P.O.V. Katherine
Sono in macchina con Christian, non ho idea di dove mi stia portando. È molto arrabbiato, la vena sul collo è gonfia e le sue mani stanno leggermente tremando. So cosa farà, temo solo che finisca nei guai per colpa mia. Arriviamo davanti a un cancello, siamo a casa sua. Parcheggia e mi prende di nuovo in braccio. Non so più se il mio stia per esplodere per quello che è successo o per questo.
"Perchè siamo qua?" Chiedo. Lui mi lancia un'occhiata infastidita
"C'è un medico che ti sta aspettando" risponde, si lo so che sono testarda. Ma io odio gli ospedali, ho dei ricordi tremendi. In più, non c'è nè bisogno, avessi qualcosa di grave non sarei mai riuscita ad arrivare in camera mia. Davanti alla porta d'ingresso c'è suo padre.
"Ti spiego tutto dopo, dov'è il medico?" Chiede Christian
"Sopra, in camera tua" risponde lui. Che figuraccia, chissà a cosa starà pensando adesso il padre. Guardo Christian con la coda dell'occhio, è arrabbiato si ma si capisce che è preoccuoato per me... caspita, ha pure chiamato un medico per me. Mi lascia sempre senza parole, i suoi gesti valgono più di mille parole. Il mio orecchio è appoggiato sul suo petto, riesco a sentire il suo cuore battere forte. Vorrei trovare il modo per farlo calmare... come quella volta che era arrabbiato nero perchè Aaron mi aveva quasi strozzato. Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi sono accorta di essere su un letto. Mi corico, dannazione... non l'avessi fatto. Ho un dolore assurdo alla schiena.
"Signori, vi chiedo di lasciarci soli" dice il dottore. Christian mi guarda per un attimo, annuisco come per assicurarlo che sto bene e se ne va con suo padre.
"Io sono il dottore James Green" dice presentandosi
"Katherine Wood"
"Dunque, mi dica che cos'è successo"
"Possiamo... saltare quella parte?" Chiedo, se ripenso a tutto mi viene un attacco di panico. Sono ancora scossa. Lui mi guarda perplesso, avrà già capito che cosa possa avermi ridotto cosi.
"Va bene, le chiederei di togliersi la maglietta cosi posso visitarla.". Mi tiro su, e cerco di sflilarla via. Non riesco ad alzare il braccio destro, ho il fianco che fa troppo male.
"Aspetti..." il dottor Green mi da una mano "accidenti..." vede i lividi, cavolo... ogni minuto che passa diventano sempre più scuri.
"Se tocco qua, fa male?" Chiede appoggiando le dita sulle costole di destra. Gemo dal dolore, è come se avessi un coltello conficcato.
"Provi a respirare profondamente" faccio come mi ha detto, fa molto male.
"Sento molto dolore" rispondo. Mi fa alzare e mi dice di piegarmi, continuo ad avere molto male. Mi ricorico
"Torno subito" dice, apre la porta ed esce. Colgo l'occasione per rimettermi la maglietta. Avrò sicuramente la costola rotta. Guardo i dettagli della stanza in cui mi trovo. C'è un sacco da boxe in un angolo, una scrivania con una console da gioco attaccata a un televisore da almeno 50 pollici. Le pareti sono bianche mentre il soffito è nero. Ci sono diverse cornici con delle foto che non riesco a vedere bene perchè sono lontane. Accanto al letto c'è una poltrona dall'aria molto comoda. Il medico assieme al papà di Christian. Mi porge un sacchetto con del ghiaccio
"Lo metta sull'ematoma. Allora... la signorina deve andare in ospedale a fare un esame radiologico, probabilmente avrà una costola rotta o incrinata e bisogna assicurarsi che ciò non causi lesioni agli organi e muscoli interni. Qua c'è l'impegnativa, le prescrivo anche degli antidolorifici da prendere a stomaco pieno. Per qualsiasi cosa sono a vostra disposizione, buon pomeriggio"
"La ringrazio dottor. Green, arrivederci" dico
"Signor Foster, è sempre un piacere rivederla"
"Anche per me, mi saluti la sua famiglia. Arrividerci", il medico se ne va lasciandomi con il padre di Christian. Si siede sulla poltrona e chiama qualcuno, nota il mio sguardo interrogativo
"Sto chiamando Alexander" dice. Chi??? Ah no aspetta, che sbadata. È il secondo nome di Christian
"Deve andare a fare una radiografia... no ci penso io... stai attento per favore... va bene..." chiude la chiamata e mi guarda. Mi sta mettendo ansia
"Andiamo, ti porto in ospedale." Dice, bene... mi sa che mi tocca. Non posso di certo contestare con lui
"Christian dov'è?" Chiedo, non voglio che si metta nei guai.
"È tornato a scuola, mi dispiace per quello che ti è successo"
"Grazie per aver chiamato il medico" dico, mi metto le scarpe. Mi porge il suo braccio, accetto volentieri il suo aiuto. Mi sento un po' a disagio, non lo conosco però mi sta facendo una bella impressione. Non dev'essere facile essere il padre di Christian ma si vede che hanno un bel rapporto. Mi fa aspettare un attimo, è andato a prendere la macchina. E che macchina ragazzi, una bella Lamborghini Urus bianca. Certo che i Foster hanno davvero un buon gusto in fatto di macchine... e anche molti bigliettoni. Salgo e andiamo in ospedale. C'è un silenzio imbarazzante tra di noi, non so che cosa dirgli.
"Bello vedere come a Jackson non sia bastata la lezione presa da Alexander" dice ridendo.
"Diciamo che è duro di comprendonio"
"Anche tanto, so di avere un figlio difficile ma se ti dice di smetterla... devi smetterla"
"Concordo pienamente" rispondo
"Posso farti una domanda?" Chiede
"Certamente"
"Cosa c'è tra te e Alexander?" Uh, questa domanda non me la sarei mai aspettata da lui. È molto diretto, ecco da chi ha preso Christian.
"Ehm... nulla" dico, sono rossa in viso
"Avrei giurato di si, non volevo metterti a disagio"
"No si figuri". Siamo arrivati in un ospedale in cui non ci sono mai stata. Parcheggia, a mia sorpresa scende anche lui dalla macchina. Pensavo mi avrebbe solo accompagnato
"Grazie per avermi portato, ma non..." mi si blocca il respiro, mi appoggio alla portiera. Cavolo, sono davvero messa male.
"Calma calma, non ti sforzare. Aspetta un attimo" va dentro e torna con un infermiere che ha con se una sedia a rotelle. Sta facendo davvero molto per me. Mi siedo ed entriamo, è davvero grande questo ospedale. Qualsiasi medico che passa saluta il signor Foster...se non ricordo male Christian mi aveva detto che investe nel settore sanitario, probabilmente è uno dei finanziatori di questo posto. Ecco perchè mi ha portato qua. Aspetto di essere chiamata per fare l'esame, spero non sia grave.
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At Least You
General FictionKatherine Wood è una ragazza che ha perso i suoi genitori quando era piccola. Vive con sua zia Elena, o meglio viveva. Sua zia parte all'improvviso lasciando Katherine da sola al campus della scuola. E come se non bastasse è tormentata da un gruppo...