Nonostante non fosse da lei, Misaki non riuscì per niente a seguire le lezioni di quel giorno. Un mal di testa devastante le si stava propagando lungo tutta la fronte, fino ad arrivare alle tempie. Aveva cercato di massaggiarle più volte per alleviare il dolore, ma si rivelò completamente inutile. Ciò era sicuramente causato dal fatto che non avesse dormito varie notti per studiare per quell'esame così importante, che alla fine riuscì a passare a pieni voti. Le sue palpebre avevano iniziato ad appesantirsi, ma sapeva benissimo di non potersi addormentare lì. La sua priorità in quel momento era quella di riuscire a prendere tutti gli appunti, così da passarli a Nao. Quest'ultimo era assente per via della febbre che si era preso due giorni prima e lei gli aveva promesso che avrebbe scritto tutti gli appunti, per aiutarlo a non rimanere indietro. Cercò con tutta sé stessa di non fare dei disegnini strani ai lati dei fogli e di scrivere nella maniera più ordinata possibile. Certe volte scriveva così velocemente che nemmeno lei stessa riusciva a capire cosa ci fosse scritto. Al contrario, Nao ci teneva molto ad essere ordinato perché secondo lui l'ordine era la chiave per uno studio organizzato. Odiava ammetterlo, ma quel ragazzo aveva ragione.
Quando finalmente anche l'ultima lezione finì, Misaki prese tutte le sue cose e si precipitò fuori dall'imponente edificio dell'università Oudoukan. Doveva assolutamente tornare a casa, per poi uscire di nuovo e andare da Nao per controllare in che condizioni fosse. Non era andata a casa sua nemmeno una volta in quei due giorni, perciò era arrivata l'ora di farlo. Quando rientrò a casa, posò velocemente le sue cose, dopodiché si avviò in bagno per farsi una doccia. Non ci mise molto, visto che non aveva tempo da perdere. Indossò una maglietta larga e dei pantaloncini di jeans, dopodiché prese lo stretto necessario insieme agli appunti e uscì di casa. Prima di andare da Nao, entrò nel primo combini disponibile e comprò il necessario per preparargli qualcosa di buono da mangiare, insieme a dei cerotti rinfrescanti. Pagò il tutto, dopodiché prese la strada che l'avrebbe portata a casa del suo amico. I suoi pensieri erano talmente rivolti a quest'ultimo, che si era completamente dimenticata del suo mal di testa. Il dolore era diminuito abbastanza da farle distogliere l'attenzione da esso.
Quando arrivò davanti al condominio in cui si trovava l'appartamento di Nao, salì le scale talmente veloce da avere il fiatone una volta arrivata davanti alla porta. Lasciò prima che il suo respiro tornasse ad essere regolare, dopodiché decise di suonare il campanello. Passarono vari secondi, ma nessuno venne ad aprire. Probabilmente Nao non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto, perciò sarebbe dovuta entrare lei. Provò a girare la maniglia e notò che la porta era già aperta. Senza farsi tanti problemi decise di entrare.
-Con permesso,- mormorò, dopodiché si tolse le scarpe. Attraversò il piccolo corridoio che l'avrebbe portata in salotto, da cui sentì provenire dei rumori. Era sicuramente Nao.
Decise di raggiungerlo con un sorriso rassicurante stampato in faccia. Non appena entrò in salotto però, quel sorriso scomparve.
Cosa ci faceva Natsuya lì, proprio davanti a lei?
Ebbe subito l'istinto di chiudere gli occhi e sfregarli con le dita di una mano, sperando si trattasse di un'allucinazione. Forse la notizia del suo ritorno l'aveva scossa a tal punto da constringerla a vederlo anche quando non era lì presente.
-Misaki.
Quando sentì la sua voce, molto più profonda dall'ultima volta in cui avevano parlato, perse un battito. Capì che non si trattava di alcuna allucinazione, che lui era veramente lì, davanti a lei. Non voleva aprire gli occhi, ma ripensò al vero motivo per cui era venuta e decise di guardare in faccia il ragazzo davanti a sé. Mantenne un'espressione seria, che non lasciava trasparire alcuna emozione. Natsuya fece la stessa cosa con una naturalezza quasi disarmante.
-Dov'è Nao?- domandò lei, al che lui le indicò con lo sguardo la camera da letto, di cui la porta era aperta. Lei senza chiedere altro si avviò al suo interno e si avvicinò al letto su cui Nao stava dormendo. Si abbassò alla sua altezza, osservandolo per qualche secondo. Aveva la fronte intrisa di sudore con delle ciocche di capelli appiccicate su di essa. Non sembrava affatto stare bene. Distolse l'attenzione dal suo amico, quando sentì la presenza di Natsuya dietro di sé. Non voleva né girarsi verso di lui, né rivolgergli la parola, ma lo fece comunque.
-Ha ancora la febbre?- domandò, guardandolo con una sorta di espressione imbronciata per aver disobbedito a sé stessa.
-Continua a salire e scendere,- rispose lui, lasciando che Misaki sentisse un'altra volta la sua voce, che questa volta risultò più roca.
Senza perdere tempo afferrò il termometro poggiato sul comodino e si sedette sul letto, togliendo il lenzuolo da sopra il busto di Nao. Stava per sbottonargli la parte superiore del pigiama, ma venne subito fermata da Natsuya, che le poggiò una mano sulla spalla. Quel tocco era così familiare.
-Lo faccio io,- disse, prendendole delicatamente il termometro dalla mano. Senza dire niente Misaki lo lasciò fare e si alzò dal letto. Aspettò pazientemente che il castano finisse di misurare la febbre a Nao e poco dopo il termometro suonò.
-Non ce l'ha, ma potrebbe risalire,- disse, al che Misaki tirò un sospiro di sollievo.Decisero entrambi di lasciarlo riposare, uscendo dalla stanza. Adesso che la mente di Misaki si era distaccata dalla preoccupazione nei confronti di Nao, iniziò a provare una strana sensazione nello stare in compagnia di Natsuya. La sua presenza la stava soffocando e la tensione nell'aria era palpabile, tant'è che voleva andarsene il più presto possibile.
-Ho comprato qualcosa da mangiare per Nao,- disse porgendo il sacchetto della spesa al ragazzo davanti a sé, che lo afferrò subito. Evitò di guardarlo negli occhi e iniziò ad avviarsi verso il piccolo corridoio, che l'avrebbe diretta verso la porta di casa. Sperava che Natsuya non le dicesse niente, lasciandola fare.
-Vuoi bere qualcosa?
Nel sentire quella domanda, Misaki si bloccò sul posto e si girò d'istinto verso Natsuya.
Se ne pentì subito.
La stava guardando con quel suo solito sguardo, che non faceva altro che farla sentire in colpa anche quando non ce n'era bisogno. Era uno sguardo che Misaki non riusciva a descrivere; lo aveva sempre utilizzato contro di lei quando voleva qualcosa, disarmandola ogni volta. In quel momento vari ricordi di loro due iniziarono a venire a galla, riempiendo la mente di Misaki. Si sentiva così impotente da non riuscire a fare altro fuorché cedere. Sospirò, dopodiché distolse lo sguardo da quello di Natsuya.
-D'accordo.
Raggiunsero nuovamente il salotto dove Misaki si sedette sul divano, mentre il castano aprì il frigo per vedere cosa ci fosse da bere. Nessuno dei due parlò, ma lei si maledì mentalmente. Cedendo così facilmente avrebbe dato l'impressione che cose come queste le facessero ancora un certo effetto. Se fosse stato veramente così, probabilmente non se lo sarebbe mai perdonata.
-La birra va bene?- domandò Natsuya risvegliandola dai suoi pensieri. Lei mormorò un "sì", dopodiché il ragazzo ne aprì due e gliene porse una. Si sedette anche lui sul divano, mantenendo una certa distanza tra di loro. Misaki teneva stretta la bottiglia di birra tra le sue mani e l'etichetta argentata con sopra scritto "Asahi" sembrava essere piuttosto interessante. Non voleva berla, nonostante la sua gola fosse più secca del solito.
-Che situazione, eh?
Natsuya ruppe il silenzio cogliendo di sorpresa Misaki, che si limitò a rispondere con un "già". Se avesse continuato a rispondere a monosillabi, avrebbe sicuramente dato l'impressione di essere nervosa, cosa che non voleva assolutamente mostrare. Subito dopo Natsuya parlò ancora.
-Non volevo incontrarti così.
-Nemmeno io,- rispose lei impulsivamente, chiedendosi cosa intendesse dire Natsuya con quella frase. Come avrebbe voluto incontrarla se non casualmente? Conoscendolo non avrebbe mai provato a chiamarla, né tantomeno l'avrebbe fatto lei.Improvvisamente lo sentì sospirare.
Si girò di poco verso di lui, giusto per riuscire a guardarlo con la coda dell'occhio: aveva la testa buttata all'indietro e gli occhi puntati sul soffitto. Per un momento si perse ad osservarlo. Natsuya era diventato veramente un bel ragazzo. Insomma lo era sempre stato, ma vedere i suoi lineamenti più maturi, la sua figura più muscolosa e alta, le faceva un altro tipo di effetto. I capelli castani erano disordinati come al solito, il che era una sua caratteristica cruciale. Misaki continuò a far scorrere lo sguardo lungo la sua figura, fino a quando, riportandolo sul suo viso, incontrò i suoi occhi color vermiglio. La stavano osservando curiosamente, il che la mise in imbarazzo per essere stata colta in flagrante. Riportò subito lo sguardo di fronte a sé e posò la bottiglia di birra sul tavolo. Si alzò di scatto in piedi, al che Natsuya sussultò.
-Devo veramente andare, ho da fare,- disse e l'unica cosa che il castano fece, fu annuire.
L'accompagnò fino alla porta di casa, dove si salutarono senza nemmeno guardarsi negli occhi.
Misaki si sentì sollevata quando l'aria fresca iniziò ad impossessarsi nuovamente dei suoi polmoni, non dovendo più percepire la pesantezza di prima. Uscì da quell'appartamento senza la consapevolezza di come si sentisse in quel momento. Non sapeva se odiare Natsuya per questo o semplicemente sé stessa.
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Deadly Kiss || Natsuya Kirishima
Fanfiction-Non lasciare che parole come quelle ti tocchino se non mi vedi più nello stesso modo. -È ovvio che io non ti veda più nello stesso modo. Misaki Ayase vive di emozioni che sanno di quotidianità da ormai fin troppo tempo. Emozioni che verranno uccise...