Capitolo 9

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Una botta di bontà

Rilassarsi sul muretto dell'entrata del college era fantastico. Con le cuffie nelle orecchie, a ripercorrere la sua storia prima che la giornata finisse totalmente.
Frank adorava il tramonto. Gli dava pace.

Ritornava sempre a quand'era bambino. A New York sua nonna gestiva una scuola di arti marziali e lui era un suo studente. Suo padre se n'era andato quand'era piccolo, sparito durante una guerra. Era un soldato. Sua madre era riuscita ad arruolarsi per cercarlo quando aveva solo un anno e quand'era poco più di un bimbo di cinque anni, morì per salvare alcuni soldati. Per questo era sempre stato un ragazzo dolce e pacifista. La guerra l'aveva costretto a vivere con la nonna che lo spronava a dare sempre più del massimo. Mai in più vent'anni era stata fiera di lui.

La nonna era anziana. Ma tanto. E come succede spesso, un giorno dovette andarsene. Ricordò di essere crollato. Aveva rifiutato di essere adottato più volte, era cresciuto nell'orfanotrofio. E lì aveva conosciuto Will. Neanche lui aveva una bella storia alle spalle.
Un giorno, una famiglia canadese si era messa in testa che lo voleva con sé. E nonostante lui si fosse opposto, riuscirono ad adottarlo.

Ma non era un bambino normale. Rifiutava quella famiglia. Perché non era la sua. E dopo un anno, i suoi fratelli e i suoi genitori si stancarono di questo. Lì iniziarono i guai.
Iniziarono a trattarlo più come uno schiavo che come un figlio. Cominciò a mettere in atto gli anni di insegnamento della nonna.
E, come avrebbe fatto ogni adolescente sano di mente, scappò di casa. Visse per un po' da senzatetto, finiva per non mangiare per alcuni giorni. Poi incontrò degli uomini, cominciò gli studi e si sistemò.

«Ehi» Will si arrampicò raggiungendolo e Frank gli passò una cuffietta. Il biondo se la sistemò e guardò il sole con l'amico, ripercorrendo anche lui la sua storia.
Il tramonto faceva quell'effetto.

Aveva ricordi vaghi dei suoi genitori. Ma una cosa che non poteva nascondersi nel suo subconscio erano gli assistenti sociali che chiamavano la sua babysitter, una ragazzina di sedici anni scarsi, per parlarle. Quando lei tornò con le lacrime, lui era ancora un bimbo cuccioloso e le asciugò il viso con le manine paffute.
«Willy ora devi ascoltarmi» aveva detto. Non poteva dimenticare la voce spezzata della sua amica nonostante fosse ancora piccolo l'ultima volta che l'aveva sentita. «Questi signori ti devono portare con sé, ma ci vedremo presto. Promesso».
Non la rivide mai più.

Gli fecero delle domande sui suoi parenti anche se non si aspettavano granché da un bimbo di tre anni. Will infatti non gli disse niente di ché anche perché non parlava benissimo, ma non era stupido. Aveva capito che era successo qualcosa, ma non sapeva cosa. Fu portato in un orfanotrofio e crebbe lì. Quando aveva nove anni trovò un libro di testo di uno dei medici volontari. Tutto il personale lo cercava preoccupato e solo dopo tre ore una dottoressa lo trovò. E aveva quasi finito il libro.

Tutti ne rimasero stupiti. Lui gli sapeva già dire tutto, dopo una singola lettura. Fu così che scoprirono il piccolo bambino prodigio. C'era un ragazzo che già conosceva il suo talento e che l'aveva sempre aiutato a coltivare la sua curiosità sul corpo umano. E Will era sempre stato grato a Frank per questo. Era l'unico che gli era stato vicino quando aveva capito com'erano morti i suoi genitori. E l'unico che l'aveva consolato dopo che aveva scoperto che avevano sofferto tanto prima di morire.
Per questo si chiuse completamente in se stesso quando l'amico fu adottato.

I dottori lo fecero laureare a sedici anni. E dopo l'ultimo esame... Be' si é cercato subito un lavoro.

Una folata del vento gelido di dicembre li risvegliò dallo stato di trance in cui erano caduti.
Si tolsero le cuffie e scesero dal muro per dirigersi insieme a mensa.
Non parlarono, avrebbe rovinato quel bel momento di pace.
A mensa c'era un casino terribile, i ragazzi andavano da tutte le parti per prendere da mangiare.

Ma si sentirono a loro agio. Videro che Percy che sventolava la mano per segnalare il loro posto. Si sedettero con i loro amici. In quei mesi avevano legato abbastanza, tranne Jason: sembrava fare sforzi enormi per confessare la minima cosa di se. Frank pensava che fosse timidezza, ma per l'occhio da psicologo di Will era successo qualcosa nel suo passato. Ma non gli avrebbe chiesto niente, si sarebbe fidato di loro se e quando avrebbe voluto.

«Allora? Che si fa?» chiese Frank dopo cena. «Io andrò un po' in palestra» disse Percy prendendo una felpa dal mobile. «Io credo che andrò a letto» Will dormiva quasi in piedi e questo scatenò un paio di risatine dall'altro moro.
Jason e Frank si guardarono «Passeggiata?» propose il coach. «Passeggiata» rispose l'agente segreto.

«Forse passeggiata sarà il vostro sempre» disse Percy prima di cominciare a ridere. Jason lo guardò confuso mentre Will si batteva la mano in fronte. «Ringrazia che Jason non ha letto "Colpa delle stelle"» sospirò Frank prima di prendere la giacca che aveva poggiato sulla sedia e avviarsi all'uscita.

La palestra era buia e fredda, ma tirando pugni al sacco da boxe ci si riscaldava abbastanza. Percy tirò pugni molto forti, calci molto potenti. Aveva bisogno di sfogare l'ansia degli ultimi mesi e anche la rabbia. Jason era sempre chiuso in se stesso, non riusciva a sorridere spesso e al minimo contatto stava malissimo. Non riusciva a ottenere l'obiettivo che gli aveva chiesto Grover, non riusciva a svolgere il compito affidatogli da Hazel.

E poi si aggiungeva il problema dell'alcool! Per quanto potesse essere forte, Jason non riusciva ancora a negare un sorso senza pensarci due volte. Percy non poteva capirlo ma a scuola, anni prima, gli avevano parlato molto della dipendenza e sapeva che un solo sorso avrebbe potuto annullare tutti gli sforzi.
Non voleva dire niente a Will e Frank sull'alcolismo: non voleva che andassero a scavare nel suo passato e a dargli pacche sulle spalle. Percy poteva capirlo su questo. Non sapeva perché, ma immaginava come ci si sentisse quando le persone cercavano i traumi nel passato altrui.

Andò a prendere la maglietta di ricambio in un angolo nascosto da una piccola colonna.
Due secondi dopo si ritrovò a ringraziare quella colonna.

Demigods Passion Spies {HoO AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora