𝐐𝐔𝐀𝐓𝐓𝐑𝐎

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«𝐎ra che l'abbiamo studiata un po', possiamo provare a cantarla, che dite?»

Desiree era in sala insieme ad Albe e alla vocal coach Raffaella per provare il duetto assegnato dalla loro insegnante. La canzone, a primo impatto, era parsa magnifica alla ragazza: l'aveva sentita un mare di volte, e sebbene adorasse la melodia non aveva mai prestato troppa attenzione alle parole.
Ora, però, era venuto a galla tutto, e Desiree faticava a nascondere che come significato l'aveva colpita nel profondo.

Ascoltò Albe cantare la prima strofa, di Charlie Puth, collegata poi al ritornello.
In seguito ad esso, subentrò Desiree, cantando la parte di Selena Gomez.

«I just hope you're lying next to somebody
Who knows how to love you like me
There must be a good reason that you're gone»

La ragione era sconosciuta a Desiree. Restava che lei lo amava ancora, ma c'era qualcuno che lo amava di più, come lui credeva.

«Every now and then I think you might want me to
Come show up at your door
But I'm just too afraid that I'll be wrong»

Spesso si convinceva che gli mancava, che probabilmente si era reso conto di essersi sbagliato e le avrebbe riaperto la porta se si fosse presentata lì, ma aveva troppa paura di essere ferita ancora.

«Don't wanna know
If you're looking into her eyes»

La stava guardando come aveva guardato lei.
Con quegli occhi, quel desiderio... come se fosse la cosa più bella. Ma ora, c'era per lui una più bella, una che amava di più.

Le si incrinò la voce.
«If she's holding-... non ce la faccio.» decretò seccata e ferita al tempo stesso, mentre con uno scatto voltò la sedia e si portò le mani sul viso.

If she's holding onto you so tight/The way I did before. Era quella la parte che doveva dire, ma era troppo.
Dopo tutta la strofa precedente, non riusciva a fare quel passaggio, per poi arrivare a dire che 'dovevo sapere che il tuo amore era un gioco' e tuffarsi nel ritornello.

Sapeva che sia Albe che Raffaella la stavano guardando probabilmente straniti, in modo del tutto lecito.
La prima a parlare fu la donna.
«Guarda che la tonalità era giusta, ce la fai.» la incitò, credendo inizialmente che la ragazza vedesse un problema di voce.

«Non è quello. - mormorò con voce spezzata, continuando a tenere il viso nascosto. Stava per piangere, e non voleva si vedesse - È... è il significato.»

«Ne abbiamo già parlato. - fece Raffaella un po' confusa - È la canzone di una storia d'amore finita.»

«Appunto! - esclamò piccata - Non riesco a cantarla!»

Albe le lanciò un'occhiata dalla sedia accanto, sollecitato da Raffaella che, dall'altro lato del plexiglass, non poteva interagire con loro se non parlando.
«Desi? - la chiamò cauto, poggiandole con dolcezza una mano sulla spalla - È... una storia personale?»

La ragazza rimase un attimo in silenzio, prima di prendere un enorme sospiro e strofinarsi gli occhi; si tolse le mani dal volto, rivelando gli occhi rossi e un po' lucidi, e si schiarì la voce.
«Due mesetti prima di entrare qui, quindi più o meno a metà estate, ho fatto il mio diciottesimo. Avevamo organizzato una festa in famiglia il fine settimana dopo, dato che il giorno giusto avevo festeggiato con gli amici. Il mio ragazzo, Marco, con cui stavo da due anni buoni, mi scrive la mattina stessa dicendomi che non si sarebbe potuto presentare. A quel punto, decido di recarmi a casa sua, per capirne il motivo. Sai, era uno dei giorni più importanti per me, e avendomi sempre promesso di esserci, in quel giorno particolarmente intenso, avrei gradito capire cosa l'aveva fatto tirare indietro. Non... non so dire se sia stato un bene saperlo o se fosse meglio rimanerne all'oscuro.» mormorò, prima di bloccarsi per reprimere i singhiozzi.

𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈 || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora