Da giorni ormai mi perseguita ancora questa storia dell'ecografia. Vorrei non pensarci ma io sento di doverla ritrovare. Senza di essa non posso avere prove concrete quando ne vorrò parlare con mio padre.
"Futura io vado." mi avverte mio padre prima di lasciare casa.
Io annuisco. Anche oggi si avvia a lavoro, non si da mai tregua, sente di dover fare di meglio da quando vivo con lui.
Sento squillare il mio telefono e lo prendo per rispondere.
"Ciao Paola, come va?"
"Ciao tesoro, io sto bene e a te come va?"
"Anche io sto bene. Sei all'IPM?"
"Sì, oggi ho un mucchio di cose a cui pensare. Ma se vuoi passare faccio venire da te il mio autista."
"Ok, ma lascia perdere l'autista. Mi farò una passeggiata fin lì."
"Va bene, ti aspetto." chiude la chiamata.
Corro a prepararmi e poi vado da lei. È da tanto che non la vedo e mi manca svegliarmi con il dolce profumo di qualsiasi cosa volesse prepararmi a colazione. Mi ha cresciuta come una figlia ma non ha mai preteso che la chiamassi mamma.
Arrivata all'IPM suono il citofono per farmi aprire da Gennaro che era di turno di guardia quella mattina e poi finalmente entro per rivedere Paola.
"Futura?" una voce alquanto familiare fa fermare il mio passo che già sapeva dove dirigersi.
"Ciro, ciao." lo saluto ma rimango fredda e distaccata al contrario suo.
Mi fa innervosire il fatto che nonostante mi stia comportando da persona fredda con lui, io provo sempre le stesse cose. Io non voglio lasciarmi andare come mi suggerisce Martina.
"Che ci fai qua?" mi chiede.
La domanda mi lascia col fiato sospeso. Non sa che io conosco Paola e non voglio neanche dirglielo. Ci sono altri ragazzi in cortile e non voglio che si sappia la verità. L'unica cosa che mi è venuta in mente è stata solamente quella di rigirare il discorso.
"Credo che Lino ti stia chiamando. Io adesso devo andare." mi giro immediatamente e mi precipito da Paola.
Non l'ho neanche salutato, meno ci avrei parlato e meno l'avrei pensato.
Entro nello studio di Paola e rimango in piedi in silenzio ma sorridendo. La vedo appoggiata alla scrivania che legge un fascicolo di lavoro. Appena ha alzato il capo mi sono catapultata tra le sue braccia. Mi ha accarezzato i capelli e mi ha sorriso.
"Oggi sei di buon umore!" mi dice.
Ci sediamo entrambe sul divano che c'è nel suo studio e comincio a parlare io per prima.
"È da tanto che non ci vediamo. Mi sei mancata."
"Mi sei mancata anche tu. Come sta Martina?"
"È spaventata per via di Peppe. Lui è qui giusto?"
Rimane in silenzio prima di rispondere. Pare che non sappia cosa dire e il sorriso che ha in volto è scomparso in un attimo.
"Futura, ma qui non è mai venuto nessuno. La polizia stava cercando lui e il fratello ma a quanto pare sono scappati."
Potrebbero essere ovunque e Peppe avrà di nuovo l'occasione per far cadere Martina nella sua trappola e chiedere il suo aiuto come sempre. Io non voglio che accada questo a Martina,infatti non le dirò niente finché la polizia non li troverà.
"E adesso come faccio con Martina? Non glielo posso dire, le farebbe troppo male."
"Lo sai bene che dire le bugie non portano buone cose."
"Lo faccio per proteggerla, tu faresti lo stesso se ti trovassi in una situazione del genere." ribatto.
Si rassegna in un attimo senza esitare o aggiungere qualcosa come suo solito. Mi sono meravigliata ma non gliel'ho fatto notare.
"Ok, va bene."
"Tu appena sai qualcosa mi chiami,ok?"
Annuisce poi riprende il suo bastone con il quale cammina e poi si alza dal divano.
"Sei così testarda come tua madre. Mi ricordo che un giorno venne qui da me a darmi la partecipazione al suo matrimonio. Io le dissi che non sapevo se fosse più pazza o solo molto saggia." - si volta versa di me e continua a parlare - "Le dissi questo perché tuo padre era in coma e non c'erano speranze, ma lei non ha mai smesso di crederci."
Io aggrotto le sopracciglia. Questa sua dolce storiella su mia madre, che mi fa tanto bene sapere per sentirla più vicino a me, mi fa dubitare. Cosa ne sa lei di questa storia se mi ha sempre detto che non conosce mia madre?
"E tu cosa ne sai? Tu non conosci mia madre, o si?" attendo una risposta ma lei pare bloccata.
Ma non ha bisogno di dire qualcosa perché irrompono nel suo studio Liz e Ciro.
"Direttrice scusate ma ha insistito. Dice che vuole un permesso, questo fetente." spiega Liz in napoletano.
Ciro guarda me e mi sorride, io lo guardo ma non ricambio il sorriso. Non so perché lo guardo.
"Direttrì io ho bisogno di un permesso."
"Te lo darei volentieri, ma questa tua irruzione mi fa cambiare idea. Aspetterai ancora un po'."
"No direttrì scusate ma io ne ho bisogno." ribatte Ciro e poi mi guarda dall'alto verso il basso.
Io sono pietrificata davanti ai suoi occhi e intanto assisto alla scena. Lo ha fatto apposta, è entrato qui dentro per vedermi.
"Tutti ne hanno bisogno ma prova a meritartelo." intervengo io.
"Futura non ce n'è bisogno, perfavore." mi dice Paola, facendomi stare in silenzio.
Faccio come mi dice e continuo ad ascoltare la loro conversazione in silenzio. Cominciando a dubitare che probabilmente il permesso non lo vuole davvero.
"Va bene io allora credo di dover andare." dico poi, per verificare se Ciro sia lì per me.
Se avesse usato la scusa del permesso per vedermi magari se me ne andassi, lui cambierebbe idea.
Esco dallo studio e rimango ad origliare alla porta.
"Va bene direttrì, allora non fa niente. Nessun permesso!" dice Ciro per poi uscire dallo studio correndo e raggiungermi per salutarmi in tempo.
"Quindi non lo vuoi il permesso? Volevi solo vedermi." ridacchio.
"Sì mi hai scoperto, ma ammettilo volevi vedermi anche tu." si avvicina sempre di più a me e mi sento il cuore sotto pressione. Non agisco per vedere fin dove si vuole spingere.
Mi prende per i fianchi ma subito lo respingo e lo guardo nervosa. Per fortuna nessuno ci ha visti e per fortuna Paola non ha visto me.
Liz esce dallo studio di Paola e si trascina via Ciro.
Lui mi fa un cenno di capo sempre con il sorriso, come per salutarmi. Io non lo saluto, faccio un respiro profondo e poi rientro da Paola.
"Ma non te n'eri andata via?" mi chiede Paola.
Non potevo dirle che l'ho fatto apposta per Ciro. Non deve assolutamente saperlo.
"Volevo lasciarvi soli però mi sono dimenticata di salutarti,scusami." mi avvicino a lei e le chiedo un abbraccio.
Ricambia stringendomi forte e poi mi guarda sorridendo. Quasi pare che si sia emozionata di vedermi.
"Io ora vado, tu hai molto da fare. Ciao Paola."
"Ciao, Futura." mi saluta con la mano.
Esco dal suo studio e anche dall'IPM. Ritorno a casa e il mio pensiero ricade su ciò che ha detto Paola su mia madre. Sono sempre più convinta di dover scoprire qualcosa che ancora non so.
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20|02|22
lasciate una stellina per il prossimo capitolo.⭐️
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Futura Di Salvo.
FanfictionQuando il passato ritorna, niente è mai come sembra. Il presente è tutta una bugia e il futuro è incerto, probabilmente senza una via d'uscita e niente da sperare. Questa è la vita di Futura, che passo dopo passo impara a conoscere la sua vera stori...