Capitolo 34

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P.O.V. Christian

Mio padre ha deciso di andare fuori a cena, è da un po' che non facciamo un'uscita insieme. Apro la finestra per prendere una boccata d'aria, sono ancora rincoglionito dai farmaci quindi non prendo l'antidolorifico. Fa un po' fresco perciò mi metto una maglietta bianca maniche corte e un giubotto di pelle nero. Esco dalla camera e vado in salotto, rimango sorpreso nel vedere mio padre vestito da persona "normale". Si è tolto il classico smoking e si è messo una maglietta nera maniche corte e dei jeans. Mi fa strano vederlo cosi... informale, riesco a vedere me stesso tra un paio di anni. Scendiamo sotto dove troviamo Brian ad aspettarci. Lui sale sul mercedes mentre mio padre sale alla guida delll'R8.
"Hai preso l'antidolorifico?" Mi chiede, è ancora preoccupato per me.
"Si" mento altrimenti inizierà a farmi la predica. Per adesso la spalla non mi fa male, la sento pulsare ma è sopportabile. Ho una soglia del dolore molto alta. Parcheggiamo davanti a un ristorante italiano ed entriamo.
"Buonasera, ho prenotato un'ora fa. Sebastian Foster" dice mio padre. Guardo il posto, è molto bello e accogliente.
"Prego accomodatevi" dice la cameriera con un forte accento italiano. Ci sediamo e apriamo il menu, d'un tratto mi viene in mente un ricordo a cui sono molto legato: la cena d'anniversario dei miei genitori ed ironia della sorte, era proprio in un ristorante italiano

Mamma e papá mi tengono per mano, la mamma oggi è molto sorridente. Adoro vederla cosi. Non ho capito bene, papà aveva detto qualcosa approposito del loro anniversario. Entriamo in un posto molto bello, mi sento molto al mio agio.
"Dove siamo?" Chiedo
"Oggi ceniamo fuori, ti piace la pizza vero?" Risponde la mamma
"Si tantissimo"
"Allora stai per mangiare la miglior pizza della cittá" dice papá scompigliandomi i capelli. Ci sediamo a tavola. Passa un po' tempo e finalmente arriva il mio piatto preferito. Mamma mi taglia la pizza cosichè non faccio fatica a mangiare. Mordo la prima fetta, mamma mia quant'è buona! Quando abbiamo finito i nostri piatti, papà prende la mano alla mamma e sorride.
"Non ho parole per descrivere quello che provo per te. Oggi sono 5 anni che siamo sposati ma sono 10 che ci conosciamo. E voglio dirti che tu e Alexander siete la cosa più bella che mi sia capitata. Ti amo e ti ameró per il resto della mia vita. Buon anniversario amore" dice papà dandole una scatoletta.
"Mamma che cos'è?" Chiedo cercando di vedere. Lei la apre e rimane a bocca aperta. È una collana d'oro con un diamante bianco piccolo. È molto bella, papà l'aiuta a mettersela, le sta benissimo. La mamma ha gli occhi lucidi e un sorriso brillante, si avvicina a lui e lo bacia. Io li guardo, contento di avere due genitori che si amano cosi tanto.

Erano cosi felici quel giorno, mi vengono i brividi. Il loro amore era cosi puro... è una cosa che non ho mai provato. L'amore è un sentimento bellissimo, ma quando succede qualcosa che tronca un rapporto... il dolore che si prova è enorme e mio padre ne é la prova. Da quando se n'è andata, la sua felicitá é morta con lei. Ogni volta che mi guardava aveva gli occhi spenti e il viso privo di emozioni. Lo vedevo piangere di nascosto per non mostrarsi fragile davanti ai miei occhi. Era distrutto, e io con lui. La mia mente viene catapultata in quel dannato ricordo che cerco di dimenticare disperatamente. Le sue urla, di supplica... mi sembra di sentirle di nuovo, come se fossero vicine.
"Alexander..." qualcuno mi sta chiamando, è una voce non chiara... sto lottando per non ricordare. Devo immediatamente pensare ad altro, non voglio soffrire... sbatto il pugno sul tavolo come per svegliarmi.
"Christian!" Dice mio padre alzando la voce. Che diavolo sta succedendo? La cameriera mi guarda spaventata e mio padre con rimprovero. Sento subito un dolore allucinante. Merda, ho usato il braccio ferito, stringo i denti.
"Amico stai bene?" Chiede Brian.
"Cosa c'è?"
"È da prima che ti chiamo, devi ordinare" risponde mio padre guardandomi intensamente. È come se fossi caduto in uno stato di trance.
"Prendo la tagliata con le verdure." Dico, mi alzo e prendo la giacca " vado a prendere una boccata d'aria". Esco dal ristorante e riempio i polmoni di aria. Ho le mani che tremano e il cuore che batte troppo velocemente, per non parlare della spalla. Questo è quello che succede quando non voglio ricordare. Mi appoggio alla macchina e chiudo gli occhi. Il vento mi colpisce il viso rinfrescandomi. Rilassati Christian, pensa a qualcosa che ti fa stare bene. Non so perché ma nella mia mente compare Katherine. Il suo sorriso, i suoi occhi verdi... il suo profumo. La sensazione che ho provato quando l'ho abbracciata; quella ragazza è capace di farmi provare cose che nessuna mi ha fatto provare. Percepisco i muscoli rilassarsi e il cuore battere lentamente. Mi sento meglio, piú tranquillo. Com'è possibile che pensando semplicemente a lei, io sia riuscito a calmarmi? Qualcuno si appoggia alla macchina accanto a me. Pensavo fosse Brian e invece è mio padre.
"A che cosa stavi pensando?" Chiede, la sua voce é leggera.
"A noi" rispondo. Lui sospira e guarda il cielo, sa di che cosa sto parlando.
"Manca anche a me figliolo, non c'è un singolo giorno in cui non penso a lei e mi maledico per avervi lasciati da soli quella sera" non parliamo quasi mai di mia madre, questa ferita non guarirà molto facilmente e nonostante siano passati molti anni fa ancora male.
"Lo sai che la colpa non é tua ma mia..." ribatto
"No Christian, so che pensi di essere il colpevole ma non lo sei. Eri troppo piccolo per sapere" dice mettendosi di fronte a me
"Smettila! Se non avessi aperto quella cazzo di porta lei sarebbe ancora con noi!" Dico alzando la voce, mi sto dinuovo innervosendo
"Christian..." cerca di dire qualcosa ma lo fermo. Devo calmarmi, non voglio rovinare questa uscita.
"Basta papà, chiudiamo il discorso qui. Finiamo bene la serata"

Mio padre é andato a dormire, domani deve ritornare in Italia. Nonostante quello che è successo la cena è stata divertente, ovviamente... c'ha pensato Brian. Tiro fuori una bottiglia di Whiskey e del ghiaccio. Un po' alcool è quello che ci vuole, vorrei uscire e andare in un pub ma non conosco bene Miami e abbiamo appena messo alle sbarre il capo dello spaccio della droga quindi... meglio stare a casa.
"Ti dispiace se mi unisco a te?" Chiede Brian posando il bicchiere accanto al mio
"Pensavo che fossi andato a dormire"
"E lasciare un amico che sta male? No, non mi sembra il caso" dice.
"Non sto male Brian" rispondo
"Invece si, lo vedo nei tuoi occhi... in piú, se tu non avessi niente mi avresti chiamato "idiota" al posto del mio nome" dice ridendo.
"Oggi é una di quelle giornate in cui ripenso a mia madre. Solo che questa volta é stato... intenso, senza freni. Quella parte della mia vita difficilmente viene a galla ma prima... non so come sia potuto succedere" dico bevendo in un colpo il contenuto del bicchiere
"Ti dico una cosa Christian. Non puoi cancellare i ricordi, devi viverli. Superarli. Tu ci pensi ancora perché pensi che sia colpa tua. Ecco perché" dice, Brian quando è serio sembra un'altra persona
"É colpa mia. Punto"
"No. Tu pensi sia cosi. E non possiamo fare niente per cambiare ció che pensi. Tu credi di essere colpevole no? Allora devi fare solo una cosa: perdonarti."
"Non ci riesco, non sai cosa si prova a vedere la propria madre morire davanti agli occhi" dico bevendo.
"Hai ragione, posso solo immaginare il dolore che stai ancora sentendo. Fatti aiutare, non chiuderti in te stesso amico. Ci siamo noi, c'è tuo padre. Lo sai che non ti volterrmo mai le spalle e che di noi ti puoi fidare ciecamente, quindi perchè ti ostini a voler fare le cose da solo?" queste sono le stesse cose che mi disse William un paio di settimane fa. Aiuto. Non so cosa significa, ho superato tutto in solitudine. Quando Xavier se n'era andato avevo capito quanto facessi affidamento sulle persone anzi che su me stesso. E mi è servito. Ora sono quello che son grazie a tutto ció che é successo.
"Perchè ho sempre fatto cosi. Ma hai ragione, grazie amico. Sicuro di voler diventare un pilota? Secondo me sei meglio come strizzacervelli" dico riempendo il bicchiere
"Nah, preferisco il volante alla penna."

P.O.V. Katherine

Sono seduta sull'erba, oggi ho intenzione di disegnare qualcosa. Prendo il bloc notes e la matita, lascio che sia lei a guidarmi. Non metto la musica, voglio sentire i rumori che mi circondano. Qui non viene quasi nessuno e per questo é il mio posto preferito. Silenzio e tranquillità regnano sovrani qui. Sto disegnando il volto di zia Elena, non so perché ho pensato a lei ma sta venendo molto bene. All'improvviso mi sento osservata. Mi guardo attorno, sussulto quando vedo Xavier appoggiato a un albero. È lontano da me ma posso vedere il fumo di una sigaretta e il suo sguardo su di me. Lo ignoro e continuo il mio lavoro. Passano dei minuti ma niente, ho ancora la questa inquietante sensazione. Alzo il telefono facendo finta di vedere l'ora ma guardo il riflesso... è ancora li che mi sta guardando. Sento il cuore accelerare, mi sto innervosendo. Ritorno a disegnare ma con la guardia alzata. D'un tratto sento dei passi avvicinarsi, oddio dimmi che non è Xavier ti prego.
"Oh eccoti qui, ti stavo cercando. Mi aiuti a studiare storia?" Pensavo che fosse lui ma invece mi ritrovo Beth. Faccio un sospiro per liberarmi dall'ansia.
"Stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma"
"No è che c'é Xavier che é da prima che mi osserva. È appoggiato all'albero vicino al muretto, non dare nell'occhio ti prego."
"Dov'è? Non lo vedo" dice Beth
"È li" rispondo indicandole con lo sguardo il posto, ma che diavolo... è scomparso!
"Beth... era li giuro" dico incredula
"Sei sicura? Magari te lo sei immaginato" risponde lei, no no ne sono sicura. Era li, lasciamo stare che è meglio. Andiamo in camera di Beth e le spiego le cose che non ha capito. Ci metto un po' perché la signorina qui ha deciso di dormire durante la lezione e non ha preso nessun appunto. Dopo 1 ora é già stanca
"Non c'é la faccio più" dice stiracchiandosi
"Dai che ti manca mezzo capitolo". Ho la gola asciutta a forza di spiegare, forse dovrei fare l'insegnante.
"Finito!!! Adesso andiamo a farci un giro?" Chiede Beth.
"Dove vuoi andare?"
"Non importa, mi basta fare una passeggiata" risponde.
"Conosco il posto perfetto"

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