𝐂𝐈𝐍𝐐𝐔𝐄

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𝐐uando i ragazzi furono richiamati sulle gradinate, Desiree seguì distrattamente le assegnazioni delle buste, nelle quali fortunatamente quella settimana non fu coinvolta.

Finalmente Giacomo fu effettivamente messo in sfida, ma non fu comunicato contro chi.
Ci fu poi una questione scottante riguardo una sfida lanciata a Mirko - rifiutata dalla Celentano dal momento che il suo alunno aveva maglia sospesa - e girata a Christian. L'intervento telefonico della Celentano, però, fu per incitare Carola ad offrirsi volontaria.

Per quanto si sforzasse, Desiree non riuscì a seguire i discorsi e le lamentele dei ballerini che contestavano o insistevano per fare la sfida, e fissò il vuoto più o meno per tutto il tempo, vagando con la mente e ripassando tra sè e sè il testo di We don't talk anymore.

«Desi, - intervenne Maria, cogliendola totalmente impreparata - tu che dici?»

«Di cosa?» chiese confusa.

«Della sfida di Giacomo.»

«Oh, sì, certo, beh... - iniziò in difficoltà, prima di riordinare le idee - Credo che se lo meriti. Dopotutto, è qui ma non davvero, e merita di ottenere il banco perchè ha tanto da dire.» fece, senza voltarsi verso il ragazzo che però sapeva la stava guardando di sicuro con quello sguardo riconoscente che aveva spesso.

«A volerlo qui è Rudy, e deciderà lui lo/la sfidante. Se fossi tu?» domandò, mettendola in una posizione che lei non aveva minimamente pensato di assumere.

Rimase zitta un attimo.
Era anche possibile: a Rudy lei non piaceva, aveva tutti i motivi per decidere di metterla in sfida con Giacomo.
«Beh, mi dispiacerebbe un mondo, perchè io credo che meriti di stare qui, ma nel caso dovessi essere io lavorerò per me; mi dispiacerebbe non poter fare il tifo per lui, ma dovrò pensare solo a me stessa in caso di sfida.» spiegò, e stavolta alzò gli occhi sul cantante seduto su uno dei gradini più bassi alla sua destra, che le sorrise rassicurante come a dire che non se la sarebbe presa.

Maria presentò anche la sfida di Flaza, mostrando la sfidante Gea e chiedendo pareri qua e là, quindi lasciò i ragazzi.

Desiree si sedette al pianoforte per scrivere qualcosa.
Avrebbe dovuto presentare un inedito, e voleva parlasse di sè: per questo, doveva innanzitutto essere solo voce piano, dal momento che lei era voce e piano.

Sfiorò qualche tasto, a sentimento, per cercare una bella melodia, ma al momento venivano solo le parole, che scrisse sul blocchetto in modo piuttosto disordinato per la rapidità - non poteva prendersela comoda o avrebbe rischiato di dimenticarsi di pezzi -, senza la musica da accompagnamento.

Sei tu la causa delle mie cicatrici.

Ci doveva essere quella frase nella canzone.
Da qualche parte doveva ficcarla, nel ritornello o tra le strofe, ma doveva esserci.
Doveva essere l'emblema della sua musica: il dolore.

Sospirò esasperata, poggiando il capo in avanti sui tasti del pianoforte, schiacciandone un paio e componendo quindi una strana scala di note.

«Che succede?»

Alex stava passando dalle gradinate per dirigersi verso la sua stanza, e sentì inevitabilmente la sinfonia terribile causata dall'impatto tra la fronte della ragazza e i tasti.
Desiree voltò il capo verso di lui, senza però rialzarlo dal piano.
«Fatico a trovare una melodia per il mio inedito.» disse senza troppe cerimonie.

Il moro inclinò il capo e si avvicinò di qualche passo.
«Lo stai scrivendo?»

«Praticamente quasi finito, mi manca la musica. Voglio fare la versione voce e piano.»

𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈 || Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora