8. Dimmi tutto, Yoongi

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“È la sera in cui tu e lui...” sussurrò Taehyung, per poi bloccarsi, perché non sapeva come continuare la frase senza rischiare di incupire ulteriormente il suo migliore amico.

“Sì, è la sera in cui Jimin mi ha lasciato” disse Jungkook con un sorriso amaro. “Però non ci conviene restare qui, o ci sentirà. Usciamo dalla finestra, tanto siamo al pianterreno”.

Detto ciò, Jungkook si avvicinò all'unica finestra della stanza e la spalancò. Poi sollevò una gamba, si mise a cavalcioni sul davanzale e con un'agile mossa lo scavalcò. Atterrò dall'altra parte, sull'erba del giardino.

Taehyung fu sul punto di imitarlo, quando un'idea gli passò per la mente.

“Dobbiamo mettere qualcosa per tenere aperta la finestra, o non riusciremo più a rientrare e tornare al presente. Tu hai idee?” chiese a Jungkook in un sussurro. 

L'amico fece spallucce. “Prendi una penna o qualcosa del genere. Non penso che Jimin se ne accorgerà, comunque. Fra poco uscirà anche lui di casa e lui non controlla mai che tutte le finestre siano chiuse” disse, ricordando perfettamente com'erano andate le cose quella sera.

Taehyung annuì, poi prese una penna, scavalcò il davanzale come aveva fatto Jungkook e atterrò sul prato. Quindi alzò le braccia, richiuse la finestra dall'esterno e posizionò la penna in modo che la finestra non si potesse chiudere del tutto.

“E che fortuna che Jimin abitava al piano terra, altrimenti ti immagini noi due che ci arrampichiamo come dei ladri?” ridacchiò Taehyung.

Jungkook sorrise, poi fece cenno all'amico di non perdere tempo. Girarono attorno all'edificio e si ritrovarono sul marciapiede della strada di periferia dove si ergeva la casa della famiglia di Jimin.

“Allora, suppongo che tu abbia un piano” esordì Taehyung guardando Jungkook di sottecchi, mentre camminavano spediti lungo la via desolata. 

Era una sera d'autunno, probabilmente erano già le nove passate e l'aria era abbastanza mite. In quel quartiere residenziale non passeggiava praticamente nessuno a parte loro due e il silenzio era quasi inquietante.

“Ecco, a dir la verità...” farfugliò Jungkook grattandosi la nuca, alquanto in imbarazzo.

Il suo migliore amico si bloccò sul posto, costringendo anche l'altro a fermarsi, e si lasciò scappare un gemito di esasperazione.

“Jeon Jungkook, siamo partiti per un viaggio nel tempo attraverso il ritratto del tuo ex perché eri determinato a cambiare il corso degli eventi e non hai nemmeno pensato a come fare? Non hai un cazzo di piano?” esclamò, furioso.

“Tae, a qualcosa ho pensato, ma...” provò a giustificarsi il moro.

“Non basta averci pensato, Jungkook! Non basta! Cazzo, e io mi sono fidato di te” urlò l'altro passandosi una mano tra i capelli e voltandosi leggermente verso la strada, per evitare di incrociare di nuovo lo sguardo del suo migliore amico.

“Senti, è tutto molto rischioso e...”.

“Porca puttana, lo so!” sbottò Taehyung, lanciando un'occhiataccia all'amico. “Appunto per questo dovevi avere tutto ben deciso nella tua testolina. Però sai che ti dico? Lo stupido sono stato io, a seguirti in questa follia senza nemmeno chiederti se avessi pensato a come agire concretamente o robe del genere. Dovevo immaginarlo, dovevo immaginarlo...”.

“Mi dispiace, Tae. Hai ragione”. 

Gli costava fatica confessare di essersi sbagliato, ma sapeva che era la verità. Era stato avventato.

Ormai, però, tutto ciò che potevano fare era sperare di riuscire a combinare comunque qualcosa di buono, per poi tornare sani e salvi al presente.

Taehyung sospirò, poi riprese a camminare e Jungkook lo imitò.

Fix Everything || JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora