64.Il Movente.

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Pov's Ciro.
Mio padre oggi esce a permesso e sappiamo tutti cosa accadrà. Non ho chiuso occhio stanotte perché ho pensato insistentemente alla tortura che sto subendo da tutta la vita. A volte vorrei essere nato in una famiglia diversa, a volte vorrei farla finita perché il mio destino non mi piace e fa male sapere che non posso crearmelo da solo per colpa degli altri. Ma qui non si tratta degli altri, qui si tratta di mio padre. Il mio stesso sangue. La seconda persona al mondo che dovrebbe volermi bene e sostenermi in qualsiasi decisione io prenda nella vita, ma mio padre non è così. Mio padre è l'esatto contrario. Mio padre ha sempre voluto da me che io fossi come lui, ha sempre cercato di convincermi che quello che fa è giusto, che rubare, sparare, uccidere è giusto. Perché questo secondo lui porta ai soldi, al rispetto e alla bella vita. In cuor mio però ho sempre saputo che era sbagliato. Il rispetto, ma quello vero, te lo devi guadagnare, così come devi trovarti un lavoro vero e renderti conto dei sacrifici che hai fatto per arrivare a ciò che vuoi essere davvero.

Sento bussare dalla porta di camera mia.
È mia madre. L'ho chiusa per avere un po' di privacy e per restare da solo a pensare.

"Ciro, posso entrare?" mi chiede.

Le dico sì e quindi entra.

"Oggi tuo padre esce a permesso... però tu non devi farlo se non vuoi."

"Perché mi dici così? Lo sai bene che devo farlo per forza."

"Mi dispiace che tu stai male per colpa mia." si siede accanto a me sul letto e mi accarezza la guancia rattristata.

"Tu non hai colpe per esserti innamorata e poi mi hai cresciuto veramente bene. Ti voglio bene mammà."

"Pure io, Cirù. Però veramente sta attento a quello che fai."

"Qualunque cosa papà mi dirà di fare io non farò del male a Futura, a costo di uccidere chiunque ma non lei."

"È per questo che l'hai lasciata quindi."

Annuisco.

"Può anche odiarmi per aver ucciso qualcuno della sua famiglia, ma almeno so che lei sarà viva."

"Non parlare così che mi sembri tuo padre."

"Sta tranquilla che io e lui non ci apparteniamo proprio."

"Lo so, e menomale."

Le sorrido, poi mi accendo un'altra sigaretta.

Bussano al campanello, io e mia madre ci guardiamo perché pensiamo subito si tratti di mio padre. Si alza e va ad aprire. Ed effettivamente è mio padre.

Raggiungo mia madre all'ingresso di casa e la vedo di fronte a mio padre, ancora sull'uscio di casa con il suo solito atteggiamento spavaldo e cazzimmoso, e si sta fumando una sigaretta. Il fumo gli oltrepassa tutta la faccia.

"Cirù." mi chiama, restando composto sull'uscio.

"Papà." gli rispondo, in attesa che dica qualcosa.

"È stato già fatto tutto, perché so che tu non avresti mai avuto il coraggio." aggiunge.

"Ma che hai fatto?" chiede mia madre.

"C'amm appicciat a casa." risponde, aspirando poi disinvolto la sua sigaretta.

Una scossa mi oltrepassa lungo il corpo. Tutto mi sarei aspettato da lui ma non questo. Non ce la faccio a restare qua imbambolato mentre casa di Futura e probabilmente anche lei, con suo padre all'interno sta bruciando. Devo fare qualcosa. Devo correre a casa sua e vedere cosa sta succedendo.

Pov's Edoardo 48h prima dell'incendio.
È venerdì mattina. Sono uscito oggi a permesso, ma nessuno della mia famiglia sa che sarei uscito oggi, eccetto Sasà. Devo risolvere alcune cose prima del mio piano di distruggere i Di Salvo.

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