16. Non fare niente di azzardato

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Taehyung e Jungkook seguirono Jimin attraverso molte strade e piazze della loro città, a volte zigzagando tra la folla e senza mai staccare lo sguardo dalla sua figura.

Il ragazzo li portò in periferia, fino a un ponte che passava sopra al fiume che tagliava in due la città. Era una costruzione abbastanza antica e poche macchine lo attraversavano, soprattutto a quell'ora della sera.

Jimin avanzò sul ponte continuando a tenere le mani in tasca e il capo chino. I due ragazzi che lo seguivano rimasero in disparte, nel timore che il biondo potesse girarsi e vederli, cosa alquanto probabile dato che in quel momento non c'era nessun altro a parte loro in quella zona.

Una leggera foschia li avvolgeva e nuvole grigie si addensavano nel cielo scuro sopra di loro.

A un tratto Jimin si fermò, dopo aver percorso circa metà del ponte, e appoggiò i gomiti sulla balaustra, mentre il suo sguardo era fisso su punto all'orizzonte.

Nonostante la distanza che li separava, Jungkook riuscì a distinguere bene i tratti del suo viso e la curva delle sue labbra. Jimin sembrava malinconico e molto pensieroso, ma il suo profilo rimaneva comunque bellissimo.

Solo in quel momento Jungkook ricordò ciò che il biondo gli aveva spesso raccontato, ovvero quanto amasse fare lunghe passeggiate serali. Probabilmente si trattava di una di quelle.

“Torniamo indietro?” domandò Taehyung, in piedi accanto a Jungkook.

Il moro scosse la testa, senza mai staccare lo sguardo dal ragazzo a qualche decina di metri da loro.

Sentiva il suo cuore battere più velocemente del solito e non capiva il perché. D'altronde non stava succedendo niente di particolare: Jimin era soltanto perso nei suoi pensieri. Ma allora perché Jungkook aveva la sensazione che qualcosa di terribile stesse per accadere?

All'improvviso il biondo portò una mano nella tasca posteriore dei jeans e ne estrasse il suo cellulare. Lo avvicinò all'orecchio e ascoltò cosa la persona dall'altra parte della linea avesse da dirgli, poi allontanò da sé il dispositivo e lo fece cadere per terra.

Senza nemmeno rendersene conto Jungkook fece qualche passo nella sua direzione, subito però fermato da Taehyung, che gli aveva afferrato un polso.

“Cazzo, non mi dire che ha ricevuto quella telefonata...” sussurrò il corvino, mentre l'altro deglutiva a vuoto e studiava ogni minimo dettaglio della figura di Jimin, dalla sua posizione al modo in cui si stava portando una mano davanti alla bocca.

Sembrava proprio che il biondo fosse sconvolto e quasi sicuramente il motivo era che aveva appena saputo della morte di sua madre. Di certo, però, né Jungkook né Taehyung si sarebbero mai aspettati ciò che di lì a pochi secondi avrebbe compiuto.

Jimin infatti alzò una gamba e salì sulla balaustra che separava il ponte dal vuoto e, più sotto, dall'acqua del fiume. Quella striscia di metallo era sottile e non sembrava poter reggere il peso di una persona, eppure il ragazzo riuscì a mantenere l'equilibrio e a restare fermo per qualche secondo.

Jungkook aveva la bocca aperta, il fiato sospeso e il cuore che gli martellava furiosamente nel petto.
Iniziò a sudare freddo e a non riuscire a pensare razionalmente.

Jimin era in piedi sulla ringhiera di un ponte, a un passo da morte certa, e sebbene lui sapesse che niente di grave sarebbe accaduto, non riusciva a stare tranquillo.

Aveva paura, aveva una folle paura che il biondo potesse fare un passo falso.

“Non fare niente di azzardato. Lui sopravviverà, ricordalo”.

La voce di Taehyung gli giunse lontana e ovattata. Non era quasi in grado di distinguere le singole parole.

“J-Jimin!” esclamò il moro, con le lacrime agli occhi e il terrore che si era completamente impadronito di lui.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora