Quella settimana di vacanza a Kamakura stava passando in fretta. Era da tempo che Misaki non si divertiva così tanto tra serate in discoteca, giornate al mare e semplicemente insieme alla sua migliore amica. Era talmente occupata a pensare allo studio nell'ultimo periodo, che riusciva a fare raramente cose di questo genere. Era venerdì, perciò mancavano due giorni al ritorno a Tokyo. Quella sera Misaki e Mei avevano deciso di andare a una sorta di festino che si sarebbe tenuto in spiaggia. Mei era già vestita e si stava truccando, mentre Misaki stava aspettando una chiamata da parte di Natsuya. L'ultima volta l'aveva sentito all'arrivo a Kamakura e lui le aveva promesso che quella stessa sera l'avrebbe chiamata.
-Misaki, al posto di aspettare che il tuo fidanzato ti chiami, potresti anche vestirti. Non voglio essere in ritardo per colpa tua,- disse Mei rimettendo i trucchi al loro posto. Misaki non si truccava mai, perciò doveva solo scegliere cosa mettersi.
-Mi metto questo,- ribatté lei tirando fuori un vestito bianco dall'armadio.
-Allora mettitelo nel frattempo.
Proprio in quel momento il telefono di Misaki squillò. Lei si affrettò a guardare chi fosse, nonostante lo sapesse. Rispose all'istante, mentre Mei uscì fuori dalla stanza sbuffando.
-Yo,- disse lui, facendo nascere un sorriso sulle labbra di Misaki.
-Yo.
-Di che colore è il tuo intimo oggi?
-"Come procede la tua vacanza Misaki?", "ti stai divertendo?",- ribatté lei facendo ridere leggermente Natsuya.
-Se te lo chiedo, mi darai la risposta alla prima domanda?
-Forse.
-A parte gli scherzi, come procede?
-Bene, mi sto divertendo. Lì va tutto bene?
-Sì, è tutto nella norma. Ora mi dici di che colore è?
Misaki abbozzò un sorriso provocatorio, che desiderava Natsuya potesse vedere in quel momento.
-In realtà non ho l'intimo.
-Non dirmi così, non ora.
Il sorriso sulle sue labbra si allargò.
-Eh, perchè? Devi fare qualcosa? Almeno penserai a me senza intimo.
Proprio in quel momento Misaki riuscì ad udire una voce femminile in sottofondo. Le sembrava di averla già sentita da qualche parte.
"Natsu, andiamo?"
L'aveva sentito chiaramente. Il sorriso che aveva sulle labbra si spense in un batter d'occhio.
-Misaki, devo andare.
-D'accordo.
Fu l'unica cosa che riuscì a dire.
-E penserò a te senza intimo.
Misaki si sforzò di sorridere nel sentire quelle parole, dopodiché chiuse la chiamata.
Quella voce familiare e il soprannome con cui aveva chiamato Natsuya, le fecero venire in mente soltanto una persona. Era probabilmente Chiyo. Non probabilmente, sicuramente. O forse era semplicemente frutto della sua immaginazione? No, l'aveva sentito chiaramente. Non era da lei dubitare di Natsuya e non l'avrebbe fatto, perciò decise di non pensarci più. Indossò quel vestito bianco, dopodiché uscì assieme a Mei. Mentre si avviavano in spiaggia, quest'ultima aveva notato che ci fosse qualcosa di strano.
-Misaki, tutto bene?
-Mei, secondo te sono pazza?
Mei la guardò confusa. Che razza di domanda era?
-Sei stupida per farmi domande del genere, ma pazza non direi. Perché?
-Penso di sentire le voci nella testa.
Mei abbozzò un'espressione indecifrabile, dopodiché le tirò un leggero schiaffo sulla schiena.
-Finiscila di dire idiozie. Non sei pazza, sei Misaki.
Questa volta era Misaki a guardarla confusa.
-Dovrebbe essere un complimento?
-Direi. Smettila e goditi la serata.
Misaki seguì il consiglio della sua migliore amica e anche quei due giorni passarono in un batter d'occhio. Era stata una bella vacanza, che probabilmente avrebbe rifatto con Mei.
Erano le 18:00 quando il treno arrivò alla stazione di Tokyo. Misaki e Mei scesero entrambe, dopodiché si avviarono verso l'uscita.
-Natsuya verrà a prenderti?- domandò Mei, al che Misaki scosse la testa in segno di negazione.
-Si sta allenando, ma stasera passerà a casa mia.
-D'accordo. Io vado allora, ci vediamo Misaki.
Si salutarono entrambe, dopodiché Misaki rimase davanti alla stazione ad aspettare il taxi che aveva precedentemente chiamato.Alzò lo sguardo sul cielo soltanto per scorgere che fosse ancora giorno. D'altronde era estate.
Non capiva se Tokyo le fosse mancata o meno, ma l'unica cosa che sapeva era che aver cambiato ambiente, anche solo per un po', le aveva fatto più che bene. Non aveva nemmeno più pensato a quella chiamata in cui aveva sentito la voce di Chiyo in sottofondo. Probabilmente non era poi qualcosa di così importante. Forse erano semplici amici che si erano conosciuti in America, senza perdere mai i rapporti.
-Ah, sei arrivata allora.
Nel sentire quella voce, Misaki si girò subito alla sua sinistra. Chiyo era lì accanto a lei, con le braccia incrociate al petto. Come faceva a sapere a che ora sarebbe arrivata?
Soltanto vederla la fece ripensare a quella sera, ma decise di non far trasparire alcun emozione come era suo solito fare. Abbozzò un'espressione divertita.
-Eri così impaziente di vedermi?
-Se ti stessi chiedendo come io abbia saputo l'orario d'arrivo, è perché me l'ha detto Natsuya.
Misaki aveva inviato il messaggio con l'orario d'arrivo a Natsuya quella stessa mattina, il che voleva dire che fossero stati insieme anche oggi oltre a giovedì.
-Eravate insieme giovedì?- domandò Misaki per accertarsene. Sapeva che Chiyo le avrebbe detto la verità soltanto per infastidirla, perciò decise di approfittarsene. Chiyo sorrise soddisfatta nel sentire quella domanda.
-Allora hai riconosciuto la mia voce? Sei in gamba, Misaki-san.
Misaki la guardò divertita, nonostante in quel momento fosse tutto fuorché quello.
-Non che ci voglia tanto per riconoscere la tua fastidiosissima voce.
-Comunque sì. Però non preoccuparti, non ti ha tradita. Mi ha soltanto aiutata a spostare dei mobili nel mio nuovo appartamento.
-Non che stessi dubitando di lui.
-E se ti raccontassi quello che è successo veramente tra di noi? Ti fideresti ancora di lui?- domandò Chiyo, attirando la completa attenzione di Misaki. Glielo aveva detto anche quella sera, ma non aveva ancora scoperto cosa fosse successo tra di loro. Misaki mascherò la sua curiosità con la solita espressione divertita.
-Mi sono sempre fidata di lui. Qualcosa detto da te non rovinerà sicuramente questa fiducia.
Proprio in quel momento il taxi arrivò. Si fermò a pochi passi dalle due. Il finestrino si abbassò rivelando la faccia del tassista.
-È stata lei a chiamare un taxi?
-Sì, grazie.
Misaki si affrettò a prendere la valigia, che fino a quel momento aveva tenuto davanti a sé. Il tassista uscì dalla macchina per aiutarla a caricarla nel bagagliaio, mentre Chiyo rimase nello stesso punto di prima, completamente ignorata da Misaki. Nel momento in cui quest'ultima aprì la portiera, Chiyo la fermò.
-Siamo andati a letto insieme.
Misaki si girò verso di lei con un'espressione indecifrabile sul volto. Era un misto tra perplessità e delusione. In quel momento sperava che fosse soltanto uno scherzo, ma la faccia di Chiyo stava dicendo il contrario. All'improvviso il suo battito cardiaco accelerò.
-Quando?
-Quando eravamo ancora in America.
L'espressione di Chiyo mentre lo raccontava era composta soltanto da soddisfazione.
Misaki accennò un mezzo sorriso.
-Natsuya è veramente bravo a letto, non è vero? È dominante e passionale, ma allo stesso tempo non farebbe mai qualcosa contro la volontà dell'altra persona.
Le parole dette da Chiyo prima non l'avevano toccata poi così tanto, in fin dei conti. Sapere che fosse stato quando erano ancora in America e non qui quando Natsuya aveva ripreso a trattarla con importanza, la rassicurava. Certo, si chiedeva perché tra tutte le ragazze proprio lei, ma poco le importava.
Si girò pronta ad entrare nel taxi, ma Chiyo la fermò ancora.
-Io sono innamorata di lui e tu sei in mezzo.
Ne era consapevole. Non era difficile capire che Chiyo fosse innamorata di lui, ma non lo era nemmeno il fatto che Natsuya fosse innamorato di Misaki e viceversa.
-Non lo sono. Non mi avrebbe scelta se fosse stato innamorato di te, accettalo.
L'unico ricordo di quella conversazione che Misaki si portò dietro dopo essere salita su quel taxi, fu l'espressione indecifrabile di Chiyo. Era un misto tra la tristezza dell'essere consapevoli e rabbia.Non appena Misaki rientrò nel suo appartamento, la prima cosa che fece fu farsi una doccia. Ne aveva veramente bisogno. Indossò soltanto una maglia di Natsuya, che le arrivava a metà coscia. Aveva intenzione di svuotare la valigia, ma non ebbe nemmeno il tempo di aprirla che qualcuno suonò il campanello. Si avviò ad aprire la porta e quando si ritrovò Natsuya davanti, si trattenne dall'abbracciarlo. Era più bello che mai, anche da stanco morto. Si limitò a lanciargli un'occhiataccia alla quale sapeva lui avrebbe reagito subito.
-Oh e quella per cos'era?- domandò divertito, seguendo Misaki fino in salotto. Lei non disse niente. Preso soltanto una birra Asahi dal frigo, dopodiché lo chiuse e si appoggiò ad esso. Natsuya invece era come al suo solito appoggiato al tavolo, mentre squadrava dall'alto verso il basso la ragazza davanti a sé.
-Quella è mia,- disse riferendosi alla maglietta.
Misaki abbozzò un sorriso innocente, come per scusarsi per avergliela rubata.
-E? Non pensi mi stia bene?
-Staresti meglio senza.
Lei arrossì leggermente, ma si riprese subito dopo. Voleva provocarlo un po'.
-A proposito, oggi ho incontrato Chiyo,- disse allontanandosi di qualche passo dal frigo. Natsuya aveva ancora quell'espressione divertita sul volto, che non sembrava voler scomparire.
-È brava a letto?- continuò, ma l'espressione divertita di Natsuya non cambiò.
-Ti stai informando perché vuoi portartela a letto anche tu?
-Probabile.
Lui rise per poi tornare serio subito dopo. Sospirò prima di iniziare a parlare.
-Sapevo te l'avrebbe detto, prima o poi. È vero che in America siamo andati a letto insieme, ma è successo soltanto una volta ed è finita lì. Lei provava qualcosa per me e non volevo approfittarmene così,- spiegò, al che Misaki sorrise dolcemente. Era la prima volta che le spiegava una questione riguardante Chiyo, probabilmente perché si trattava di qualcosa che avrebbe potuto avere qualche effetto sulla loro relazione. Tuttavia Misaki non lo biasimava. Anche lei era andata a letto con altri ragazzi dopo Natsuya, perciò non aveva alcun diritto di arrabbiarsi.
Si avvicinò sporgendo la birra verso di lui, come per dirgli di prenderla. Tuttavia lui afferrò delicatamente il polso di Misaki, avvicinandola a sé.
-Grazie,- disse prendendole la birra di mano per metterla sul tavolo.
-Non la bevi?
-Non è quello che voglio ora.
In quel momento Natsuya lasciò un bacio sul collo di Misaki, avvicinandola ancora di più a sé. Le alzò leggermente la maglia con le mani, soltanto per poterla prendere dai fianchi.
Quel toccò la fece rabbrividire più del dovuto.
-Natsuya,- mormorò, ma lui non le rispose.
Rimise le labbra sul suo collo, senza però muoverle. Soltanto sentire il calore di quelle labbra sulla propria pelle, non fece altro che far rabbrividire ancora di più Misaki. Natsuya prese a succhiarle il collo senza preavviso. Prima in una maniera molto delicata, dopodiché con molta più forza. Una sua mano si spostò sul sedere di Misaki, stringendolo talmente forte da farla sussultare. Le gambe della ragazza iniziarono ad indebolirsi, il che la costrinse a sostenersi stringendo la maglia che Natsuya aveva addosso. Nel percepirlo, il castano si staccò dal suo collo per guardarla. Misaki aveva gli occhi stanchi, probabilmente da lì a poco si sarebbe addormentata, perciò Natsuya non voleva continuare con quello a cui aveva appena dato inizio. Senza dire niente, affondò il viso nel collo della ragazza davanti a sè, abbracciandola. Lei ricambiò, lasciandogli un bacio tra i capelli. Li annusò. Profumavano di menta.In quel momento Misaki si rese conto di quanto quel ragazzo le fosse mancato. Non soltanto durante quella settimana, ma anche durante gli anni in cui credeva di averlo dimenticato. Non si sarebbe mai dimenticata dell'effetto che le facevano i suoi occhi, la sua voce, le sue mani. Ma soprattutto, non voleva.
Lo strinse ancora di più a sé.
-Non sai quanto mi sei mancato.
-Adesso sono qui.
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Deadly Kiss || Natsuya Kirishima
Fanfiction-Non lasciare che parole come quelle ti tocchino se non mi vedi più nello stesso modo. -È ovvio che io non ti veda più nello stesso modo. Misaki Ayase vive di emozioni che sanno di quotidianità da ormai fin troppo tempo. Emozioni che verranno uccise...