Capitolo 49

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P.O.V. Katherine

Oggi è venerdi e sono un sacco in pensiero per questo pomeriggio. Chissà dove andremo e non so nemmeno come mi devo vestire, oddio che ansia... Beth è in camera mia che mi sta aiutando a trovare i libri.
"Pronta per oggi?"
"No!!! E se andasse male? E se sbagliassi qualcosa?"
"Hey rilassati, è un'uscita normalissima. Siamo sempre usciti con lui quindi non è una novità" dice Beth cercando di incoraggiarmi
"Si ma c'eravate voi, saremo... solo io e lui" dico diventando rossa
"Non voglio peggiorare la situazione ma se non ti interessasse nulla di lui non saresti qui a farti tutti questi problemi no?"
"Io..." non riesco a rispondere, mi ha messo alle strette. Ha... ha ragione, dannazione... ora si che mi ha complicato la vita. Il mio sguardo cade sull'orologio sul muro
"Andiamo altrimenti arriviamo in ritardo" dico cambiando discorso. Lo so, è da stupidi lasciare qualcosa in sospeso, ma non sapevo davvero cosa risponderle.  Usciamo dalla mia camera. Come se non bastasse oggi ho pure la presentazione del lavoro di storia. Spero che la professoressa si sia svegliata con il piede giusto, siamo fieri della nostra presentazione. Sono sicura che Xavier abbia studiato bene la sua parte quindi nulla dovrebbe andare storto. Ma dentro di me sono irriquieta, sento che succederà qualcosa. Magari è per l'appuntamento... non saprei. Ogni volta che ho una sensazione del genere non promette nulla di buono. Quando siamo quasi arrivate davanti alla classe mi ricordo di una molto importante.
"Cavolo il cartellone!" Dico schiaffeggiandomi la fronte, ecco perchè mi sentivo cosi leggera, sapevo di aver dimenticato qualcosa. Meno male che dietro di me c'era Xavier, cosi posso avvisarlo
"Xavier faccio una corsa in camera mia a prendere il lavoro, cavolo scusa me lo sono scordata" dico, ho davvero la testa su un altro pianeta.
"Vai tranquilla, ti copro io" risponde sorridendomi. La campanella è ormai suonata quindi arriveró in ritardo. Ma non importa, ci metterò 5 minuti. Corro per il corridoio e arrivo in camera mia più veloce del previsto. Facessi cosi anche a ginnastica avrei tutti 10.
"Ma dimmi te dove ho la testa" borbotto, lo prendo ed esco dal dormitorio. Prendo una scorciatoia, passerò per il retro della scuola. Prego solo che la professoressa non mi lasci fuori dalla classe per il ritardo, li si che mi sotterro. Proprio quando stavo per girare l'angolo mi imbatto nel mio incubo peggiore.
"Oh guarda chi c'è, dobbiamo smetterla di incontrarci cosi" dice Aaron ridendo, ma siamo seri? Con tutti i 500 alunni qui presenti proprio lui dovevo incontrare. Cerco di correre dalla parte opposta ma mi afferra dallo zaino. Me lo sfilo per sfuggire dalla sua presa ma non mi sono accorta che dietro di me c'era qualcuno pronto a fermarmi. No no no, come diavolo faccio ora?
"Dove sono i tuoi amici?" Chiede Aaron, ovvio che chiede di loro... fossero qui con me sarebbe stato molto diverso.
"In... classe" rispondo
"Ti è andata male orfanella" dice avvicinandosi a me. I suoi compagni mi tengono ferma dalle braccia, non ho via di scampo. Sono una contro tre, non mi faranno del male vero?
"Lasciatemi andare!" Urlo, sto per avere un mancamento per il panico che mi sta salendo. Mi dimeno ma nulla, hanno delle prese di ferro
"Urla quanto vuoi, non può sentirti nessuno" dice Aaron sorridendo.
"Ti prego Aaron, non ti ho fatto niente. Perchè continui a comportarti cosi!"
"NON MI HAI FATTO NIENTE?! PER COLPA TUA HO PERSO LA MIA SQUADRA, SARÒ BOCCIATO PER LA SOSPENSIONE DEL CAZZO CHE MI HAI FATTO PRENDERE. MIO PADRE SI È FATTO UNA FIGURA DI MERDA CON IL PRESIDE E ORA SONO LO ZIMBELLO DELLA SCUOLA!!" urla a un centimetro dal mio viso, chiudo gli occhi. Se pensa di avermi spaventato a morte... c'è riuscito perfettamente. Mi tremano le gambe dalla paura.
"E ora pagherai per tutto" sussurra, sento un dolore alla guancia destra. Mi ha tirato uno schiaffo cosi veloce che non me ne sono resa conto. I suoi amici mi spingono fortemente facendomi cadere per terra. Cerco di rialzarmi ma Aaron mi dira un calcio sulle costole. È come essere colpiti da un camion, il respiro si blocca. Mi rannicchio su me stessa per proteggermi dai calci che arrivano uno dietro l'altro senza pietà. Non mi sento più il mio corpo, fatico a respirare e la vista si sta appannando. Aaron mi afferra dal collo per tirarmi su, ha il fiatone e qualche goccia di sudore sulla fronte.
"Adesso tocca a Foster, ma..." dice guardandomi compiaciuto " penso che per ora sia abbastanza" mi lascia e cado a terra a peso morto. Se ne va ridendo lasciandomi in condizioni critiche. Provo a rialzarmi ma mi fa male tutto quanto, il respiro sembra bloccato. Rimango li, a fissare il cielo, distrutta sia nel corpo che nello spirito. Sono una persona debole, senza coraggio. Altrimenti avrei fatto qualcosa, avrei combattuto... tossisco, sento delle fitte dolorosissime partire dalla schiena. Guardo il telefono per terra, è lontano da me... non provo neanche ad allungare il braccio perchè so già che mi farà tutto male. Chiudo gli occhi, sono stanca. Di tutto e tutti. Oggi doveva essere una bella giornata, invece sono qua... per terra a piangere. Improvvisamente nella mia mente compare zia Elena. Mi guarda sorridendomi e mi porge la sua mano
"Alzati tesoro, l'hai sempre fatto" mi dice. Il suo sorriso mi da sicurezza, forza. Prendo la sua mano... apro subito gli occhi. Ho il cuore che batte fortissimo, cavolo, sembrava reale. Le ho promesso che non mi sarei fatta abbattere da niente e nessuno, che mi sarei sempre tirata su, perchè il fondo l'avevo già toccato. Stringo i pugni, posso farcela. Provo a tirarmi su, stringo i denti dal dolore. Allungo il braccio per prendere almeno il telefono. Mi appoggio al muro per tenermi su, ho il busto a pezzi. Chiamo il primo numero che trovo, fortunatamente è quello di William.
"Pronto Katherine? Sono Christian" mi si gela il sangue a sentire la sua voce. Tutti tranne lui... sono paralizzata, non so cosa dirgli. Tossisco di nuovo, mi sento soffocare.
"Che succede? Dove sei?" Chiede
"Io..." la vista si appanna e perdo l'equilibrio cadendo di nuovo a terra.
"RISPONDI" urla lui preoccupato. Chiudo la chiamata, non ho la forza per parlare. Sto sudando. Forza Katherine, devi solo arrivare in camera tua, poi sarà tutto finito. Raccolgo tutte le energie e mi rialzo di nuovo, provo a camminare... è straziante. Dopo alcuni minuti di agonia riesco ad arrivare davanti all'ingresso del dormitorio. Ho il fiatone, più respiro forte e più ho male, spero di non avere qualche costola rotta. Fortunatamente c'è un ascensore, non sarei riuscita a fare le scale. Schiaccio il pulsante, le porte si aprono ed entro. Arrivo al mio piano, raggiungo la mia stanza. C'è un piccolo dettaglio, le chiavi le ho lasciate nello zaino che è rimasto fuori. Le mie gambe diventano di gelatina e crollo per terra, mi sento come un sacco da boxe. Guardo la stanza di fronte alla mia... sicuramente Christian verrà a cercarmi

At Least YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora