P.O.V. Katherine
Fisso la porta davanti a me. Improvvisamente tutto il coraggio che avevo prima è sparito. Non posso farcela, sarebbe stato decisamente meglio andare a Huston. Se quelle persone scoprissero che adesso sto qui mi tormenterebbero il doppio. Per fortuna non condivideró la stanza con nessuno. Sono sempre stata sola, senza amici e senza niente, quindi non è una novità. Lascio la valige e infilo la chiave guardandomi attorno. Davanti alla mia stanza ce n'è un'altra. Ho saputo che qui i dormitori sono misti, cosa a cui non trovo un senso. Con uno scatto la porta si apre. Entro dentro lasciando tutto fuori. Le tapparelle sono chiuse perció le tiro su trovandomi una bella vista. La mia camera si trova davanti al giardino del campus. Controllo che il posto sia ben pulito, sono fissata con l'ordine e la pulizia. Spero di trovarmi bene qui, voglio solo terminare i miei studi per poi andare a studiare medicina. Vado a prendere le mie cose fuori. Mi sa che ho esagerato con la roba, forse mi sarebbe convenuto fare due viaggi, le valige sono troppo ingombranti. Ehm... chissà chi sono i miei nuovi vicini. Ho due opzioni: posso andare a fare un po' di conoscenza o stare qui senza farmi notare. Opto per la seconda, meno persone mi conoscono meglio è. Nell'esatto momento in cui le sto spingendo dentro la porta di fronte si spalanca. Mi giro di scatto. Benissimo! Addio alla vita nell'anonimato. Dalla stanza esce un ragazzo... oh dio santo! È Christian Foster, il ragazzo meno raccomandabile della scuola e della città. È in questa scuola da poco ma ha già fatto parlare di sé. Gira con poca gente e nessuno osa parlargli o anche solo guardarlo. Se ne sta sempre in disparte con il suo gruppo, ma la cosa che attira di più in lui sono i suoi tatuaggi, ne ha ovunque... beh da quello che ho sentito. Indossa una maglia nera a maniche corte, con la scritta SUPREME, che lascia intravedere le braccia muscolose e tatuate e un paio di pantaloni bianchi strappati sulle ginocchia. Ha lo zaino sulla schiena... è mattiniero. Abbasso subito lo sguardo per paura di essere di nuovo presa di mira, lui sì che mi mette paura. Nota la mia presenza ma sembra non gliene importi nulla. Meglio così. Quando cammina per i corridoi tutto incappucciato sembra circondato da un'aura oscura, ma nonostante tutto è considerato uno dei ragazzi piú belli della scuola e non solo lui, pure i suoi amici. Sono sempre insieme. Al loro gruppo non si è mai aggiunto nessun'altro. Butto la prima valigia e fin qui tutto a posto. Trascino la seconda e... oddio la ruota si rompe! Cerco di sollevarla ma barcollo un po'. No, niente da fare è troppo pesante. Continuo a spingerla ma non ne vuole sapere di muoversi. Tutte a me devono succedere...
"Pff..." e adesso che faccio? Una mano si appoggia sul mio braccio spostandomi delicatamente. È lui! Quel contatto mi fa rabbrividire. Prende la valigia con facilità e la mette sul letto. Io rimango lì come una stupida con la faccia che si sta surriscaldando. Esce dalla mia camera guardandomi con i suoi occhi color ghiaccio facendomi sentire un po' in soggezione e se ne va. Ma cosa diavolo è appena successo? Chiudo la porta e mi siedo sulla sedia. Mi guardo attorno sentendomi subito fuori posto. Non è uguale alla stanza che ho a casa. Le pareti sono di un bianco avorio, tipo quelle di un ospedale. Cavolo! Mi sono dimenticata che devo andare dal preside per dirgli che sono arrivata. Prendo lo zaino ed esco. Seguo la cartina che è appesa al muro e vado nel suo ufficio. Busso, speriamo che ci sia qualcuno
"Avanti"
"Buongiorno signore" lo saluto educatamente entrando.
"Oh signorina Wood, vedo che è arrivata. È tutto a posto?" Mi chiede il preside Thompson.
"Sì signore" rispondo
"Dato che è già qui la informo che dovrà partecipare ad almeno 1 attività extra. Ecco l'elenco" dice porgendomi un foglio. Lo leggo e crocetto arte, è l'unica cosa che mi piace.
"Per qualsiasi esigenza non esiti a venire da me. Sua zia mi ha già parlato" dice. Mi mette ansia quando mi da del lei. Zia Elena e il preside Thompson sono amici di vecchia data. Andavano in classe insieme al liceo.
"Grazie mille signore. Arrivederci" lo saluto ed esco dal suo ufficio.
Tra poco è ora di andare a lezione. Mentre cammino per il corridoio mi guardo attorno sperando di arrivare a lezione sana e salva. Giunta davanti alla classe tiro un sospiro di sollievo. O almeno cosi credevo. Sto per entrare quando qualcuno mi afferra dalla cartella. A momenti non sputo il cuore dall'infarto che mi sono presa.
"Dove vai piccina?" Mi dice una voce. Oddio non di nuovo. Aaron Jackson. Questo essere mi sta rendendo la vita impossibile dentro questa scuola. È lui il capo del gruppetto che mi sta facendo diventare pazza
"Lasciami stare per favore" lo supplico.
"Eh no eh, ieri te ne sei andata senza chiedermi scusa e non si fa" dice facendo finta di essere offeso, cavolo... era lui la persona con cui mi sono scontrata ieri. Il suo aspetto può ingannare, insieme a Christian e i suoi amici è uno dei più belli della scuola, tutte le ragazze sognano anche solo di essere sfiorate da loro. Aaron è biondo con gli occhi azzurri. In altre circostanze avrei pure detto che sono bellissimi, ma stiamo parlando della persona più idiota, antipatica e senza scrupoli della scuola. Inoltre è il capitano della squadra di football della scuola quindi... secondo le oche questo fatto lo rende ancora piú attraente ai loro occhi. A me fa venire il voltastomaco.
"No, ti prego. Non l'ho fatto apposta giuro" Non posso sopportare di essere di nuovo umiliata. Mi prende dal braccio e inizia a stritolarlo, cavolo che male!
"Tu che supplichi? Pff... non faresti pena a nessuno perché tu sei nessuno. Non vali niente e meno male che i tuoi genitori non possono vedere il fallimento che hanno creato" sputa acido. Ed ecco che ricominciamo. I miei occhi iniziano pizzicare, non devo piangere. Non di fronte a questo essere.
"Ti ho per caso offesa? Avanti piangi come i bambini" dice strattonandomi. Non mi sento più il braccio. Mi dimeno per liberarmi dalla sua presa spingendolo ma ottengo l'esatto contrario. Me lo gira e un urlo esce dalla mia bocca. Dio che male. Tutti stanno guardano la scena e nessuno cerca di aiutarmi. Dopo tutto sono la sfigata della scuola, colei che va e viene da sola e che è derisa ogni giorno. Daltronde sono cose che succedono nella normalità, giusto? Tutti coloro che guardano senza fare nulla sono complici. Non dico che devo essere difesa ma almeno che rivolgano la loro attenzione altrove.
"Questo è per avermi toccato" mi sussurra all'orecchio. Continua a girarmi il braccio lentamente, mi sta facendo troppo male. Come minimo mi manderà all' ospedale con un braccio rotto.
"Jackson" sento la voce di qualcuno. Aaron allenta la presa ma non mi molla. Dietro di lui c'è il professore di educazione fisica.
"Se non lasci la ragazza ti sospendo, chiaro?" Dice il professore. Aaron sbuffa e mi toglie le mani di dosso ma prima di andarsene mi sussurra "Non finisce qui". Cerco di massaggiarmi la spalla, cavolo che dolore. Un lamento esce dalla mia bocca.
"Ti fa male?" Mi chiede il prof.
"Non tanto" rispondo mentendo
"Se vuoi vai pure in infermeria, lo dico io alla professoressa" dice. Raccolgo lo zaino che era caduto e mentre mi rialzo intravedo Christian. Sta fissando da qualche parte con uno sguardo spaventoso, mi pietrifico all'istante. Seguo la traiettoria dei suoi occhi e... sta guardando Aaron, che è con i suoi amici. Si gira inaspettatamente e per un secondo finiamo con il guardarci dritto negli occhi. Mi giro subito e vado in infermeria.
"Kat, che ci fai qui?" Mi chiede l'infermiera. Eh si, conosco pure lei perché è molto amica con mia zia.
"Mi... mi sono fatta male alla spalla" invento una scusa. Mi fa sedere sul lettino e me la controlla. Ho l'osso che si è leggermente spostato. Me lo fascia e mi consiglia di non fare troppi movimenti. La ringrazio e torno in classe. Busso
"Ah, è lei signorina Wood. Come sta? Il professore mi ha detto che era in infermeria" mi chiede la prof. di francese.
"Sto bene professoressa" mento. In realtá ho un male allucinante. Vado a sedermi all'ultimo banco e come sempre sono l'unica a stare senza un compagno vicino.
"Oh ma guarda chi è arrivata, come va la spalla?" dice una voce. Vanessa, un'altra di quel gruppo nonché la fidanzata di Aaron. Quei due insieme sono il male in persona. Vanessa non passa di certo innosservata, ha l'aspetto della classica ragazza che si è portata a letto mezza scuola. Schiamazza per i corridoi mettendo in mostra le sue curve con abiti stretti, da togliere il fiato... letteralmente. Mi chiedo se Aaron sia così stupido o lo faccia apposta a stare con lei. La ignoro, ormai le sue parole non mi fanno più effetto come una volta.
La prof inizia a spiegare ma viene interrotta di nuovo dalla porta che viene spalancata da Christian. Ma che ci fa qui? Non dovrebbe essere nel mio corso di francese da quello che mi risulta. Siamo entrambi all'ultimo anno solo che da quello che ho capito lui è ripetente per la seconda volta.
"Meglio tardi che mai signor Foster" dice la prof ma lui non risponde.
"Oh Christian, ti ho tenuto il posto." Dice Vanessa sbattendo le sue ciglia finte. Ci sono solo due posti liberi, quello vicino a lei e... il mio. Lancia uno sguardo ai banchi e quando vede quello vuoto accanto a me viene e si siede senza parlare. Tira fuori i libri e si mette comodo. Aspettate, questo è uno scherzo? Christian Foster si è seduto vicino a me, Katherine Wood, ignorando Vanessa Taylor? Non ci posso credere, questo sì che è un colpo di scena. La prof comincia a spiegare pregando di non essere interrotta di nuovo. La lezione è troppo noiosa. Con la coda dell'occhio guardo Christian. Ora che lo vedo da vicino mi rendo conto che le voci sono vere al 100%. A parer mio sono solo i tatuaggi e il suo modo di vestire che lo rendono un "bad boy". Poi non saprei, mai giudicare un libro dalla sua copertina.
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At Least You
General FictionKatherine Wood è una ragazza che ha perso i suoi genitori quando era piccola. Vive con sua zia Elena, o meglio viveva. Sua zia parte all'improvviso lasciando Katherine da sola al campus della scuola. E come se non bastasse è tormentata da un gruppo...