59.Crescita.

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È da un po' che non vedo Paola, quindi oggi ne ho approfittato che non avevo nulla da fare e sono andata da lei all'IPM.

Arrivo prima al cortile e vedo i soliti ragazzi giocare a pallone e poi inaspettatamente Nadia. È da moltissimo che non ho più sue notizie e rivederla mi riempie di gioia, perché mi ricorda di quando stavo anche io qui.

"Da quanto tempo... gira voce che tu e Ciro Conte state insieme eh?" mi sorride.

"Sì, già da un bel po'. Ma a te quando ti fanno uscire?"

"Eh, non ne parliamo proprio. Già ieri sono uscita a permesso e mi hanno beccato nell'hotel con uno di quarant'anni. Mi tocca fare altri otto mesi."

"Ma perché non ti cerchi un lavoro serio che non ti metta nei guai?" le dico con tono scherzoso.

"Azz, io chiavo e prendo i soldi. Sto 'na meraviglia!" ride.

Certe cose non cambiano mai, restano uguali. Nadia ne è l'esempio. È triste però sapere che si sia scelto un futuro del genere non dignitoso. Ha potenziale e si vede, ma lo sfrutta in modo sbagliato. Tutti noi potremmo fare e trovare di meglio, non dobbiamo mai accontentarci di quello che ci ritroviamo davanti, perché non sarà mai abbastanza.

Vedo che si avvicina anche Anna. Quella stessa ragazza che sei mesi fa mi considerava nemica, ora mi sorride. Ma la capisco. Lei è Anna Di Salvo, una mia parente.

"Guarda chi si rivede." mi dice con atteggiamento deciso.

"Anna, la comandi ancora tu qua dentro?" la prendo in giro.

"Mia nonna Wanda mi ha detto che sai chi è la tua famiglia quindi non c'è più bisogno di restare in guerra. Noi siamo cugine, lo sai?" evita la provocazione.

"Adesso lo so, ma come mai non mi ha mai parlato di te?"

"Non lo so, eppure sono il suo gioiello prezioso. Sei gelosa?"

"Non mi interessa minimamente. Io sono venuta qui per vedere la direttrice, penso che la tua cara nonnina te ne avrà parlato di me e di lei."

"E non solo, mi ha anche detto cosa ha fatto tuo padre... a mio padre." ritorna di nuovo seria.

Adesso che me lo ha ricordato rende tutto più difficile. Ho dimenticato facilmente la vicenda ma ricordarmela mi riporta in mente un periodo bruttissimo della mia vita.

"Mi dispiace... so cosa significa perdere un genitore."

"Non cercare di manipolarmi adesso. Io lo so che non ti dispiace. Tu sei come tuo padre, non ne volete sapere niente di questa famiglia e vi facciamo schifo. Altrimenti tuo padre non sarebbe mai arrivato al punto di uccidere suo fratello."

"È qui che ti sbagli... a me dispiace." le dico, poi raggiungo l'ufficio di Paola.

Mi turba quello che mi ha detto Anna. Fa bene ad essere arrabbiata, lo sarei anche io con chi ha ucciso mia madre. Lei però ha un motivo in più per essere arrabbiata, perché proprio uno di famiglia l'ha ucciso suo padre.

"Ciao, Paola! Disturbo?"

"No, tesoro. Entra."

Ci sediamo sul divanetto una di fronte all'altra.

"Allora, come stai? Ne hai più parlato con tuo padre di aggiungere il suo cognome?"

"Non, proprio. Ma prima o poi lo convincerò."

"Lo sai, è un bene che tu sia venuta perché tuo padre mi ha parlato di un ragazzo con cui ti frequenti."

"Ah, si? Beh non mi sto frequentando, sono fidanzata ufficialmente." ridacchio.

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