Capitolo 4

10.9K 340 5
                                    

P.O.V. Katherine

La campanella suona. Finalmente è finita! Esco dalla classe e vado verso la mensa per pranzare. Mi metto in fila e quando arriva il mio turno prendo il vassoio e vado a al mio solito posto. Mi siedo e rimango a fissare il cibo. Il menù di oggi non è uno dei migliori: penne al pesto, flan di cavolfiori e budino al cioccolato. È sempre la solita storia, mi siedo da sola, guardo il cibo, ne mangio neanche un terzo e vado via. Una voce mi risveglia dai miei pensieri
"Eccoti qui" cavolo, di nuovo lui
"Non mi sono dimenticato di te" sussurra nel mio orecchio
"Mi hai toccato, e non mi è piaciuto. Che ti serva da lezione" dice divertito. Non mi ero resa conto che avesse preso il mio vassoio fino a quando non me l'ha rovesciato addosso. Alcuni dei presenti ridono altri invece fanno finta di niente. E sono questi ultimi che hanno la colpa più grande, sono complici anche loro.
"Aspetta, manca la ciliegina sulla torta" dice una voce femminile. In men che non si dica sento qualcosa di liquido sulla mia testa. Frullato. Guardo la ragazza battere il cinque ad Aaron. Vanessa. Di nuovo umiliata, prendo lo zaino sotto lo sguardo divertito di tutti e corro fuori dalla mensa a testa bassa. Senza farlo apposta sbatto contro un muro fatto di carne e ossa. Non riesco a vedere in faccia chi ho urtato. Dalla fretta mi sono dimenticata di chiudere lo zaino, tutti i libri sono per terra. Li raccolgo velocemente.
"Scusa" sussurro. La persona dice qualcosa, ma io l'ho già sorpassata  e corro in bagno. Mi guardo allo specchio e scoppio a piangere. Butto lo zaino a terra e cerco di togliere tutto il frullato dai capelli. La maglia è tutta sporca. Perché a me? Cosa ho fatto per meritarmi questo? Non ho mai fatto del male a qualcuno e mai lo farò. Devo andarmene, ho bisogno di stare sola e... di una doccia ma non posso uscire così. Mi tolgo la maglia e la butto nel cestino, ormai anche se la lavassi non riuscirei mai a rimetterla. Meno male che ho sempre un cambio a portata di mano. Indosso la felpa e prendo il pettine dallo zaino per togliere tutto lo sporco aiutandomi con l'acqua. Mi faccio una treccia nonostante i capelli ancora bagnati  Mi metto lo zaino facendo attenzione alla spalla ed esco. Quando vedo chi è appoggiato alla parete a braccia incrociate sento il cuore fermasi: Christian Foster. Mi sta squadrando con gli occhi, ma il suo sguardo è serio, duro.
"Quando qualcuno ti parla si aspetta che tu risponda, ragazzina" dice. Accidenti che voce. Peró non capisco a cosa si sta riferendo. Lui è qua, dicendomi che dovevo rispondergli.... ma io non ci ho mai parlato. Aspetta un secondo... porca miseria è lui la persona contro la quale mi ero scontrata. Devo comprarmi un paio di occhiali così magari la smetto di scontrarmi con la gente.
"Scusami non volevo."  Rispondo con un filo di voce. Me ne vado a testa bassa. Sento il suo sguardo su di me, giro l'angolo e finalmente posso correre in camera. Mi corico sul letto piangendo. Odio la mia vita. Non ho mai visto un momento di pace, di felicità. Mi massaggio la spalla cercando di far passare il dolore, non finirà mai questo inferno. Non riesco a ricordare l'inizio di tutto ciò, non ho mai fatto nulla di male. Mi sono sempre fatta gli affari miei, ho sempre tenuto un profilo basso. I professori hanno notato qualcosa ma nulla è mai successo sotto i loro occhi, tranne oggi con l'insegnante di educazione fisica. La cosa che mi stupisce di più è il fatto che mia zia non sia al corrente di ciò nonostante conosca metà scuola. Ma loro sono furbi, minacciano chiunque osi parlare per questo nessuno ha mai detto nulla. Poi ovviamente c'è gente che se ne frega e mi viene da pensare come facciano a fare finta di nulla. Io se vedo una persona che viene aggredita verbalmente o fisicamente o anche se ha bisogno di aiuto, intervengo sempre. I miei genitori mi hanno insegnato da quando ero piccola di aiutare chi mi circorda. Quello che non capisco è perché Christian era fuori dal bagno delle ragazze? So di essermi scontrata contro di lui ma perché parlarmi? Poteva fare come gli altri, ignorarmi. Il mio telefono inizia a vibrare, guardo lo schermo... Zia Elena.
"Pronto zia?" Rispondo
"Amore come stai?"  
"Bene"
"Dimmi la verità, mi hanno detto che sei caduta e ti sei fatta male. Sicura di stare bene?" Dice rimproverandomi, cavolo.... certo che l'infermiera poteva tenerselo per sé.
"Si zia, non ti preoccupare. Comunque, grazie per aver parlato con il preside ahaah" dico cercando di cambiare discorso
"Oh Edward... sì non ti preoccupare, se hai bisogno chiedi pure a lui, gli ho già spiegato la situazione"  
"Ah sì sì, ho visto"
"Piccola, sicura che vada tutto bene? Mi sento in colpa per averti lasciato sola"  il suo tono è triste...
"Zia, non temere, sto bene. Non devi essere triste per me"
"Ti prometto che appena ne avrò l'occasione tornerò da te. Ora devo andare. A presto amore"
"A presto" chiudo la chiamata.
Mi faccio una bella doccia calda per rilassarmi e per lavarmi dallo sporco di prima. Continuo a pensare a Christian. Perché solo adesso noto la sua presenza? Cioè voglio dire, non ci ho mai fatto caso a lui e sicuramente neanche lui a me... però c'è qualcosa in quel ragazzo che mi attira e allo stesso tempo mi spinge a stargli lontano. Guardo l'ora, sono le quattro; ho bisogno di comprare dei colori nuovi per il corso d'arte, gli altri li ho lasciati a casa e poi erano quasi finiti. Prendo i soldi e la tessera del pullman. Dopo 20 minuti di viaggio arrivo davanti alla cartoleria. È come essere in un paradiso colorato. Gli scaffali sono pieni di bloc notes, fogli da disegno, pennelli... insomma tutto ciò di cui ha bisogno una persona che disegna. Come me. Compro il necessario, anche perché sarei capace di spendere tutti i soldi in colori. Torno al campus, non c'è anima viva. Meglio così. Per i corridoi incontro Christian con due suoi amici, li ignoro accelerando il passo, dopo quello che è successo sta mattina non riesco a guardare in faccia nessuno. Detesto stare così, ormai ci ho fatto l'abbitudine ad essere umiliata.

At Least YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora