluto ripensare a quel momento. Credeva che sarebbe stata in grado di dimenticare qualsiasi cosa di lui, ma non era così. Adesso era come se tutto stesse venendo a galla soltanto per il gusto di farla affogare in quei ricordi, che per tutto questo tempo aveva cercato disperatamente di rinchiudere nel dimenticatoio. Si trovava in uno stato di tilt da cui improvvisamente si risvegliò grazie a Nao, che la stava scuotendo come un giocattolo rotto per riportarla alla realtà.
-Misaki, stai bene?- domandò piuttosto preoccupato.
-Sì, sto bene,- rispose lei, facendo un cenno sconnesso col capo. Ovviamente stava mentendo e l'aveva capito anche Nao.

Aveva paura di incontrarlo.
In realtà non sapeva se si trattasse soltanto di paura o se ci fosse dell'altro, ma non voleva rimanere ulteriormente al Blue Heaven. Voleva solo tornare a casa e dormire, perché in quel momento più che mai credeva al "la notte porta consiglio".
Con un sorriso impercettibilmente forzato disse a Nao che sarebbe tornata a casa e di non preoccuparsi per lei, perché stava bene. Tuttavia lui decise di accompagnarla fino al suo appartamento. Quando si salutarono e Misaki finalmente rientrò a casa sua dopo una lunga giornata, la prima cosa che fece fu buttarsi a peso morto sul divano, senza curarsi dei vestiti bagnati che aveva addosso. Era ancora scossa per quella notizia, anche fin troppo. Tuttavia il ritorno di Natsuya in Giappone non stava automaticamente a significare che si sarebbero incontrati.
O almeno, era ciò che sperava.

Deadly Kiss || Natsuya KirishimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora