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La porta di casa si aprì improvvisamente, annunciando il ritorno di Natsuya. Ci aveva messo cinque minuti se non poco più. Tuttavia erano stati i cinque minuti più lunghi della vita di Misaki. Gli altri avevano parlato e scherzato per tutto il tempo, mentre lei era stata l'unica a non proferire parola. Mei le aveva chiesto più volte se fosse successo qualcosa, me lei le disse che stava aspettando le birre per potersi sciogliere un po' di più, visto che era stata una giornata stancante. Quando il castano entrò in salotto, lasciò sei lattine di Kirin davanti a Misaki, dopodiché si sedette sul divano. Lei lo ringraziò e ne aprì una. Bevve un lungo sorso come se avesse patito la sete per tutta la sua vita. In quel momento un senso di tranquillità iniziò a farsi spazio dentro di lei, ma ciò venne subito rovinato da Chiyo.
-E tu Misaki-san?
Misaki la guardò confusa.
-Io cosa?
Chiyo abbozzò una sorta di broncio come fosse una bambina di due anni.
-Non ci stavi ascoltando?
-Mi dispiace,- mormorò Misaki, accennando un sorriso innocente.
-Studi all'università allora?- domandò Chiyo.
-Sì, studio medicina dello sport. Tu invece?
-Giurisprudenza.
-Wow, sembra complicato,- commentò Misaki, bevendo vari sorsi della birra che teneva in mano.
-Lo è! Oh Natsu, mi passeresti un'altra birra?
La bionda avvolse una mano attorno al braccio di Natsuya, come per convincerlo. Lui sospirò.
-Non ne hai bevute già troppe?
Ancora quel "Natsu". Misaki scolò velocemente la birra all'interno della lattina, aprendone subito un'altra.
-Misaki, vuoi cenare?- domandò Mei attirando l'attenzione di Misaki. Lei scosse la testa in segno di negazione.
-Io sì!- esclamò Chiyo.
-Chi avrebbe voglia di cucinare qualcosa di buono?- domandò Mei e a dir la verità, Misaki era tentata di farlo soltanto per avvelenare qualcuno. Tuttavia, Nao la precedette e si offrì per cucinare.

Per tutto il tempo Chiyo rimase appiccicata a Natsuya, continuando a chiamarlo "Natsu". Misaki cercò di mostrarsi indifferente, ma sentiva chiaramente lo sguardo di Chiyo su di sé. Continuò a bere una birra dietro l'altra per sciogliersi un po' di più, ma l'aveva fatto troppo velocemente. Dopo un po' prese a girarle la testa e iniziò a sentirsi più spensierata del solito. Era leggermente ubriaca, non c'era ombra di dubbio. Ormai ciò che Chiyo stava facendo con Natsuya non le faceva effetto perché sapeva lo stesse facendo di proposito. Tuttavia quando si mise ad osservare Natsuya, la sua indifferenza sparì. Il castano sorrideva e sembrava essere interessato ad ogni cosa che Chiyo gli stava raccontando, proprio come faceva con lei.
-Allora dopo mi accompagni a casa?- domandò Chiyo poggiando la testa sulla spalla di Natsuya.
-D'accordo,- rispose lui.
In quel momento qualcosa dentro Misaki si spezzò. Era convinta di essere stata l'unica ad aver mai ricevuto quel trattamento da parte di Natsuya, ma evidentemente si stava sbagliando. Non sapeva se fosse stato l'alcol a farle sembrare le cose così esageratamente dolorose, ma in quel momento non le importava. Non voleva più guardare nessuno dei due. Desiderava soltanto tornare a casa sua.
All'improvviso si alzò in piedi, stiracchiandosi le braccia.
-Io torno a casa ragazzi, sono un po' stanca,- disse cercando di risultare il più naturale possibile. Prese il portafoglio dal quale tirò fuori una banconota da 1.000 yen, che sbatté sul tavolo insieme alla sua mano, proprio davanti a Natsuya. Gli rivolse un'occhiataccia, dopodiché parlo.
-Per le birre.
Salutò Mei che già da un po' la stava guardando con occhi preoccupati, dopodiché salutò anche Nao che ebbe la stessa reazione di Mei. Ignorò completamente Chiyo ed iniziò ad avviarsi verso la porta di casa, ma la voce di Natsuya la fece bloccare sul posto.
-Ti accompagno.
Misaki non si girò nemmeno per guardarlo.
-Non ce n'è bisogno.
Subito dopo riprese a camminare raggiungendo la porta di casa. Non si mise nemmeno le scarpe perché sapeva che ci avrebbe messo troppo, perciò le prese in mano e uscì fuori da lì. Immediatamente vari brividi le percorsero tutto il corpo per via del pavimento freddo. Si era anche dimenticata la giacca dentro, ma per niente al mondo sarebbe tornata indietro per riprendersela. Barcollando riuscì a raggiungere le scale del condominio, che piano piano aveva iniziato a scendere facendo attenzione a non cadere. Era sollevata nell'essere riuscita ad andarsene, ma allo stesso tempo era troppo ferita.
Pensava veramente di essere stata l'unica per Natsuya, soltanto perché lui lo era stato per lei?
Doveva smetterla con queste aspettative. Facendo così si sarebbe fatta male, ancora.
All'improvviso la sua vista iniziò ad appannarsi, al che si fermò. Per cosa si era ridotta così? Per rabbia o per tristezza? Probabilmente per entrambe.
-È l'alcol,- cercò di convincere sé stessa chiudendo gli occhi, in modo da far scomparire quelle lacrime pronte a scendere.
-Misaki!
Quando sentì la sua voce, si girò all'istante. L'aveva seguita. Aveva in mano anche la giacca che si era dimenticata.
-Cosa vuoi?
-Ti accompagno.
-Forse c'è qualcuno che ne ha più bisogno di me,- sputò acida.
-Di cosa stai parlando?
-Lasciami in pace Natsuya,- disse con voce esausta. Non aveva veramente voglia di litigare con lui. Si girò dall'altro lato per continuare a scendere le scale, ma la voce di Natsuya la fermò ancora.
-Non dirmi che stai parlando di Chiyo.
A quel punto Misaki si girò di nuovo verso di lui.
-Perché me lo chiedi se lo sai?
Natsuya sospirò passandosi una mano tra i capelli. Aveva un'aria del tutto disperata.
-Ti stai seriamente paragonando a lei?
Misaki puntò bruscamente le sue iridi in quelle di lui, come per rinfacciargli il suo dolore e la sua rabbia.
-Mettiti nei miei panni cazzo!
-Nei panni di una bambina immatura e ubriaca?
"Bambina immatura".
L'aveva chiamata così un'altra volta. Erano passati anni dall'ultima volta in cui se l'era sentito dire e adesso che era successo di nuovo, le sembrava di essere tornata nel passato.
E faceva male.
-Se non ti va bene lasciami in pace!- esclamò, dopodiché riprese a scendere le scale più velocemente di prima, senza lasciare a Natsuya il tempo di rispondere. Rischiò di cadere svariate volte, ma riuscì a scendere le scale illesa. Soltanto dopo essersi allontanata abbastanza da lì ed essersi rimessa le scarpe, lasciò che le lacrime rigassero il suo viso. Non pianse per colpa di Chiyo, in quel momento era l'ultima persona per cui l'avrebbe fatto. Era sia per sé stessa, che per Natsuya. Si odiava per avergli urlato addosso, ma allo stesso tempo odiava lui per averla trattata così, dopo averle dato un minimo di importanza. Sentì il telefono vibrare all'interno della sua borsa, tuttavia non si curò di rispondere. Aveva freddo, ma non voleva aspettare di tornare a casa. Entrò nel primo bar che intravide e si sedette davanti al bancone.

A dir la verità, l'atmosfera di quel posto le trasmetteva tranquillità. L'interno era veramente bello e non c'erano nemmeno così tante persone. L'unica cosa che ordinò fu un bicchiere d'acqua, che bevve tutto d'un fiato.
-Scusa, posso averne un altro?- domandò al barista, che aveva l'impressione di aver già visto da qualche parte. Lui annuì prendendo il bicchiere. Subito dopo però si rigirò verso Misaki, indicandola incredulo.
-Aspetta, ma io ti conosco! Tu sei Misaki-san!
Lei lo guardò confusa.
-Io sono Asahi, Shiina Asahi! Alle medie ero nel club di nuoto!
Misaki se ne ricordò all'istante. Quei capelli rossi erano rimasti impressi da qualche parte nella sua mente.
-Ah! Adesso mi ricordo!- esclamò indicandolo a sua volta.
-Da quanto tempo Misaki-san! Chi l'avrebbe mai detto che ci saremmo incontrati in un posto del genere.
-Già, hai ragione. Sei veramente cresciuto.
-Già, adesso sono un vero uomo!
Misaki rise leggermente a quell'affermazione.
-Lavori qui?
-In realtà aiuto solo. È il bar di mia sorella.
-Capisco.
-Tu invece cosa ci fai qui? Tra l'altro non sembri star bene,- disse con tono preoccupato, al che Misaki gli sorrise leggermente.
-Sto benissimo. Ho solo bevuto un po' e adesso sto smaltendo l'alcol.
-Capisco. Adesso ti porto l'acqua.
Misaki lo ringraziò, dopodiché tirò fuori il telefono. Aveva 15 chiamate perse da Mei e 10 da Nao. Da parte di lui invece, nemmeno una. Se l'avesse chiamata, gli avrebbe risposto, anche se ciò sarebbe significato litigare ancora. Rimise il telefono nella borsa come se niente fosse. Asahi le portò un altro bicchiere d'acqua, che bevve ancora una volta tutto d'un fiato.
-Ikuya e gli altri come stanno?- domandò.
-Stanno tutti benissimo. Se vuoi incontrare anche loro possiamo organizzare una sorta di rimpatriata.
Misaki sorrise. Non sembrava essere una cattiva idea.
-D'accordo! Ti lascio il mio numero di telefono così puoi contattarmi.
Asahi le porse un foglio e una penna, ma lei iniziò a dettargli il numero, visto che scrivere era l'ultima cosa che sarebbe riuscita a fare.
-Allora io vado Asahi. Ci vediamo.
Tirò fuori i soldi dal portafoglio, ma quest'ultimo la fermò.
-Offre la casa!
Lo ringraziò, dopodiché lo salutò un'ultima volta. Aprì la porta senza guardare davanti a sé, andando così a sbattere contro qualcuno. Sentì un dolore improvviso alla spalla, che le fece alzare lo sguardo sulla persona in questione. Era un ragazzo.
Aveva i capelli rossi, un po' più scuri e lunghi di quelli di Asahi. Era carino. Non gli disse niente, ma lo fulminò con lo sguardo. Subito dopo uscì fuori da quel bar e con sua grandissima fortuna intravide un taxi da cui erano appena scese due persone. Lo raggiunse velocemente e salì dicendo al tassista il suo indirizzo. Per tutta la durata del tragitto tenne lo sguardo puntato fuori dal finestrino con un unico pensiero in testa. Era una serata da dimenticare questa.

Deadly Kiss || Natsuya KirishimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora