50.Amore Paterno.

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Pov's Ciro.
È passata già una settimana e niente è cambiato dalla scorsa volta. Mio padre è ancora fuori e momentaneamente dorme a casa mia e di mia madre e quella che un tempo era anche casa sua. Sta ancora fuori perché mia madre ancora non esce, i dottori dicono che è peggiorata e vogliono tenerla sott'occhio ancora per un paio di giorni. Non capisco perché abbiano detto così, ogni giorno vado a trovarla e sembra stare bene.

"Com'è che mamma ancora non torna a casa?" chiedo a mio padre.

"Hai sentito cosa hanno detto i dottori. Sta male e stanno cercando di risolvere."

"Ah si? Quindi tu non c'entri niente?"

"Ciro ho semplicemente chiesto ai dottori di trattenerla ancora per un po' dentro così io sto qua fuori a badare a te. E 'mo non mi scassare il cazzo." comincia a rimproverarmi.

"Allora tengo ragione io."

Sospira e fa roteare gli occhi. Si sta incazzando.

"Cirù ma la vuoi finire? Non ho fatto niente di male. Non ti preoccupare che mammà toja sta buono!"

"Tu stai perdendo la testa. Ancora co ste cazzate che ti vuoi prendere Napoli? C'hai quasi quarant'anni e ti comporti ancora come uno che puzza di latte."

Mi lascia una sberla forte, facendomi uscire il sangue dal naso. Mi gira forte la testa e il sangue cola. Mio padre si rende subito conto dell'errore e istantaneamente mi chiede scusa. Cerca di capire se si è rotto ma non glielo lascio vedere. Allontano violentemente il braccio e me ne esco.

Non so dove sono diretto, sono uscito d'improvviso e non ho neanche il telefono con me. Premo un po' il naso e mi accorgo che non cola più. Chiedo poi ad un passante un fazzoletto e ne approfitto per chiedere l'ora. Sento il bisogno irrefrenabile di drogarmi ancora ma non posso farlo, l'ho promesso a Futura. È quasi l'una di pomeriggio e tra un po' lei esce da scuola, voglio andarci e farle un'altra sorpresa. Almeno sto con lei e mi distraggo.

Arrivo e la vedo già uscire, giusto in tempo. Mi vede da lontano, mi sorride, saluta l'amica e poi si avvicina a me. La saluto con un bacio.

"Che hai fatto al naso?" mi chiede preoccupata mantenendomi il mento.

"Niente, lascia stare. Allora oggi dove ce ne andiamo?"

"Non lo so sei tu quello che si è presentato fuori scuola, dovresti saperlo."

Ridacchio.

"Però meglio se facciamo la prossima volta. Oggi vado al negozio di mio padre."

"Ah, quindi oggi non hai tempo per me?"

"Eh no, mi dispiace. - poggia la mano sulla mia guancia - ritenta sarai più fortunato." sogghigna.

"Posso almeno accompagnarti lì? Non mi pare il caso di lasciarti camminare sola." scherzo insieme a lei stando al suo gioco.

"Complimenti hai ritentato e sei stato fortunato." mi applaude e ride.

Ritorna seria e annuisce come per dire sì alla mia domanda. Mi prende la mano e ci incamminiamo verso il negozio di suo padre.

"E come mai oggi vai da tuo padre?" le chiedo per iniziare una conversazione.

"Oggi sta solo lui a fare il turno e voglio fargli compagnia."

"Che lavoro fa?"

"Il parrucchiere, però è un dipendente. In realtà lui vorrebbe aprire un negozio tutto suo. Proprio qualche giorno fa mi ha detto che sta racimolando i soldi per comprarsi un negozio gestito da lui."

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