18. Che notizie mi porti?

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“Non è possibile...” sussurrò Jungkook, continuando a toccare il ritratto di Jimin nella speranza che li portasse di nuovo nel passato. 

Non accadde niente. Quel quadro era un semplice quadro e niente avrebbe potuto far pensare che solo pochi giorni prima fosse stato una macchina del tempo. Era come se tutto ciò che era successo fosse stata soltanto una fantasia di Jungkook e Taehyung.

“No... no, noi l'abbiamo fatto. Noi... noi siamo tornati indietro! Tae, vero che siamo tornati indietro?” urlò Jungkook, in preda al panico. 

Il suo migliore amico lo afferrò per le spalle e lo guardò dritto negli occhi. “Sì, JK, è tutto vero. Non so perché il quadro non funzioni più, ma troveremo una soluzione, te lo prometto” cercò di tranquillizzarlo, sebbene sapesse benissimo anche lui che era qualcosa di alquanto improbabile. 

“Dobbiamo vedere se gli altri quadri hanno lo stesso potere” esclamò Jungkook divincolandosi dalla presa di Taehyung e precipitandosi verso la porta, per poi avventurarsi nel resto della casa, entrare in tutte le stanze, toccare i dipinti appesi alle pareti e sperare con tutto se stesso che lo portassero indietro nel tempo. 

Li provò tutti, nessuno escluso, ma non ottenne alcun risultato. 

Sentiva le lacrime scendergli copiose lungo le guance, il suo cuore sgretolarsi e le forze abbandonarlo un'altra volta. Aveva sperato, ma invano.

Taehyung lo raggiunse e impedì che cadesse a terra, piegato su se stesso sotto il peso delle sue lacrime, i singhiozzi che gli squassavano il corpo già fragile.

“N-Non lo posso s-salvare” balbettò il moro appoggiando la testa sulla spalla del suo migliore amico e lasciandosi andare alla disperazione.

“Non arrenderti, JK. Ehi, non hai dei quadri da qualche altra parte? Non so, magari dai tuoi genitori?”.

Jungkook alzò la testa di scatto e fissò Taehyung con gli occhi sgranati.

“Io... avevo venduto un quadro a Namjoon”.

Inizio flashback

Era un giorno come tanti altri. Jimin era morto da ormai qualche mese e Jungkook navigava ancora nelle lacrime e nel dolore, ma aveva anche scoperto che dipingere era l'unica cosa che gli impediva di crollare del tutto. 

Erano appena finite le lezioni scolastiche della mattinata. Jungkook si trovava da solo nella casa dei suoi genitori, dato che a quel tempo abitava ancora insieme a loro, e pranzava tranquillamente.

A un tratto sentì il campanello suonare, così si diresse verso il citofono sbuffando.

“Chi è?”.

“Seokjin, chi sennò?”.

Jungkook sorrise e aprì al suo amico, che prese l'ascensore e si presentò davanti alla porta con un sorriso smagliante.

“Che notizie mi porti?” domandò Jungkook alla vista del sorriso a trentadue denti dell'amico.

“Volevo solo dirti che conosco una persona disposta a dare un'occhiata ai tuoi quadri, JK, e acquistarne uno. Gli ho parlato del tuo talento straordinario e lui mi ha detto che gli interessa vederlo con i suoi stessi occhi. Allora, che ne dici?” disse Seokjin tutto d'un fiato, per poi fare l'occhiolino al moro, che era rimasto a bocca aperta sentendo quelle parole.

“Cioè, questo tuo amico sarebbe interessato a comprare un mio quadro?” chiese, temendo di aver capito male.

“Esatto, fortunello, mi devi un favore! Verrà domani, va bene?”.

“Ma certo!” esclamò Jungkook, passandosi una mano tra i capelli e cercando in tutti i modi di non illudersi che quella persona fosse davvero interessata alla sua arte. 

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora