27. Stupido lo dici a qualcun altro

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Il giorno seguente Jimin si presentò a casa di Jungkook con estrema puntualità.

In quel momento il moro era al primo piano, di fronte al ritratto del suo amato, e aveva le lacrime agli occhi. Quel quadro era un quadro, com'era giusto che fosse, e niente poteva far pensare che solo pochi giorni prima fosse stato una macchina del tempo.

A volte la paura di essersi immaginato tutto lo attanagliava, ma per fortuna gli bastava telefonare a Taehyung per tranquillizzarsi, poiché il suo migliore amico gli confermava che avevano vissuto le stesse cose, insieme.

Appena sentì il suono del campanello, Jungkook si precipitò alla porta scendendo di corsa le scale della sua villetta e l'aprì con il cuore che gli martellava nel petto.

“Jimin” sussurrò, prima che un sorriso gli illuminasse il volto alla vista del biondo, che era in piedi di fronte a lui.

“Posso entrare?” chiese l'altro con voce flebile, per poi mordersi il labbro e alzare lo sguardo sui mattoni della casa.

Solo due mesi prima quella era anche casa sua e forse sarebbe tornata a esserlo, ma in realtà poco gli importava di quell'ammasso di mattoni: la sua casa era il cuore di Jungkook e a lui solo quello importava avere.

“Certo!” esclamò il moro, spostandosi di lato per lasciarlo passare.

Dopodiché lo precedette su per le scale fino alla stanza della pittura, la degna erede della stanzetta nella casa dei genitori del moro, dove il giovane Jungkook passava le sue giornate a dipingere e dove aveva anche ritratto Jimin.

Quell'ambiente era più grande e molti quadri tappezzavano le pareti, mentre in un angolo erano state ammassate numerose tele di tutte le dimensioni, e in più alcuni cavalletti e scatole con colori e pennelli di tutti i tipi.

Jungkook aveva sistemato tutto quello in poche ore, riportando i quadri a casa sua dal magazzino in periferia.

“Mi vuoi fare un dipinto?” domandò Jimin, con gli occhi che gli luccicavano per l'emozione.

Jungkook gli rivolse un sorriso divertito, poi scosse la testa.

“No, il Jungkook che ti ritrae... beh, quello appartiene al passato. Il Jungkook del presente vuole dipingere insieme a te”.

Un sorriso di pura gioia si fece spazio sul volto angelico di Jimin, che non poté fare a meno di pensare che il moro fosse davvero cambiato.

Jungkook non voleva restare ad ammirare Jimin come un tempo, come se fosse la sua musa ispiratrice. Jungkook voleva vivere insieme a lui, condividendo la sua passione con lui, costruendo il suo presente e il suo futuro con lui, a partire da un semplice dipinto.

Così i due giovani si sedettero uno accanto all'altro, su due semplici e scomodi sgabelli di legno, davanti a una tela bianca, posizionata sopra un cavalletto.

“Lo sai che faccio pena a dipingere” rise Jimin, osservando Jungkook che spruzzava del colore a tempera sulla tavolozza.

“Non importa. A me basta che ti diverti”.

“Lo sai che stai iniziando a essere un po' troppo sdolcinato per i miei gusti?”.

Jungkook si voltò di scatto verso di lui, con un'espressione così terrorizzata che fece scoppiare a ridere Jimin.

“Stavo scherzando, stupido!” esclamò il biondo, cercando di resistere alla tentazione di poggiare una mano sul braccio del giovane seduto accanto a lui.

“Stupido lo dici a qualcun altro” si lamentò Jungkook, imbronciato.

In realtà il cuore gli batteva assai velocemente a sentire Jimin prenderlo in giro.
Era proprio come un tempo, come se nulla fosse cambiato.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora