Capitolo 22

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Il palazzo era abbastanza alto anche se aveva solo tre piani. Aveva un ingresso dallo stesso lato di quello del college e uno dal lato opposto. Le pareti erano tutte bianche e ovviamente piene di graffiti e scritte. Era circondato da un grandissimo giardino, come se fosse la villa di un riccone.

La musica si sentiva fin da fuori, le luci passavano per i balconi sul giardino e illuminavano l'erba. C'era già una trentina di persone: le donne avevano dei vestiti molto eleganti e colorati, gli uomini indossavano tutti gli stessi smoking neri.

Jason guardò Reyna e Luke ai suoi fianchi.
Lei indossava un lungo vestito nero, stretto ai fianchi. Alla base della lunga gonna, il colore si schiariva e passava da grigio a bianco. Aveva una sola spallina a destra cosparsa di piccoli brillanti da cui pendeva un altro lungo strato di stoffa, a mo di strascico. Sul fianco sinistro c'erano alcuni brillanti che richiamavano il motivo della spallina.

Luke invece indossava lo smoking nero di tutti gli altri presenti

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Luke invece indossava lo smoking nero di tutti gli altri presenti.
Tra i tre, Jason era il meno elegante ma le ragazze insistevano nel dire che era veramente un figo.

Aveva la camicia bianca con i primi due bottoni sbottonati, la teneva fuori dai jeans neri e la copriva con una giacca nera. Lui avrebbe voluto portare la cravatta, ma tutti gli avevano categoricamente ordinato di non osare neanche pensarlo.

Era circondato da pazzi.

Quando sentì la voce di Percy nell'auricolare fece un salto per lo spavento improvviso. «Leo aveva ragione: ci sono Ottaviano e Ethan nell'ingresso sul retro. Stiamo entrando in quello nascosto. Noi siamo quasi dentro, voi andate» Jason guardò i suoi amici e loro entrarono nel locale.

Come controllore c'era un uomo alto, la pelle era poco più scura di quella di Leo e i ricci neri erano tagliati corti. Indossava giacca e cravatta nere, con dei pantaloni neri e le scarpe del medesimo colore.
Jason si trattenne dal tirargli un pugno in faccia: Paolo, un ragazzo brasiliano, ex agente del CHB, tra gli ultimi a unirsi a Giove.
Era un carissimo amico di Annabeth e conosceva bene il biondo.

Quando passarono Luke e Reyna, Paolo gli lanciò una semplice occhiata.
Ma quando passò Jason, i loro sguardi rimasero incatenati finché il biondo non decise di guardare davanti a sé.
Paolo si portò una mano all'articolare «É qui».
«Perfetto» gli rispose una voce femminile. «Ci sarà da divertirsi» disse un'altra voce che diede i brividi al ragazzo.

Il pian terreno era stato allestito per essere come la sala di un ristorante: era pieno di tavoli ovunque, i camerieri andavano e venivano da tutte le parti, in un grande spiazzo vuoto varie coppie di esibivano a ritmo della musica proveniente dalle casse, poggiate ai lati del piccolissimo angolo bar dove si ordinava ogni tipo di bevande alcoliche e non, gestito da un paio di ragazzi.
Vari camerieri li guardarono mentre entravano, ma loro tre fecero come se niente fosse. Luke e Reyna andarono subito a ballare, Jason semplicemente si sedette su uno sgabello del bar.

«Posso aiutarla, signore?» chiese la ragazza dietro il bancone.
«Da quando mi dai del "lei", Lavinia? Pensavo che fossi una mia cara amica» le rispose Jason.
La ragazza dai capelli rosa sbuffò «Cosa vuole, signore?»
«Una lattina di Diet Coke, grazie. Senti ma alla fine Travis e Katie si sono messi insieme?»
La ragazza gli svuotò la lattina in un bicchiere di vetro continuando a guardarlo «Posso fare altro per lei?».

Il ragazzo fece uno sbuffo divertito, prese il suo bicchiere e salutò raggiungendo un tavolo vuoto. Un ragazzo lo raggiunse con un bicchiere in mano e Jason sospirò. «Questo lo offre quell'uomo laggiù» gli disse il ragazzo, poggiando il bicchiere sul tavolo. Il biondo vide un uomo poco più lontano che guardava nella sua direzione e alzava un bicchiere pieno di un liquido ambrato.

«Connor, ti dispiace dirmi la percentuale di whisky e quella di veleno?» chiese innocentemente. L'uomo più lontano fece un sorrisetto, quindi l'auricolare di Connor era abbastanza potente. Il ragazzo arrossí «80% di veleno...»
Jason si accigliò «Wow, credevo 85. Allora mi volete bene!»

Vide Giove girarsi di scatto verso una delle porte accanto al palco e il ragazzo capì che aveva sentito qualcosa. «Connor, vorrei ringraziare di persona il mio gentile donatore di whisky. Ti dispiace farlo venire?»
Giove si alzò e si diresse verso di loro.

Jason lo esaminò attentamente mentre si sedeva: i capelli erano bianchi ma avevano ancora delle sfumature gialle, appartenute alla folto chioma bionda che aveva l'ultima volta che si erano incontrati; gli occhi erano azzurro ghiaccio come i suoi, così simili ma allo stesso tempo così diversi perché in quelli dell'uomo brillava una scintilla di follia e furia omicida; il corpo non era esattamente magro ma non si poteva dire che l'uomo fosse grasso; indossava un anello con una saetta alla mano sinistra, abbinata al suo nome d'arte in ricordo del dio romano dei fulmini e il padre degli dei.

Il fatto che l'avesse chiamato Jason non gli rendeva le cose più facili: Giasone era un traditore, uccise sua moglie Medea dopo che lei l'aveva aiutato. Medea aveva ucciso i suoi figli perché lui aveva sposato la principessa di un'isola, ignorando altamente il fatto che quello fosse il suo secondo matrimonio.
Jason odiava il suo nome: gli ricordava chi fosse suo padre.

«Figliolo»
«Stronzo psicopatico»
E questi furono i loro saluti. Jason accompagnò la sua frase con un sorrisetto angelico e bagnò leggermente le labbra del liquido scuro del suo bicchiere.
«Ti vedo in forma» commentò Giove. Il ragazzo prese un sorso della sua Diet Coke, felice del fatto che non fosse avvelenata.
«Si, beh, mi ci é voluto un po' per riprendermi. Sai com'è: quando i tuoi amici ti tradiscono e tuo padre ti tortura praticamente a morte, non é molto facile tornare alla carica. Non subito almeno.»

«Ci può stare, ci può stare» l'uomo annuì, prendendo un sorso della sua bevanda. Jason bevve mezzo bicchiere in un colpo solo.
«Senti, i tuoi amici sono tutti dentro. Alcuni sotto tiro, altri... Be' sono tutti sotto tiro, solo che non lo sanno. Quindi facciamo una cosa rapida: chi altro c'è in questa sala?»

Jason avrebbe voluto mantenere il silenzio, peccato che in quell'esatto momento Luke fece una capriola per completare la danza.
Per tutti gli ospiti fu una cosa meravigliosa, ma per Giove fu motivo di grande gioia: quella era una capriola tipica di chi deve saltare sui laser.

Ogni spia ha i suoi modi di fare: il suo modo di tenere la pistola, i suoi posti dove nascondere le armi, i suoi modi di inseguire e i suoi modi di muoversi durante le missioni.
Era il difetto fatale di tutte le spie: ogni modo di fare era normale agli occhi dei civili, però era un segnale luminoso per tutti quelli come Jason e Giove.

In poche parole sarebbe stato più facile per Luke mettersi in testa un bel cartello "sono una spia".

Demigods Passion Spies {HoO AU}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora