11. Non è un granché come complimento

196 21 9
                                    

Quando Jungkook e Taehyung arrivarono a casa di Jimin, il cielo era già scuro. 

Girarono attorno all'edificio, abbassandosi nel momento in cui passavano davanti alle finestre da cui proveniva della luce, e giunsero fino a quella che avevano scavalcato non molto tempo prima. Per fortuna era rimasta aperta, segno che la penna aveva svolto il suo compito.

Taehyung diede un colpetto al vetro con la mano, quindi aprì la finestra, scavalcò il davanzale e atterrò nella stanza, seguito a ruota da Jungkook. 

Per qualche secondo i due restarono in silenzio, con la paura che qualcuno li avesse sentiti, ma tutto ciò che udirono fu il sommesso singhiozzare di Jimin. 

A entrambi si strinse il cuore e provarono l'impellente bisogno di correre nell'altra stanza, probabilmente il soggiorno, e consolarlo. 

Tuttavia mantennero la loro lucidità mentale e rinunciarono all'idea. Invece si avvicinarono al ritratto appeso alla parete. 

Dopo aver fatto un respiro profondo ed essersi scambiati un'occhiata di incoraggiamento, i due migliori amici si buttarono contro la tela.

Si aspettavano di ricomparire nell'antica villetta in cui viveva Jungkook, eppure il posto dove finirono era lo stesso da cui erano partiti. 

Erano tornati nella cameretta di Jimin.

“Ma che cazzo…?” esclamò Taehyung incredulo, girando su se stesso e osservando le pareti azzurre della stanza. “Non ha funzionato?”.

“No, io credo che abbia funzionato, ma non ci ha portati al presente” disse Jungkook, schioccando la lingua per la frustrazione.

“E questo che cosa vuol dire? In che momento siamo arrivati?” domandò Taehyung, mettendosi a curiosare dappertutto alla ricerca di indizi.

“Non lo so... Cazzo, perché questo dannato quadro non fa come vogliamo noi?!”. 

Jungkook detestava non avere il controllo sulle cose e iniziava a rendersi conto del fatto che quel viaggio nel tempo, che lui credeva sicuro e veloce, si stava rivelando più misterioso e complesso del previsto.

Non voleva mettere a rischio se stesso e Taehyung, eppure era consapevole del fatto che era proprio ciò che stava accadendo.

Un pensiero a dir poco agghiacciante gli attraversò la mente: e se fossero rimasti bloccati nel passato per sempre? 

Quella paura lo paralizzò, tanto che il ragazzo fu costretto ad appoggiarsi con una mano a una parete, o avrebbe rischiato di cadere per terra.

“JK, che ti prende? Hai una brutta cera”. Il suo migliore amico gli venne in soccorso.

“Sto bene, non preoccuparti” mentì il moro accennando un sorriso. “Credo che ci convenga uscire, così capiremo a che punto del passato siamo arrivati e che cosa ci conviene fare”.

“Io pensavo che ci convenisse tornare lì dentro e sperare di essere rispediti al presente...” disse Taehyung, indicando il quadro.

“E a che scopo? Già che siamo qui, almeno cerchiamo di capire in che momento ci troviamo. Così potremo capire se c'è una logica dietro a questi salti nel tempo, che, non so tu, ma a me paiono davvero strani.
Se ci pensi, prima siamo capitati durante il Capodanno passato con gli altri, poi durante la sera della rottura tra me e Jimin, e adesso...”.

“Adesso dobbiamo scoprirlo” concluse il corvino. “Mi sembra che questo quadro abbia un piano meglio delineato del tuo”.

Jungkook corrugò la fronte. “Un piano?”.

“Sì, sembra quasi che ci stia mandando a dei momenti specifici, come se volesse che noi comprendessimo qualcosa. Curioso, vero? Sembra quasi che questo ritratto abbia dei pensieri e una personalità”.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora