Capitolo 11

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Ciao amici

Si diffusero varie facce confuse all'ingresso del professore. «Sto bene, piantatela. La lezione si farà, ma non con me. Jackson?».
«Ci sono, ci sono!» esclamò Percy salendo sulla piccola piattaforma. Aveva fatto una corsa per arrivare in tempo e Frank, conoscendolo, non si stupí più di tanto.

«Forza, Jackson. Fai quelle mosse che ti ho mostrato in camera, molto lentamente mi raccomando» ordinò il professore di geografia. Percy lo guardò «Quella strana danza che mi hai fatto fare ieri sera? Quella che sembrava un rito satanico?» Frank lasciò che il capo cadesse sul petto, sbuffando, mentre i suoi studenti ridevano; rialzò la testa e annuì lentamente «Si, Percy. Quella...»

Mentre Percy faceva "La danza strana che sembrava un rito satanico", Frank spiegò quando e come andavano usate quelle mosse. Will rise, poggiato sullo stipite della porta della palestra. Continuava a chiedersi come fosse possibile che una scuola, un college, desse a dei ragazzi lezioni di combattimento. Autodifesa, okay, ma comunque combattimento.
Un "Buh" dietro di lui lo fece saltare per lo spavento.

Jason ridacchiò mentre il dottore si massaggiava il petto.
«Non farlo mai più, Grace» cercò di far calmare il suo cuore, ma non ottenne molto successo.
«Dovevi vedere la tua faccia.» Jason stava facendo uno di quei rarissimi sorrisi e Will decise che non sarebbe stato lui a spegnerlo. Si limitò a guardarlo male e a tornare nella sua precedente posizione; il suo amico decise di imitarlo.

Frank fece ripetere a Percy tutte le mosse con più velocità, così sembrò che il moro stesse combattendo contro l'aria. Il canadese si accorse dei suoi amici poco lontani da lì e lanciò uno sguardo furbo a Jason. Con un cenno del capo gli indicò il ring.
Jason scosse la testa freneticamente, ma quando Frank gli mostrò la fasciatura sulla gamba e gli mimò col labiale "Devi farti perdonare", capì che non c'era più niente da fare.

Anche perché Will se ne accorse e lo spinse nella palestra con forza, facendogli raggiungere i ragazzi.
Si mise accanto all'amico e guardò Percy che finiva di muoversi. «I ragazzi sono stanchi, queste sono le ultime ora della giornata. Hanno bisogno di un po' di svago» Frank ridacchiò.
Il biondo alzò gli occhi al cielo «Questa me la pagate sia tu che Solace».

Si tolse la felpa rimanendo con una maglietta a mezze maniche e diede gli occhiali a Frank. A un suo cenno, saltò nel ring.
«Ora i miei cari amici ripeteranno il combattimento. Il professor Jackson vi mostrerà la sua "danza", il professor Grace (che stiamo un po' sfruttando) come rispondere» spiegò il coach.

«Chi ti dice che io sappia rispondere?» chiese il biondo e Frank sorrise «Lo spero solamente».
E così cominciarono a lottare. Fecero movimenti insicuri, deboli, li callibrarono male per non mostrare a tutti quanto fossero forti in realtà. Alla fine, Percy stese Jason. Ovviamente il biondo l'aveva fatto vincere per mostrare ai ragazzi l'efficacia di quei movimenti, ma da quella posizione avrebbe potuto uccidere il ragazzo in quindici modi diversi.

E dall'occhiolino che gli fece il moro capì che anche lui ne era consapevole. Percy si alzò e senza pensarci due volte gli porse la mano, sapendo come avrebbe reagito il suo amico: un'occhiataccia e si sarebbe alzato da solo.

I tre professori sgranarono gli occhi: Jason l'afferrò e si fece alzare. Fece addirittura un piccolo sorriso.

La mente di Will viaggiò a mille chilometri orari. Non era la prima volta che Jason accettava un piccolo contatto fisico senza neanche accorgersene. Una pacca sulla spalla, una stretta di mano, si potevano mettere a braccetto, poggiarsi sulla sua spalla come se fosse un mobiletto... E quei sorrisi seppur rari erano comunque molto più frequenti rispetto a quando l'aveva conosciuto. La sua mente da psicologo formulò una teoria a cui già stava pensando da un po': odiava il contatto fisico per un trauma subito e loro lo stavano inconsciamente aiutando a superarlo.

Aveva scartato l'ipotesi che non era stato abituato al contatto da piccolo perché aveva visto come i suoi occhi si sgranassero leggermente quando veniva toccato. Come se stesse rivivendo un ricordo in un brevissimo lasso di tempo.

«Ho vinto!» esclamò il moro e Jason incrociò le braccia. «Solo perché non ho voluto distruggerti» si alzò un coro di “Ohhhhhh” dai ragazzi e Frank ridacchiò. Will alzò gli occhi al cielo, divertito: idioti...
«Jackson, ti distruggo» disse Jason assottigliando gli occhi e alla vista del solito sorriso strafottente dell'amico, sorrise e gli saltò addosso.

I ragazzi trattennero il respiro, ma si rilassarono quando la risata di Percy risuonò per tutta la palestra.
Il canadese e il dottore alzarono un sopracciglio contemporaneamente.

Una cosa é sorridere e accettare un po' di contatto fisico, un'altra é fare il solletico a un amico. I ragazzi cominciarono a ridere a causa della risata contagiosa di Percy. «Bastaaa!» esclamò il moro mentre Jason continuava a fargli il solletico. Il biondo si mise in ginocchio, lasciando libero l'amico. Percy ebbe il fiatone quando si poggiò sugli avambracci.

Gli studenti applaudirono. «SHIP! SHIP! SHIP!» esclamarono in coro. Jason si guardò intorno confuso mentre Percy arrossiva e scuoteva la testa, divertito da tutti quei ragazzi. Si alzarono e fecero scendere il silenzio poi Percy prese la parola e divenne l'idolo di tutti i ragazzi: «Filate nelle vostre stanze». Frank non disse niente e sorrise quando i ragazzi uscirono.

Mancava ancora un'ora di lezione, ma non importava.

Quei tre raggiunsero Will, che non si era mosso dalla porta. «Wow, Jason! Ci sai fare col solletico!» esclamò Percy. Jason sorrise leggermente «Che significa “ship”?» era stato isolato per cinque anni: per lui significava semplicemente “barca”.

I ragazzi si guardarono, Frank chiese «Okay che hai quasi trent'anni, ma come fai a non saperlo?». Will gli spiegò pazientemente cosa significasse, ma notò come Jason si stesse incupendo.

«Io... Io... Scusate.» disse allontanandosi da lì, triste in viso. Percy intuì che si trattasse della sua storia...

Jason sentiva le foglie secche che scricchiolavano a ogni suoi passo, il freddo pungente del vento che gli scuoteva il ciuffo.
Alzò lo sguardo davanti a sé e per poco non pianse.

Ricci castani. Occhi scuri. Carnagione mulatta.
«Grace» salutò.
Jason disse acido «Valdez».

Demigods Passion Spies {HoO AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora