Capitolo 63

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SPAZIO AUTRICE ⚠️
Volevo ringraziarvi per i commenti e le visualizzazioni. Siete in tantissimi e il vostro sostegno è molto importante per me. Inoltre volevo comunicarvi che ho aperto una pagina su instagram dove verranno pubblicati video, piccoli spoiler dei futuri capitoli e perchè no, anche qualche sondaggio per rendervi partecipi. Troverete anche il trailer della storia🥰. Troverete il link qua sotto, detto questo vi lascio leggere il nuovo capitolo 🌙🖤

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P.O.V. Christian

Sto guidando, ogni secondo che passa divento sempre più nervoso. Non sto pensando a niente, voglio solo arrivare a scuola. Prego di trovarla lì, e se non sarà così, la cercherò fino in capo al mondo pur di parlare con lei. Mi fermo al semaforo, guardo la pioggia che cade sul parabrezza. Cazzo... è stata fuori con questo tempo. Mi torna in mente la sua espressione delusa e spaventata, era in uno stato confusionale. Non sapevo come gestire la situazione, mai avrei pensato ad uno scenario del genere. Tiro un colpo al volante
"Sono un coglione" dico maledicendomi. Mi prenderei a schiaffi da solo. Guardo lo specchio retrovisore, c'è la Maserati di Brian e affianco l'Audi di William. Sono tutti tristi, vogliono molto bene a Katherine. Non sono l'unico che c'è rimasto di merda quando ha urlato di non volerne più sapere di noi. Vogliono rimettere le cose apposto quanto me. Finalmente arrivo a scuola e vedo che anche i ragazzi parcheggiano accanto a me, pensavo sarebbero tornati a casa.
"State qua?" Chiedo
"Si, hai bisogno del nostro sostegno in questo momento anche se non lo vuoi dire" risponde William tirandomi una pacca sulla schiena. Lo guardo... e ha perfettamente ragione.
"E se non volesse vedermi?" Chiedo, non mi sono mai sentito così insicuro
"Beh allora vuol dire che aspetteremo fino a domani, davanti alla sua porta" risponde Brian
"E se ci rifiuta anche domani ci riproveremo il giorno dopo, ancora, fino a quando non ci perdonerà" continua Evan.
"Probabilmente ci manderà a cagare appena ci vedrà" dice William grattandosi la nuca.
"E me lo merito" borbotto, chiudo la macchina e ci dirigiamo verso il dormitorio. Ho tutti i muscoli tesi, non ho la più pallida idea di come reagirà. Lo schiaffo che mi ha tirato mi ha colto di sorpresa, non è da lei ma è come se in quel momento fossi diventato un estraneo. Fatto sta che sono pronto a subire qualsiasi cosa, la cazzata l'ho fatta e me ne assumo tutte le responsabilità. Ecco, sono davanti alla sua porta con i ragazzi dietro di me. Sono teso come una fottuta corda di violino. Prendo un respiro profondo e busso. Non risponde. Riprovo due volte ma niente. Ora cosa cazzo faccio? Potrebbe essere lì dentro e mi sta semplicemente ignorando, oppure non è ancora arrivata. E anche qua le opzioni sono due. Se non è qui sarà sicuramente a casa sua, ma mi stessi sbagliando e lei sta arrivando? O peggio ancora... se non avesse trovato un taxi per tornare a scuola e ora si sta facendo la strada a piedi e sotto la pioggia? Cazzo, sto uscendo fuori di testa. Mi appoggio contro la porta e rifletto sul da farsi. Ho il caos nella testa. Improvvisamente sento il vuoto dietro la schiena, se non avessi degli ottimi riflessi sarei caduto col culo per terra. La porta della camera di Katherine si è aperta, mi aspettavo di trovare lei e invece figuriamoci se va tutto come sperato. Guardo dentro, è buio.
"Controllate che non sia entrato qualcuno" dice Brian. Evan esamina la serratura, non ci sono segni di forzatura.
"Nah, si sarà semplicemente dimenticata di chiudere a chiave" dice. E certo, aveva la testa altrove. Oh merda, ora che ci ripenso... che cosa le avrà detto Xavier per convincerla? Il mio cervello sta andando a pittane con tutte le domande che mi sto facendo.
"Voi andate, io aspetto qua" dico ai ragazzi. Entro dentro, non mi fido di lasciare la camera di Katherine incustodita. Mettiamo caso che a qualcuno venisse la geniale idea di entrare e fottere qualcosa? Mi siedo sul letto di Elizabeth, se lei fosse stata qui mi avrebbe sicuramente ammazzato. William deve dirle la verità altrimenti finirà come me, non lo auguro a nessuno. Passano vari minuti, questa attesa mi sta facendo dannare. Sto valutando l'idea di andare a cercarla ma è come cercare un ago in un pagliaio. Sono due i posti in cui può andare ma non sai mai che strada possa prendere. Continuo ad aspettare, passa mezz'ora. Chiudo gli occhi e respiro profondamente per tranquillizzarmi. Mi sto seriamente preoccupando. Improvvisamente sento dei rumori, chiunque sia sta facendo fatica ad aprire la porta. Il mio corpo è pronto ad agire, aspetto di vedere chi è. Ecco che si apre e vedo Katherine entrare, tiro un sospiro di sollievo. Butta per terra le chiavi e si lascia cadere sul letto, Ehm... non ha notato la mia presenza. Ora si che sono nervoso, che cazzo faccio? Mi maledico per essermi cacciato in questa situazione
"Odio la mia vita" borbotta, questo è il secondo schiaffo della giornata. È bastata una frase per farmi sentire ancora di più una merda. Anche se mi butto giù da un ponte, non potrò mai rimediare al disastro che ho combinato. Sono un idiota. Punto. Mentre mi stavo insultando da solo nella mia mente, la lampada sul comodino illumina la stanza. Il suo urlo mi ha riportato di nuovo nella realtà. Ha la faccia terrorizzata, mi squadra da testa a piedi. Sospira sollevata e si ricorica. Possibile che qualsiasi cosa io faccia debba sempre, e dico sempre, avere un impatto negativo su di lei?
"Come sei entrato?" Chiede guardando il soffitto. Sembra molto stanca.
"Hai lasciato la porta aperta, sono entrato per evitare che qualche sconosciuto entrasse" rispondo. Non so da dove iniziare
"Sei qua per dirmi quanto ti dispiace? Oppure per dirmi le tue solite scuse? Ormai ti conosco... no aspetta... ho detto una cavolata. Credevo di conoscerti" dice, sono veramente fottuto. Non c'è nessuna emozione nelle sue parole, sapevo che ha sempre tenuto nascosto il suo vero carattere ma allo stesso tempo non mi aspettavo tutto questo. Sono abituato alla Katherine sorridente, gentile con tutti... ed essere la causa di questo cambiamento non fa altro che accrescere i sensi di colpa.
"So che sei arrabbiata con me. Mi dispiace per quello che hai visto" rispondo, è l'unica cosa che sono riuscito a dire.
"No, non sono arrabbiata. Sono delusa. Non dovevi mentirmi, sai che odio le bugie. Ti ho dato tutta la mia fiducia fino all'ultimo, ma poi... questo è quello che ho ricevuto. Quello che ho visto, come lo definisci tu, era un combattimento tra belve. Neanche gli animali si distruggono così. Mi chiedo se tu sappia la differenza tra giusto e sbagliato. Non faccio altro che pensare a fin dove ti saresti spinto. Se non avessi visto tutto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto. Mai avrei pensato di vederti ad un incontro illegale. Ho cercato di capirti, fino in fondo. Ti ho dato mille possibilità per potermi dire la verità, se me l'avessi detto tu... avrebbe fatto meno male" Dice tutto d'un fiato. Ha la voce che trema ma ha detto ogni parola con decisione, e sono proprio queste le parole che mi hanno appena fatto crollare il mondo addosso. Mi sto pentendo per ogni cosa, dal primo momento in cui ho messo piede sul ring fino ad oggi. Se sapevo che sarebbe andata in questo modo avrei smesso anni fa.
"Ho sbagliato, lo so. Non posso più tornare indietro ma sappi che se non ti ho detto nulla è perché non volevo vederti in questo fottuto stato! Stai soffrendo per colpa mia, e mi maledico per questo. Non so come guardarti in faccia perché mi sento una merda. Ti ho mentito più volte tradendo la tua fiducia e sto subendo le conseguenze. Sappi che non ho mentito perchè non mi fidavo di te ma perché pensavo che saresti scappata appena avresti scoperto questo lato di me. Ho cercato di cambiare per te e cazzo, ero pronto a mollare tutto pur di essere degno di poter stare al tuo fianco. Le scuse non serviranno a niente lo so, alla fine sono sempre stato io quello che ti ha fatto soffrire di più. Non voglio perderti... non posso. Sei la cosa più preziosa che ho, ti chiedo un'ultima possibilità per poterti dimostrare che..." faccio una pausa per raccogliere tutto il coraggio che ho per buttare fuori le ultime parole
"che ti amo" dico con la voce roca. Sono scioccato da me stesso, non so cosa mi sta succedendo... mi sento la gola secca e e la temperatura corporea elevata, come se fossi un forno. Chiudo gli occhi per realizzare quello che ho detto, non mi pentirò mai di essermi messo a nudo in questo modo. Sono pronto a ricevere qualsiasi sua risposta, che sia negativa o positiva non importa. Aspetto un attimo, magari sta pensando a cosa dire. Passa un minuto ma niente, c'è un silenzio molto imbarazzante. Sarà scioccata o incazzata con me?
"Katherine?" La chiamo ma non risponde. Mi alzo dal letto e mi avvicino a lei.
"No ma questa è veramente una presa per il culo" borbotto stanco, ha gli occhi chiusi e sta dormendo beatamente. C'è... io mi sono appena dichiarato... e lei non ha sentito un cazzo di quello che ho detto. Stringo i pugni, è tutto surreale, non ho mai avuto tutta questa sfiga nella mia vita. Forse, il destino vuole che le cose vadano così. Forse non siamo destinati a stare insieme. Forse tutto deve rimanere così com'è. Detesto le incertezze. Appoggio la mano sulla sua guancia, ma che... spalanco gli occhi.
"Cazzo ma tu scotti!" Dico ad alta voce, le tocco la fronte. Sta bruciando
"Katherine!" La scuoto con la speranza che si svegli e la preoccupazione sale quando non ottengo nessun segno da lei. Accendo la luce del lampadario, dio santo, è tutta fradicia per colpa della pioggia. Ha le guance rosse ma le sue mani sono congelate. Se non faccio qualcosa peggiorerà sempre di più. Corro in bagno per prendere un asciugamano. Lo avvolgo attorno ai suoi capelli e li asciugo. Ora arriva la parte difficile, non posso lasciarla con i vestiti bagnati quindi mi tocca spogliarla. Mi odierà per questo? Probabilmente sì ma tanto ormai peggio di così non può andare. Le tolgo le scarpe, la giacca e la felpa lasciandole la canottiera e i pantaloni. Mi gratto la nuca, non c'è la faccio. Non è la prima volta che vedo un corpo femminile nudo ma con lei è diverso. La rispetto e non mi permetterei mai di approfittare della situazione. Dove cazzo è Elizabeth quando serve? Avanti Christian, se non lo fai tu chi lo farà?  Prendo il primo pigiama che mi capita. Le tolgo I pantaloni e la canotta, fortunatamente  l'intimo è asciutto. Le metto velocemente i vestiti asciutti e la copro bene con le coperte. Ritorno in bagno e cerco qualche medicina da darle.  Improvvisamente sento dei colpi di tosse, torno da lei velocemente. Finalmente si è svegliata, l'aiuto a tirarsi su. I suoi occhi sono semi aperti e non sembra cosciente al 100%.
"Tieni, bevi questa" le dico porgendole la pastiglia ed una bottiglietta d'acqua. Fa come le dico, appoggia la testa sul mio petto
"Non... non mi lasciare sola" dice a bassa voce. Sì, non è in sé. Ora ho la conferma. Nonostante la situazione sorrido
"Sono qui" rispondo accarezzandole la schiena. Aspetto che si addormenti di nuovo e la rimetto coricata, devo farle abbassare la febbre. Trovo un panno, lo bagno con l'acqua fredda e glielo metto sulla fronte. Spero che la medicina faccia effetto. Mando un messaggio a William e un secondo dopo sento bussare alla porta.
"Sì entrate" dico
"Come sta?" Chiede William
"Per niente bene, le ho dato qualcosa per farle scendere la temperatura. Bisogna vedere come passerà la notte" rispondo senza staccare gli occhi da Katherine. 
"Avete parlato?" Chiede Evan
"Non voglio pensarci. Ora quello che mi importa è che lei stia bene. Io rimango qui, voi andate a casa" dico
"Rimango anch'io" rispondono all'unisono tutti e tre.
"Facciamo così, noi stiamo in camera tua, per qualsiasi cosa ci chiami okay?" Propone William
"Siete sicuri?" Chiedo, vorrei insistere per farli andare a casa ma sanno essere molto testardi
"Ovvio" risponde Brian. Se ne vanno subito dopo e cala di nuovo il silenzio. Avvicino la sedia al suo letto e mi siedo. Mi aspetta una lunga notte.

P.O.V Katherine

Appoggio la testa sul finestrino e guardo fuori. Io lo sapevo. La mia mente mi diceva di non fidarmi, come al solito ci sono ricascata. Perchè diavolo non ho ascoltato il mio cervello? È quasi una routine ora mai. Mi fido, mi affeziono, le persone mi deludono e il mio cuore perde un pezzo. Mi sento tradita. Gli ho dato così tanta fiducia, sapevo che non dovevo aprirmi. Sono caduta così tante volte... non ho imparato niente dai miei errori. Ho tutto in subbuglio, mi sento così sola. Le persone a cui tenevo di più mi hanno mentito senza troppi problemi. Per proteggermi dicevano, non ne ho bisogno, l'unica cosa che desideravo è di non essere tradita o non di essere messa continuamente all'oscuro. Volevo delle certezze, poter avere qualcuno su cui contare nel momento del bisogno. Credevo di aver finalmente trovato la luce, invece era tutta un'illusione. Sento il cuore così pesante e triste, tanto quanto la mia mente, troppo piena di rabbia e delusione. È tutto un miscuglio di emozioni negative, emozioni che non dovrei provare. Ne ho passate tante ma nonostante tutto mi sono sempre rialzata con le mie forze. Ho 20 anni, dovrei essere felice come i miei coetanei, invece sono costantemente a pezzi. Ho creduto che per una volta potevo essere una ragazza normale con degli amici e delle persone con cui poter condividere dei bei momenti, invece dovevo semplicemente continuare come sempre, a testa alta e senza perdere tempo a crearmi delle certezze. Ho abbassato le mie difese e ne sto pagando le conseguenze. Mi accorgo delle lacrime che stanno per uscire, mi pulisco gli occhi. Non piangerò, non lo meritano. Fortunatamente sono arrivata a scuola.
"Grazie mille" dico al signore porgendogli i soldi. Scendo dalla macchina, sta ancora piovendo. Piano piano mi dirigo verso l'entrata del dormitorio.
"No... ditemi che non è vero" dico stanca, ci sono le macchine dei ragazzi parcheggiate. Non ne posso più, quale parte di "non voglio più avere a che fare con voi" non hanno capito? Non sono nelle condizioni di sostenere una conversazione con loro, voglio solo riposare. Salgo le scale con la voglia di vivere sotto i piedi. Giro l'angolo e entro nel corridoio dove si trova la mia camera. Stranamente non c'è nessuno, mi puzza un po' però va bene, anzi meno male.  Prendo le chiavi e le inserisco, ma che... la porta non si apre. Ci riprovo girando la serratura fino alla fine ma continua ad essere chiusa. Incredibile, non sono più capace a fare niente. Tiro fuori le chiavi e controllo di aver messo quella giusta, le inserisco di nuovo e giro dalla parte opposta. Finalmente la porta si apre, entro dentro. Non mi ricordo di aver chiuso le persiane, è buio e non vedo niente. Conosco a memoria la mia camera quindi trovo subito il letto e mi lascio cadere a peso morto. Non mi sono neanche tolta la giacca, dovrei fare una doccia e prendere qualcosa per far abbassare la febbre ma in questo momento non c'è la faccio. Vorrei solo riposare, sono stanca sia mentalmente che fisicamente.
"Odio la mia vita" borbotto sbadigliando. Mi fanno male tutte le ossa, come se mi fosse passato sopra un tir. Improvvisamente percepisco una presenza e mi sento troppo osservata. Ora sto pure delirando... mi allungo verso la lampada sul comodino e l'accendo. Pianto un urlo quando vedo qualcuno seduto sul letto di Beth. I miei occhi sono in po' offuscati, ci metto qualche secondo per mettere bene a fuoco. Quando capisco chi è mi tranquillizzo subito, credevo davvero che si trattasse di un ladro. Torno nella posizione di prima e cerco di tranquillizzarmi
"Come sei entrato?" Chiedo
"Hai lasciato la porta aperta, sono entrato per evitare che qualche sconosciuto entrasse" risponde Christian. Guardo il soffitto. Era inevitabile, mi avrebbe cercato per tutta la città pur di parlarmi.
"Sei qua per dirmi quanto ti dispiace? Oppure per dirmi le tue solite scuse? Ormai ti conosco... no aspetta... ho detto una cavolata. Credevo di conoscerti" dico, mi comporto raramente in questo modo. Ora, la ragazza buona e timida non c'è, non è il mio cuore che sta parlando.
"So che sei arrabbiata con me. Mi dispiace per quello che hai visto" risponde.
"No, non sono arrabbiata. Sono delusa. Non dovevi mentirmi, sai che odio le bugie. Ti ho dato tutta la mia fiducia fino all'ultimo, ma poi... questo è quello che ho ricevuto. Quello che ho visto, come lo definisci tu, era un combattimento tra belve. Neanche gli animali si distruggono così. Mi chiedo se tu sappia la differenza tra giusto e sbagliato. Non faccio altro che pensare a fin dove ti saresti spinto. Se non avessi visto tutto con i miei occhi, non ci avrei mai creduto. Mai avrei pensato di vederti ad un incontro illegale. Ho cercato di capirti, fino in fondo. Ti ho dato mille possibilità per potermi dire la verità, se me l'avessi detto tu... avrebbe fatto meno male" Dico, mi sento già meglio con me stessa. Se mi fossi tenuta tutto dentro come sempre mi sarei portata dietro il rimpianto di non essermi sfogata. Da adesso si farà così, quando c'è da dire qualcosa lo farò senza preoccuparmi degli altri. Devo diventare egoista e pensare solo a me perchè è così che smetterò di soffrire per colpa della gente.
"Ho sbagliato, lo so. Non posso più tornare indietro ma sappi che se non ti ho detto nulla è perché non volevo vederti in questo fottuto stato! Stai soffrendo per colpa mia, e mi maledico per questo" dice nervoso. Improvvisamente vedo il soffitto girare, il mio corpo diventa sempre più pesante. Sento un ronzio nelle orecchie; la voce di Christian è lontana, non capisco nulla di quello che sta dicendo. Mi lascio andare, i miei occhi si chiudono e la mente si spegne.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 24, 2022 ⏰

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