23. Io ho bisogno di te

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Jungkook e Taehyung uscirono dalla tela e si ritrovarono in una stanza che non conoscevano.

Era buio pesto in quell'ambiente, ma riuscirono comunque a intravedere alcune travi di legno, così come altri oggetti assai voluminosi. Sembrava che si trattasse di uno sgabuzzino o qualcosa del genere.

Fu in quel momento che Jungkook ricordò.

Erano tornati al presente, se lo sentiva, perché la sua mente era stata riempita di ricordi e sensazioni, frammenti di immagini e di parole che non appartenevano alla sua memoria di un tempo.

Avevano modificato il passato salvando la mamma di Jimin, e di conseguenza anche Jimin, perciò pure il presente era diverso.

Un nuovo presente, una nuova realtà.

Avevano viaggiato nel tempo, avevano compiuto l'impossibile e avevano rischiato la vita, eppure in quel momento a Jungkook parve di non aver fatto altro che girare in tondo.

Questo perché, nonostante tutti gli sforzi e i sacrifici, anche in quel presente Jimin non era accanto a lui.

Mentre ricordava, il moro spostò lo sguardo sul volto del suo migliore amico. Con una semplice occhiata i due capirono che stavano provando le stesse sensazioni.

A Jungkook sembrò che le pareti del suo cuore avessero ceduto e che ormai nel suo petto non fosse rimasto altro che un cumulo di macerie.

Tuttavia il ragazzo decise di non tormentarsi ulteriormente e di essere felice che Jimin fosse perlomeno sano e salvo.

I due giovani si alzarono e forzarono la porta, così da poter uscire da quella stanza. Si ritrovarono in un labirinto di magazzini abbandonati. Probabilmente si trattava di una zona periferica della loro città.

In silenzio giunsero fino a una strada piuttosto trafficata. Lì Taehyung fermò una persona e per essere sicuro le chiese: “Mi scusi, in che giorno e in che anno ci troviamo?”.

La donna che era stata fermata lo guardò con tanto d'occhi, credendo probabilmente che fosse impazzito, ma rispose comunque.

Taehyung sorrise: erano davvero arrivati al presente.

**************

Jungkook aprì gli occhi e si guardò attorno. Si trovava in un letto matrimoniale rivestito di calde e soffici coperte color panna. La stanza aveva le pareti con una carta da parati di una graziosa fantasia floreale e i mobili erano di ottimo gusto.

Nel complesso quell'ambiente trasmetteva un'incredibile sensazione di benessere, come se ci si trovasse avvolti in un abbraccio. Le tende alle finestre erano di lino e al di là di esse si intravedevano uno spicchio di cielo turchino e i raggi dorati del sole.

Jungkook sorrise e chiuse di nuovo gli occhi, beandosi di quella luce quasi divina.

Un rumore improvviso lo destò dal torpore in cui non si era neanche reso conto di essere sprofondato. Era l'inconfondibile suono delle chiavi nella serratura.

Jungkook sbatté più volte le palpebre, ma non si mosse, nell'attesa di capire chi fosse appena entrato nell'appartamento in cui si trovava. Che poi, di chi era quella casa?

Dei passi gli fecero capire che la persona in questione si stava avvicinando.

“Jungkook?”.

Rimanendo sdraiato sul letto, il moro voltò il capo in quella direzione, fino a incrociare lo sguardo di Jimin.

Ebbe un tuffo al cuore.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora