5. Però Jimin può restare, se vuole

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Il quadro era appeso a una delle pareti di un piccolo salotto del primo piano della villetta di Jeon Jungkook. 

Il ventiduenne aveva pensato di metterlo lì perché era solito passare molto tempo in quella stanza, di solito a leggere, ascoltare musica o semplicemente pensare.

Era un quadro che lui stesso aveva dipinto, anni prima, il giorno in cui lui e Jimin si erano conosciuti. Forse era proprio per questo motivo che osservare quella tela gli provocava ogni volta un leggero dolore al petto, come se i ricordi lo opprimessero.

Ciononostante era troppo bello per essere messo in disparte, e non solo esteticamente. Era bello anche perché rappresentava il grande amore che Jungkook aveva avuto e che stupidamente aveva gettato via.

Di certo non avrebbe commesso lo stesso errore con quella tela.

Nel quadro Jimin aveva i capelli biondi e indossava una maglia bianca a maniche lunghe. La sua pelle era candida e le sue labbra erano rosse come due boccioli di rosa. 

Il ragazzo dipinto era di una bellezza pura e quasi divina. Il suo viso e la sua espressione erano angeliche. 

Jungkook era molto fiero di essere riuscito, ancora a diciassette anni, a catturare così perfettamente i tratti del suo primo e unico amore.

Inizio flashback

L'orologio a pendolo batté tre rintocchi e Jungkook chiuse di scatto il libro che teneva sulle ginocchia.

Hoseok doveva arrivare da un momento all'altro, dato che gli aveva promesso che sarebbe passato a casa sua proprio per le tre di pomeriggio.

Un minuto dopo circa, infatti, il suono del citofono riempì l'aria, così forte da rischiare di rompere i timpani al ragazzo seduto in poltrona, che si alzò e si precipitò ad aprire il portone del palazzo al suo amico di scuola.

“Un minuto di ritardo” lo rimproverò quando le porte dell'ascensore si spalancarono e ne uscì Hoseok in persona. 

Jungkook però non si sarebbe mai aspettato che un'altra figura lo seguisse e restò di sasso appena capì di chi si trattava.

Rimase immobile sulla soglia dell'appartamento, non riuscendo a credere ai propri occhi.

Il ragazzo biondo che avanzava dietro a Hoseok gli sorrise e arrossì. Poi aprì la bocca per dire qualcosa, ma l'altro lo precedette ed esclamò: “Kookie! Ho pensato di portare con me un mio amico, Park Jimin. Frequenta la nostra stessa scuola. Vi conoscete?”.

“Solo di vista” dissero i due ragazzi all'unisono, per poi abbassare lo sguardo, imbarazzati. 

Hoseok rise di fronte a quella scena, poi prese Jungkook e Jimin per un braccio e li trascinò dentro all'appartamento.

Passarono l'ora seguente a bere bibite in lattina e a chiacchierare di scuola e delle amicizie che avevano in comune, seduti tutti e tre sul divano del grande soggiorno di Jungkook.

A quel tempo il moro viveva ancora insieme ai suoi genitori in un moderno appartamento al quinto piano di un condomino.

A un tratto Hoseok si batté le mani sulle cosce e annunciò: “Mi dispiace molto, ma sono costretto a togliere il disturbo. Ho un impegno importantissimo e devo scappare”.

“Ma come, di già?” mormorò Jimin con voce flebile, mentre gli angoli della sua bocca si incurvavano leggermente verso il basso.

“Non mi avevi detto che saresti rimasto così poco” si lamentò Jungkook incrociando le braccia al petto e fissando il suo amico con sguardo truce. 

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora