P.O.V. Christian
Sento un urlo in corridoio e tutti, me compreso, si girano a guardare. Mai un momento di pace in questo carcere. È da quattro mesi che sono qua e giá mi sento soffocare. Meno male che William ha deciso di farsi mettere qui assieme a me altrimenti me ne sarei giá andato via da un pezzo. Fortunatamente conosco pure Evan e Brian, due miei amici di vecchia data. Uscivo con loro pure quando ero nella mia vecchia scuola. Dovrei essere lì se non fosse per un piccolo inconveniente. Non sopporto la gente che c'é qua, sopratutto le ragazze. Non fanno altro che cercare un modo per attirare la mia attenzione. Tutti pensano che io sia un puttaniere ma la veritá è che sto meglio da solo. Vedo Aaron che sta stritolando il braccio alla ragazza di stamattina; il suo viso si contorce in una smorfia di dolore, se continua così come minimo glielo romperà. Il professore di ginnastica si intromette minacciando di sospenderlo. Fossi stato in lui gli avrei tirato un pugno così forte da fargli scordare pure come si respira. Non è la prima volta che succede una cosa del genere, ma non posso intromettermi perché so già come andrebbe a finire, se faccio qualche cazzata qui dentro mio padre mi manda via da questa città e non deve succedere. Aaron la lascia spingendola, è uno sbruffone. Si crede intoccabile solo perché suo padre finanzia la scuola, fa tanto il figo mostrando i soldi che il paparino gli versa sul conto ma non sa che c'è gente piú ricca di lui qui dentro. Ah... potessi insegnarti le buone maniere a modo mio l'avrei giá fatto. La vedo prendere lo zaino, alza la testa e incrocia il suo sguardo con il mio. Si ricompone e va via correndo. Ho bisogno di una boccata d'aria da questo macello. Esco fuori dalla scuola e raggiungo i miei amici al solito muretto.
"Sei pronto per stasera?" Dice Evan euforico.
"Sì" rispondo secco. Ho proprio bisogno di sfogarmi.
"È tutto a posto?" Chiede Brian.
"Vai tranquillo, nulla di cui preoccuparsi. Solo... non esagerare" dice Evan riferendosi a me.
"Certo amico, stanne certo" risponde William con sarcasmo. Guardo l'orologio, è ora di allenarsi
"L'incontro è al Cosmo alle 22. Ci saremo io e William" mi informa Evan.
"Bene, ci vediamo dopo" saluto i ragazzi. Sono in ritardo per la lezione di francese, mi mancano degli argomenti da recuperare. Entro nell'aula senza bussare
"Hey Christian ti ho tenuto il posto" dice Vanessa schiamazzando. Non sopporto le persone come lei, quelle che ti vogliono per quello che hai e non per quello che sei. Oggi non sono in vena di sentirla parlare. L'unico banco vuoto è vicino alla ragazza dai capelli rossi. Mi siedo accanto a lei e tutti mi guardano a bocca aperta. Sento i suoi occhi su di me, gli occhi di tutti. Mi metto comodo e ascolto la lezione.A momenti mi addormentavo sul banco, meno male che ora c'é la pausa pranzo. Vado alle macchinette a prendere una bottiglietta d'acqua, mangerò qualcosa dopo l'allenamento. Qualcuno mi viene addosso facendo volare tutta la roba. Stavo per dargliene quattro ma quando vedo che è lei sto zitto. I suoi capelli sono sporchi di frullato, raccoglie la sua roba senza guardami
"Scusa" sussurra
"Ragazzina che succede?" Chiedo ma lei corre via senza degnarmi di uno sguardo. Sento la rabbia salirmi. Entra in bagno, ora l'aspetto fuori. Adesso mi sente, come si permette di non rispondermi? Poi cazzo, guardami quando ti parlo. Dopo 10 minuti eccola che esce con addosso una felpa e i capelli bagnati raccolti in una treccia. Rimango a guardarla, devo ammettere che è una bella ragazza.
"Quando qualcuno ti parla si aspetta che tu risponda, ragazzina" dico serio. Ho usato un tono che sembra minaccioso infatti la vedo sussultare.
"Scusa non volevo" dice a voce bassa. E di nuovo non ha alzato la testa. Che nervoso. Va via senza aggiungere altro. Questo atteggiamento mi manda in bestia. Guardo l'orologio, devo muovermi. Faccio un salto in camera per prendere il necessario per allenarmi. L'idea era quella di andare nella palestra della scuola ma ho bisogno del mio spazio. Prendo la mia moto e vado alla "ironlife". Parcheggio ed entro nello spogliatoio. Mi metto dei pantaloncini, fascio le mani e raggiungo il sacco da boxe. Faccio qualche flessione, poi dei piegamenti e infine salto sulla corda.
"Sempre qui?" Chiede una voce che riconosco subito. Steven, il mio primo insegnante di kick-boxing.
"Potrei dirti lo stesso" rispondo.
"Hai un incontro?" Mi chiede alzando un sopracciglio
"Sì"
"Figliolo, non smetterò mai di dirti..." Inizia a farmi la solita predica ma lo interrompo
"Sai perché lo faccio, ora devo allenarmi" dico iniziando a prendere a pugni il sacco. Sento i suoi passi allontanarsi e credevo se ne fosse andato, invece torna con una cintura para addominali e con dei guanti da passata.
"Allenati con me" dice salendo sul ring. Non me lo faccio ripetere due volte; lo raggiungo, metto i guantoni e iniziamo.Mi faccio una doccia e sono pronto per l'incontro. Sono le 21, qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire, sono Evan e William.
"È ora di andare" mi informano. Prendo il borsone e usciamo dalla camera. Percorriamo il corridoio pensando di non incontrare nessuno ma ci sbagliamo. Sentiamo dei passi, Evan e William si guardano allarmati. Davanti a noi compare lei, l'ho vista un po' troppe volte oggi. Appena ci nota sussulta e abbassa immediatamente lo sguardo. Evan sospira sollevato mentre io la seguo con lo sguardo mentre mi passa accanto. Non ha alzato la testa ed è letteralmente corsa via. Calmo Christian, non ti incazzare per una cosa del genere, hai altro a cui pensare adesso; ripeto nella mente. Usciamo dal dormitorio e prendiamo la macchina di William, un'audi a7 bianca. Dopo mezz'ora arriviamo al Cosmo. Parcheggiamo nell'area riservata al personale ed entriamo. L'odore di fumo e alcool innonda le mie narici. In questo "locale" si fanno incontri illegali, si organizzano scommesse e corse clandestine, giochi d'azzardo... tutto ciò che è al di fuori della legge. Andiamo nel camerino e mi cambio. Mi metto i pantaloncini, le fasce e sono pronto per combattere.
"Mi raccomando amico" dice Evan
"Quanto hai scommesso?" Gli chiedo
"Molto e la somma aumenta se riesci a stenderlo prima del 3° round" risponde. Annuisco. Guardo il mio avversario mentre avanza e gli spettatori che lo acclamano grintosi. Avrà massimo 30 anni ma sembra molto più grande.
"Oh cazzo è enorme" dice William riferendosi al tipo. Sì è un colosso ma ciò non significa che è più forte. Mi metto il paradenti, i guantoni e salgo sul ring insieme al mio rivale.
"Cos'è uno scherzo? Devo combattere contro un bambino colorato?" Dice prendendosi gioco di me e dei miei tatuaggi. Ha un forte accento russo, molti degli avversari che ho affrontato erano quasi tutti stranieri. Lo ignoro ma gli lancio un'occhiataccia. Aspetta che ti metta le mani addosso....
"Avete 3 round da 3 minuti. Che vinca il migliore" dice l'arbitro. Parte il fischio. Devo studiare il mio avversario prima di combattere, se è furbo farà lo stesso. Lo vedo lanciarsi verso di me ma riesco a ruotare il corpo per evitare il gancio. Mi attacca, mantengo la guardia alta riuscendo a parare i suoi colpi. È forte, ma punta più sui pugni che sulle gambe, non ha equilibrio. Un gancio mi sorprende, il suo braccio forte è il sinistro. Essendo grosso e alto cerca di chiudermi in difesa così non posso muovermi. Ora che ti ho studiato ti faccio vedere io chi è il pivello. Sto per attaccare ma suona la fine del 1° round. Vado ai lati del ring, i ragazzi mi raggiungono subito
"Ma che cazzo stai facendo? Non l'hai nemmeno toccato" Urla
Evan.
"Stai calmo, altrimenti ti meno al posto suo" gli dico incavolato nero. Bevo l'acqua
"Stendilo" dice William, ha già capito tutto.
La campana suona di nuovo, mi metto in posizione di difesa e quando avanza verso di me torco tutto il corpo e gli sferro un calcio rotante sulla gamba sinistra. Lui si abbassa e finalmente posso attaccare. Grazie a una serie di pugni lo stordisco ma non basta perché riesce a liberarsi. Con un'altro calcio frontale lo centro sul petto e perde l'equilibrio. Con tutta la forza che ho lo colpisco con un pugno sotto il mento, dandogli il colpo di grazia. L'avversario cade a terra, distrutto. Tenta di rialzarsi ma ricade sfinito.
" 5. 4. 3. 2. 1. KO!" Urla il pubblico insieme all'arbitro. Tutti esultano, mi avvicino a lui e gli sussurro nell'orecchio "Ora chi è il pivello?". Mi guarda in cagnesco e mi trattengo dal tirargli un calcio nelle costole. L'arbitro alza il mio braccio come segno di vittoria. L'errore che fanno coloro che mi affrontano è di sottovalutarmi. Scendo dal ring e passo tra la folla. Mi tirano pacche sulla schiena per congratularsi, mi scanso cercando di evitarle. Non mi piace essere toccato. Vado nel camerino e appena entro la prima cosa che faccio è guardarmi allo specchio. Merda, mi verrà un livido enorme. Ho lo zigomo gonfio, il bastardo mi ha preso bene. Mentre mi sto cambiando entrano William ed Evan
"Sei stato bravo" dice William congratulandosi
"ho affrontato di meglio" dico alzando le spalle.
"Scusa per prima ma se avessi perso sarebbero stati cavoli amari" dice Evan scusandosi. "Abbiamo raccolto 7 mila dollari"
"Pensavo di più" commenta William
"Pure io, ma siccome tra due giorni c'è una gara di macchine vogliono tutti puntare lì" spiega William
"Brian gareggia?" Chiedo
"Ovvio" rispondono all'unisono. Quel ragazzo non si tira mai indietro davanti a una competizione di macchine, e le ha sempre vinte tutte
"5 mila a te e il resto per altro" dice Evan dandomi i soldi.
"Tuo padre non si fa domande quando vede che il tuo conto aumenta?" Chiede William
"Con tutti i soldi che mi da non se ne accorge nemmeno" rispondo. È ora di tornare al campus, domani ho un compito e non ho nemmeno aperto il libro.
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At Least You
General FictionKatherine Wood è una ragazza che ha perso i suoi genitori quando era piccola. Vive con sua zia Elena, o meglio viveva. Sua zia parte all'improvviso lasciando Katherine da sola al campus della scuola. E come se non bastasse è tormentata da un gruppo...