P.O.V. Katherine
"Ragazzi oggi avete la prima ora libera, il professore di scienze non c'è" dice il bidello. I miei compagni di classe iniziano ad urlare e saltare di gioia, avevamo l'interrogazione.
"Andiamo fuori?" Mi propone Beth.
"Sì dai". Usciamo da scuola e ci sediamo ai piedi di un albero, il cortile della scuola è molto grande, ma nonostante questo è curato alla perfezione.
"Bella giornata vero?" Dice Beth
"Giá" concordo
"Che hai? Sei pensierosa oggi"
"È che... ultimamente stanno succedendo troppe cose insieme" rispondo. Ho la testa altrove.
"A che ti riferisci?"
"È tutto nuovo per me. Il campus, avere amici, stare lontana da mia zia..." dico sospirando.
"E i tuoi genitori?" Chiede senza pensare. Sento una stretta al cuore
"Sono morti" rispondo fredda. Beth spalanca gli occhi e batte la mano contro la fronte.
"Cavolo scusami... io non volevo..."
"Stai tranquilla, non potevi saperlo" le dico. Un rombo di motore attira la nostra attenzione. Dal cancello della scuola entra una macchina nera, da lontano mi sembra una ferrari. Che ci fa un auto del genere qui?
"Chissá di chi sará sta meraviglia" Dice Beth. La macchina entra nel garage della scuola. Dopo 5 minuti vediamo due ragazzi uscire dalla rimessa e man mano che si avvicinano riesco a riconoscerli. Ma quelli sono... William e Christian!Siamo rimaste a bocca aperta. Entrano a scuola sotto lo sguardo di tutti gli studenti. Sembrano dei vip.
"Ma come fanno a permettersi quelle macchine?" Dice Beth. Me lo sto chiedendo pure io. Di Brian so che proviene da una famiglia ricca ma loro due... non me l'aspettavo.
"A quanto pare hanno più soldi di quanto sembri." Guardo l'orologio al polso "É ora di andare in classe".Dopo 2 ore infinite di geografia suona la campanella. Oggi ho deciso di saltare la pausa pranzo, non ho fame e poi volevo andare a casa per prendere dei libri da leggere. Salgo in camera, mi faccio una doccia e vado a prendere il pullman. Sono sette fermate ma scendo alla sesta, ho voglia di camminare un po'. Quand'ero piccola la mia scuola era più vicina, zia Elena veniva sempre a prendermi a piedi così potevamo parlare e goderci la passeggiata. Potessi tornare a quei tempi... ero davvero felice. Strada facendo ho incontrato molte persone che conosco, mi fermo in una piadineria e compro da mangiare. Dopodiché arrivo finalmente a casa. Entro dentro e sento immediatamente l'odore di chiuso. Apro le finestre per fare entrare un po' d'aria. Mi sento triste, ero abituata a trovare mia zia appena tornavo da scuola... con quel sorriso che cancellava tutti i pensieri cattivi che mi portavo dietro. Mi siedo a tavola e inizio a mangiare, mi viene in mente il mio nono compleanno.
La zia oggi mi ha vietato di entrare in cucina. E io che la volevo aiutare con la cena, adoro vederla cucinare. È brava e mi sta insegnando un sacco di cose interessanti. La sento chiamare il mio nome.
"Arrivo" dico scendendo le scale di corsa. Entro in cucina e vedo una bellissima torta al cioccolato con delle candeline sopra.
"Auguri tesoro mio" dice la zia abbracciandomi. Oh mamma mia, mi sono dimenticata che oggi è il mio compleanno
"Grazie zia " dico asciugandomi le lacrime di gioia.
"Avanti spegni la candeline, ricordati il desiderio" . Penso bene e poi soffio sulla fiamma
Mi ricordo ancora il mio desiderio
Voglio che mamma e papà non smettano mai di vegliare su di me
Sento la loro mancanza, ogni giorno di più. Purtroppo ero troppo piccola quando se ne sono andati, avevo 5 anni. Sono passati 15 anni da allora, sono cambiate così tante cose. Lavo i piatti e salgo in camera mia. Prendo i libri e li metto nello zaino, trovo anche l'album con le foto mie e di Zia Elena, decido di prendere pure quello. Entro nella sua camera da letto: é come se non ci fosse mai stata qui dentro. Mi corico sul letto, posso sentire il suo profumo. Ancora non riesco ad accettare la sua partenza, una voce dentro di me mi dice che mi ha mentito, che c'è qualcosa sotto. Mi stringo il cuscino al petto e mi addormentoVengo svegliata dalla suoneria del mio telefono.
"Mmmhhh... pronto?"
"Kat dove sei? Ti ho cercato ovunque e perché non rispondevi al telefono?" Ma quante domande fa?
"Sono a casa mia e... stavo dormendo" dico sbadigliando
"Ah okay, domani passo da te così andiamo insieme"
"Va bene, a domani allora"
"Ciao"
Guardo l'ora, ho dormito per 2 ore. Chiudo le finestre, prendo lo zaino e esco di casa.Scendo dal bus, stavo camminando per il cortile della scuola quando mi sento afferrare violentemente dal braccio. Quasi non svengo quando vedo che è Aaron. Mi trascina dietro l'entrata dove c'è un muretto. Mi sbatte contro il muro e mi prende dal collo, la sue stretta è molto forte. Cerco di togliere le sue mani da me ma facendo così l'ho fatto solo arrabbiare
"Che cazzo hai detto a Foster? Questa volta ti uccido giuro" dice stringendo sempre di più
"N...niente" rispondo con voce strozzata
"NON DIRMI CAZZATE" Urla, la sua presa si fa più forte, mi sento immediatamente soffocare
"Non... non so di cosa stai...p...parlando. Ti... ti prego. Lasciami" dico piangendo, non riesco più a respirare. La testa mi sta girando ed è come se qualcuno mi stesse prendendo a calci sullo stomaco
"Se mi succede qualcosa per colpa tua sei morta" dice lasciandomi, scivolo sul muretto con la schiena fino a toccare terra. Tossisco in cerca di aria. Se ne va lasciandomi così, per miracolo riesco a tranquillizzarmi e arrivare in camera. Mi guardo immediatamente allo specchio, ho il collo rosso e la faccia terrorizzata. Mi cambio velocemente e mi metto sotto le coperte piangendo. Mi stava per uccidere... cos'ho fatto di male per meritarmi questo? Perchè a me? Piango in silenzio. Vorrei urlare per cacciare via questo terrore, potermi liberare da questo peso.
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At Least You
General FictionKatherine Wood è una ragazza che ha perso i suoi genitori quando era piccola. Vive con sua zia Elena, o meglio viveva. Sua zia parte all'improvviso lasciando Katherine da sola al campus della scuola. E come se non bastasse è tormentata da un gruppo...