𝐓𝐑𝐄

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«𝐂hi è quella bambina vicino a te?»

Non era passati nemmeno cinque secondi da quando Desiree aveva gettato la foto a terra a quando Christian l'aveva raccolta.
Era evidentemente arrivato lì di soppiatto, dato che non aveva sentito il minimo rumore provenire dall'uscio.
La sua voce squillante l'aveva obbligata a voltarsi sul letto, per cercare di capire cosa stesse dicendo.

Si mise sul fianco e lo vide tenere in mano la fotografia.
«È... mia sorella. - disse, e Dio solo sapeva quanto le era costato pronunciare quelle parole. Cambiò bruscamente discorso - Hai ballato bene oggi.»

Christian inclinò il capo e sorrise.
«Stai cambiando discorso! - notò - Va tutto bene?»

Lei annuì in automatico, girandosi di nuovo verso il muro di fotografie.
«Sì, va tutto alla grande.» ribattè, strappando la polaroid dalle mani del ballerino e allungarsi per gettarla nel cestino della spazzatura vicino all'armadio, senza rimuginarci troppo su.

«No, perché? Che fai?!» esclamò preoccupato Christian, raggiungendo il cestino in due falcate per vedere la fotografia giacere al suo interno.

«Quello che dovevo fare mesi fa.» sentenziò, ritornando prona e immergendo ancora il mento nel cuscino soffice.
Il ballerino, invece, appoggiò la spalla sinistra al muro mantenendo le mani nelle tasche; la fissò, incerto se chiederle qualcosa.
Stava iniziando a capire che Desiree non era affatto una ragazza facile: qualcosa nel suo passato doveva essere estremamente turbolento. Era difficile dedurre cosa le passasse per la testa, e in quei giorni erano stati in pochi a parlarle davvero, cercando di capirla: tra loro vi erano Albe, LDA, Luigi, e forse le sue due compagne di stanza.

Eppure, non sapevano nulla di lei, perchè non aveva mai parlato di sè: fin ad allora aveva sempre tenuto tutto nascosto, ma nonostante questo quei ragazzi sapevano gestire ed evitare i suoi scatti di stizza, i suoi sbalzi d'umore, sapevano comprendere quell'aura di mistero che si portava sempre appresso.

«Sicura che stai bene, Desi?» insistette.

Desi.
Marco la chiamava così.
Basta. Tutti ti chiamavano così.

«No, ma non posso parlarne. - biascicò - Non adesso. E non a te.»

Lo disse in modo lapidario, ma sperò ugualmente che Christian non se la prendesse.
«Oh... capisco, credo.»

Desiree scosse il capo.
«Scusa, è che... è difficile. Non è perchè non mi fidi di te, cioè non fraintendermi, non è che mi fido tanto, però nemmeno... - si bloccò, lasciando cadere di nuovo il capo sul cuscino ed emettendo una specie di lamento esasperato - Mi sono incartata ancora una volta.» biascicò con voce ovattata.

Il ballerino fece un sorriso, osservandola in difficoltà a trovare le parole. Aveva capito che non voleva parlarne perchè era un argomento delicato e non perchè non si fidasse di lui, ma il modo in cui era risultata impacciata mentre cercava di spiegarlo l'aveva resa ancor più dolce.
«Ah, quindi ti fidi?»

«Non tanto. - rispose. Fece una lunga pausa, poi aggiunse - Non è una cosa che faccio spesso, fidarmi dico. Dopo certi eventi, faccio molta fatica.»

«Okay. - anche Christian fece una pausa, guardando fisso a terra e sforzandosi di tenere lì lo sguardo, certo che altrimenti sarebbe finito su Desiree, coricata a letto, con il viso nascosto dal cuscino. - Se vuoi ti lascio riposare, e ci vediamo domani.» mormorò.

Lei si voltò sul fianco per lanciargli un'occhiata.
«Grazie.» si alzò dal letto e aprì l'armadio per prendere il pigiama.

Christian giocherellò ancora con la polaroid che teneva nella mano, quindi la appoggiò sul copriletto rosso.
«Dovresti tenerla, questa. - le disse solamente - Buonanotte.»

𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈 || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora