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Misaki era veramente un'incoerente. Si era detta che sarebbe tornata a casa dopo aver controllato, ma alla fine prese posto davanti al bancone senza ordinare niente. Era così sicura che Natsuya fosse lì, che nel non vederlo si arrabbiò con sé stessa. Si chiese cosa avrebbe fatto seduta in quel posto, da sola. Probabilmente avrebbe aspettato una ventina di minuti con la speranza che Natsuya si facesse vedere prima o poi. Perché era così determinata nel parlargli? Non avrebbe semplicemente potuto lasciar perdere?
Sospirò, passandosi una mano sulla fronte. Non voleva. Doveva parlargli o quella sera, o mai più.
Iniziò ad osservare la bottiglia di birra vuota davanti a sé. Probabilmente prima di lei lì c'era seduto qualcun altro. Si concentrò in particolare sull'etichetta argentata con sopra scritto "Asahi", che la riportò al momento in cui si trovava a casa di Nao e Natsuya le aveva offerto una birra. Era talmente assorta nei suoi pensieri da non rendersi conto che qualcuno le stesse parlando.
-È il mio posto.
Alzò subito lo sguardo, incontrando quello del ragazzo che ultimamente era fin troppo nei suoi pensieri. Improvvisamente l'aria divenne più respirabile e le voci delle altre persone a cui non stava prestando per niente attenzione, iniziarono ad arrivare più chiaramente alle sue orecchie. Rimase lì a guardarlo per qualche secondo, rendendosi conto solo dopo di quello che le aveva detto. Si scusò e si alzò velocemente, sedendosi sul posto accanto. Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, imbarazzata per la figuraccia di poco fa. Non le servì guardare per capire che Natsuya si fosse seduto accanto a lei.
Rimasero così per qualche minuto.
In sottofondo si sentivano soltanto le voci delle altre persone. Misaki stava cercando di formulare una risposta da dare a Natsuya, facendola sembrare una cosa così complicata nella sua testa, quando in realtà le bastava pronunciare delle semplici parole. Aprì la bocca pronta per parlare, ma la sua voce non ne voleva sapere di uscire. In quel momento Natsuya la precedette.
-Misaki...
Lei si girò d'istinto verso di lui, guardandolo con un'espressione più seria che mai. Non voleva che fosse lui a dire qualcosa, era lei a dovergli dare ancora una risposta.
-Non potrei mai odiarti!
Ed ecco che le parole le uscirono finalmente di bocca. Non era l'unica ad essere sorpresa, lo era anche Natsuya, che spalancò subito gli occhi. Misaki non sapeva se dire qualcos'altro o aspettare che fosse lui a dirle qualcosa. Ci fu un silenzio così soffocante da farle credere di aver sbagliato ad uscirsene con una cosa del genere, tant'è che iniziò ad agitarsi. Deglutì rumorosamente, cominciando a sfregare le mani l'una contro l'altra. Il nervosismo stava iniziando ad avere la maggiore su di lei e il ragazzo se ne accorse subito. Tuttavia era bravo ad alleggerire la situazione, soprattutto quando si trattava di Misaki.
-Questo significa che ti piaccio?- domandò tranquillamente, facendo andare nel panico la ragazza davanti a sé, che arrossì violentemente e iniziò a gesticolare in maniera scoordinata.
-Cosa stai dicendo!? Ti sembrano cosa da dire in una situazione come questa?
Voleva dirgli qualcos'altro, magari insultarlo in un'altra lingua, ma quando Natsuya scoppiò a ridere, Misaki rimase ferma a guardarlo. Improvvisamente venne assalita da una sensazione familiare, che le impedì di parlare. Non lo vedeva ridere così da fin troppo tempo, tant'è che quel momento fu una bella rinfrescata di memoria.
-Sei un caso perso Misaki.
Natsuya smise di ridere, ma non senza lasciare un piccolo sorriso beffardo sulle labbra, che lei conosceva benissimo.
-Da che pulpito me lo stai dicendo?- ribatté lei, puntando bruscamente le sue iridi verdi in quelle color vermiglio di lui. Natsuya appoggiò il viso sul dorso della mano, come per guardarla meglio.
-Oi, non guardarmi così,- disse quasi divertito.
Lei in risposta indurì ancora di più lo sguardo.
Sembrava che la tensione che c'era tra i due fino a pochi minuti fa fosse scomparsa e se n'erano accorti entrambi. Era un passo importante, soprattutto per Misaki, che non riusciva a controllare il nervosismo che la presenza di Natsuya le causava.

Ordinarono entrambi una birra, dopodiché iniziarono a parlare. Parlare per davvero.
-Allora? Come te la sei cavata in questi anni?- domandò Natsuya bevendo un sorso di birra.
Lei sorrise nostalgicamente.
-Me la sono cavata come avrebbe fatto chiunque altro. Ho finito le superiori e poi sono venuta qui per studiare ancora.
-Studiare cosa?
-Medicina dello sport.
Natsuya aprì leggermente la bocca, sorpreso.
-Wow, non l'avrei mai detto.
Misaki lo guardò con fare interrogatorio come per dirgli di spiegarsi meglio.
-Insomma, non sembri affatto il tipo di persona che studierebbe medicina dello sport,- aggiunse, al che lei accennò un leggero sorriso di nascosto. Era vero e lui avrebbe potuto confermarlo più di chiunque altro.
-Che tipo di persona sembro allora?
Natsuya ci pensò per un'attimo.
-Una persona che studierebbe tutto tranne medicina dello sport.
Lei rise leggermente a quell'affermazione. Non gli disse niente, solo per non dargli la soddisfazione di aver indovinato.
-Tu invece come te la sei cavata?- domandò, rendendosi partecipe anche nella sua di vita.
-Dopo aver finito le superiori ho viaggiato un po' per l'America del sud. Mexico, Brasile, Chile...sono solo alcuni dei posti che ho visitato. Avevo anche iniziato a partecipare a gare di nuoto con premi in denaro.
Misaki rimase impressionata nel sentirglielo dire. Sapeva che Natsuya fosse un ragazzo ambizioso, ma non si aspettava avesse viaggiato così tanto.
-Ti piace proprio vagabondare per il mondo, eh?- domandò più a sé stessa che a lui, al che quest'ultimo abbozzò un'espressione imbronciata.
-Non chiamarlo vagabondare!
Misaki rise leggermente.
-D'accordo, d'accordo.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, a gustarsi ognuno la propria birra. Natsuya beveva la Asahi, mentre Misaki preferiva la Kirin. La prima aveva un sapore troppo delicato per i suoi gusti.
-Invece in amore come va?
Quella domanda ruppe il silenzio che si era creato, spiazzando completamente Misaki. Cercò con tutta sé stessa di non farsi vari film mentali, convincendosi che stessero solamente parlando delle loro vite come due persone normali che non si vedevano da anni.
-Non lo so,- rispose, al che lui la guardò con fare interrogatorio.
-È una risposta?
-Suppongo di sì.
Misaki era sincera. Non lo sapeva. Non si ricordava nemmeno delle persone con cui aveva provato ad avere qualcosa, per via della poca serietà impiegata con ognuna di esse. Da quando la sua relazione con Natsuya era finita, instaurare un legame così profondo con qualcuno sembrava essere una cosa assai impossibile. Era come se non avesse niente da offrire alla persona in questione perché aveva dato tutta sé stessa a qualcun altro.
-Tu invece?- domandò d'impulso. Era veramente riuscita a chiedergli una cosa del genere?
Lui sorrise leggermente.
-Solito.
-Cioè? Sei diventato un donnaiolo o rifiuti ancora qualsiasi ragazza?
-Tu come mi preferiresti?
-In nessuno dei due modi.
Natsuya rise leggermente, dopodiché ci fu un altro momento di silenzio. Non era imbarazzante, anzi, era quasi confortevole. Parlarono ancora del più e del meno fino a quando entrambi non finirono di bere le loro birre, che Natsuya prontamente pagò. Era abbastanza tardi, perciò decisero di tornare a casa. Quando uscirono fuori dal Blue Heaven, un brivido attraversò la schiena di Misaki. Faceva più freddo del previsto.
-Ti accompagno,- disse Natsuya affiancandola.
Lei annuì e basta, lasciandolo fare. Non le dispiaceva per niente che la accompagnasse, d'altronde era buio e non se la sarebbe sentita di tornare da sola.

Durante il tragitto nessuno dei due parlò più di tanto. Era come se si fossero detti fin troppo dentro al Blue Heaven e che adesso non avessero più così tanto da condividere sul loro passato. Dopo circa dieci minuti arrivarono davanti al condominio in cui si trovava l'appartamento di Misaki. Quest'ultima si allontanò dal fianco di Natsuya, mettendosi di fronte a lui.
-Grazie per avermi accompagnata,- disse, al che lui accennò un leggero sorriso.
-Di niente. Buonanotte allora.
-Sì, buonanotte,- mormorò lei, iniziando ad incamminarsi verso il condominio.
All'improvviso un vuoto incolmabile si fece spazio dentro di lei.
Un vuoto che conosceva bene.
Sentiva ancora la presenza di Natsuya dietro di sé e in fondo sperava che la richiamasse anche solo per dirle una cavolata, ma non lo fece. Presto la figura di Misaki scomparve dietro il portone dell'edificio, portandosi dietro quel vuoto a cui non riusciva a dare una spiegazione.

Deadly Kiss || Natsuya KirishimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora