24. Non fare finta di niente, JK

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Seduto sul divano del soggiorno di casa sua, Jungkook fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.

Il suo migliore amico era al piano di sopra e schiacciava un pisolino. Il moro gli era molto grato di aver deciso di trascorrere quella giornata insieme a lui, così da farsi compagnia a vicenda.

Jungkook aveva sempre amato i momenti di solitudine, eppure in quegli ultimi giorni la presenza di Taehyung gli era necessaria per non crollare, dato che ogni volta che rimaneva da solo non riusciva a non tornare con la mente ai viaggi nel tempo.

La realtà in cui viveva era diversa sia dalla prima, quella di partenza, in cui aveva baciato Yoongi ed era stato lasciato da Jimin, sia dalla seconda, quella in cui Jimin era caduto dal ponte per colpa sua. I ricordi legati a quelle due realtà erano ancora vividi in lui, ma non quanto quelli della terza realtà.
Era come se una terza pellicola avesse coperto le precedenti.

Finalmente il moro non provava alcun rimorso o senso di colpa nei confronti del passato. Finalmente poteva dormire sereno, sapendo che il suo amore era vivo.

Ciononostante un groppo gli si formò in gola e gli ricordò per l'ennesima volta che Jimin non era accanto a lui.

Grosse lacrime si formarono negli angoli dei suoi occhi e rotolarono lungo le sue guance. Il giovane si raddrizzò sul divano e si diede uno schiaffo.

“Smettila di essere uno stronzo egoista, Jeon Jungkook” si disse, fremendo di rabbia verso se stesso. “Lui è vivo ed è felice: questo è tutto ciò che conta. Non ha perso sua madre e non ha perso se stesso. Sei solo tu ad aver perso lui, ma forse è meglio così, sai? Tu non meriti di ricevere l'amore di un angelo come lui. Tu sei vile, egoista, vigliacco...”.

Jungkook si interruppe e si portò una mano al viso, per asciugarsi le lacrime residue.

Era inutile essere così severi con se stessi. L'unica cosa che poteva fare era sperare che Jimin stesse davvero bene e che le loro strade non si incrociassero più.

Da tutta quella faccenda aveva imparato almeno una cosa: ci sono errori ai quali bisogna rimediare e altri a cui non bisogna, perché provarci è ingiusto e crea sofferenza. In certi casi bisogna soltanto fare affidamento sul tempo e aspettare che lenisca le ferite.

In realtà Jeon Jungkook era caduto nuovamente in una trappola, poiché non aveva il coraggio di prendere in mano la situazione e rimediare ai suoi sbagli. Non poteva più rifugiarsi nel passato, ma non aveva neanche la forza di affrontare il presente e, più precisamente, Park Jimin.

Forse non avrebbe mosso un muscolo e non avrebbe davvero più incrociato il suo sguardo, se qualcuno non avesse suonato il campanello della sua villetta e lo avesse destato dal suo torpore e portato via dal suo nido di debolezze.

“Jungkook! Come va?”.

A parlare era Kim Seokjin, amico di Taehyung e Jungkook.

“Oh, Seokjin... entra!” lo esortò il padrone di casa, spostandosi di lato per lasciarlo passare.

Il ragazzo obbedì e si diresse verso il divano dove fino a un attimo prima era seduto il moro.

“Allora, raccontami come stai. Prima, però, che ne dici di offrirmi qualcosa?” fece l'amico, accavallando le gambe e mettendosi comodo.

Jungkook alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a nascondere un sorriso divertito. Quindi andò in cucina a vedere se erano rimasti degli alcolici.

Fortunatamente sì, quindi tornò in salotto reggendo un vassoio con sopra una bottiglia di vino e un bicchiere di vetro. Ne versò un po' al suo amico, poi si sedette su una poltrona e lo osservò sorseggiare lentamente la sua bevanda.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora