𝓘𝓷𝓲𝔃𝓲𝓸 𝓢𝓮𝓬𝓸𝓷𝓭𝓪 𝓟𝓪𝓻𝓽𝓮

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THE GAME

Enjoy

Frank si sentiva come se avesse la testa sott'acqua. Sbatté le palpebre, gemendo, cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante nonostante lo strano intorpidimento che appesantiva tutto il suo corpo. Tossì, ma non sentì bene il suono che uscì dalla sua gola: era come se dei dischi di ovatta tappassero le sue orecchie. Ma cosa...

Cercò di sturarle compensando come fanno i sub. Funzionò. Cercò di regolarizzare il respiro. L'ambiente era umido... era forse sott'acqua?

No, che stupidaggine, non avrebbe saputo respirare sott'acqua! Tossì nuovamente, mentre un'aria strana riempiva i suoi polmoni.

Si guardò intorno. Era in una grande, molto grande e vecchia scatola di legno, senza apertura fatta eccezione per una porta e una finestra. Era vecchia e ammuffita, con l'aspetto di un posto che forse, un giorno, era stato più che gradevole, così lontano da quelle pareti ora ammuffite e le assi di legno scrostate e cigolanti.

Frank non si sentiva al sicuro dentro quella che aveva capito essere una casetta. Una casetta sull'albero per precisione, arredata poveramente solo con una scrivania. Era già stato in quel luogo senza però essercisi addentrato.

Ma quando...? Un'inquietante ricordo risalente a molte notti precedenti si materializzò tra i suoi pensieri confusi e mischiati. La casetta sull'albero. Il ricevitore.

Si girò di scatto. L'aria era stranamente densa, più dell'aria ma meno dell'acqua, e faticava un po' a muoversi. Il ricevitore era lì, a pochi pollici di distanza dalla sua mano sinistra, e ancora gracchiava qualcosa di incomprensibile. Frank lo spense del tutto, sbuffando.

Era certo che la voce che aveva invocato il suo aiuto non provenisse da quel ricevitore, ma più da lontano, molto più lontano. Uscire dalla casetta era il primo passo per raggiungerla.

Si alzò in piedi, sentendo cigolare le assi del pavimento. Se si trattava davvero della casetta sull'albero del sogno precedente, avrebbe dovuto far attenzione, scendendo, a non cadere. Più avanti avrebbe scoperto che cadere sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi.

Aprì la porticina e, cautamente, scese la scala di legno marcio, tremando ad ogni piolo, tranquillizzandosi un po' solo quando ebbe almeno un piede saldo a terra.

Guardò la foresta intorno a sé. Se l'era già figurata in testa mentre scendeva la scaletta, aspettandosi di vedere immensi alberi deformi immersi nell'oscurità più totale e radicati profondamente in un terreno spaccato e brullo come roccia. Non era un bel posto, certo, ma neanche così terrificante. E anche se lo fosse stato, a colpirlo non furono gli alberi alti, neri e attorcigliati né la terra dove di rado si vedevano tracce di verde, bensì il silenzio che aleggiava. Quello, non se lo aspettava. Non era un silenzio normale quello: in che razza di foresta non si sente neanche il cinguettio di un uccello o lo strisciare di un serpente? Era un silenzio strano, di morte.

Provò a compensare di nuovo per sturarsi eventualmente le orecchie, ma non funzionò. Ci sentiva più che bene.

Livello 1: Sphaere

Frank camminava da un po', stordito dalle sue stesse sensazioni, lacerate tra la paura dell'ignoto e il fascino con cui esso attrae i curiosi come il nostro protagonista.

Man mano che proseguiva, attorcigliandosi fra sentieri e scavalcando tronchi, Frank si accorse che non tutta la foresta era come il luogo iniziale. Alcuni posti erano più tetri, altri più tranquilli, altri ancora quasi invitanti al primo sguardo. Poi c'erano posti dove il terreno si mischiava il cielo e la dimensione di ogni cosa sembrava alterata. Frank non poteva dire di trovarsi in un luogo dantesco organizzato a livelli: era tutto così mischiato, così caotico.

E mentre rifletteva e cercava di farsi una mappa mentale di ciò che vedeva, uno strano brusio proveniva da una direzione indefinita, ma man mano che si faceva più forte iniziò ad accerchiarlo. Tante voci, acute, si sovrapponevano e si mischiavano, avvicinandosi a Frank. Il ragazzo iniziò a chiedersi cosa stesse accadendo, da dove venissero quelle voci e soprattutto perché fossero COSI' tante. Frank non amava essere circondato da troppe persone.

Ma fossero persone, quelle che lo stavano accerchiando. Erano tante palle, rotolanti, dagli occhi piccoli ed i denti aguzzi. Erano veloci, acute e maleodoranti. Ridevano, ridevano ad alta voce, alcune spiegavano delle piccole ali bordò e si precipitavano verso Frank dall'alto. Il ragazzo era terrorizzato, non tanto dall'aspetto dei piccoli mostriciattoli ma dalla loro quantità. Quella lo turbava.

Erano tanti, tantissimi, gli stavano venendo incontro, correndo incontro, si stavano precipitando addosso a lui ridendo, sghignazzando, migliaia, decine di migliaia di piccole voci acute. La sola vista lo soffocava.

Cercò di scappare, di fuggire, ma le creature non lasciavano libero un solo spiraglio. Una di esse, per prima, lo investì in pieno, aprendo la bocca enorme, soffocandolo con il tanfo della sua pelle marcia. Sembrava immensa.

Da lì, solo il buio. Frank si ritrovò sul pavimento della casetta, tossendo. Ma cosa...

Si tirò su, aprendo e chiudendo i palmi. Era... morto?

Ma no, era solo tornato al punto di partenza.

Al punto di partenza? Per quale motivo?

Ah giusto, le creature volanti che lo avevano investito. Erano davvero tante, troppe...

Frank era in procinto di uscire di nuovo, ma qualcosa sulla scrivania, l'unico mobile dell'arredo, attirò la sua attenzione.

Moltissimi fogli, alcuni gialli, logori, altri più chiari e nuovi, erano sparsi sulla scrivania, che aveva l'aspetto di quella di uno scolaro disordinato che aveva appena finito di studiare diverse materie. Incuriosito, Frank ne prese qualcuno, passando un dito sulla carta macchiata di inchiostro.

Erano fogli scritti a mano, le informazioni raggruppate in ordinate tabelle. Parlavano di creature peculiari, probabilmente quelle che si aggiravano in quel luogo così misterioso eppure così familiare. E dovevano essere davvero molte. Era in procinto di leggerne una quando si accorse che mancavano alcune part, se non addirittura pezzi di foglio interi. Ne selezionò alcuni integri, poi iniziò la sua lettura.

Dopo alcune schede, una in particolare lo attirò

Tipo di creatura: SPHAERE

Aspetto: Corpo sferico di colore neutro (marrone), no peluria, ali vermiglie, piccole dimensioni, grande bocca.

Luogo: Tutta la foresta, in particolare zona 3 e 5

Punti di forza: quantità, velocità

Punti di debolezza: Se isolati completamente il loro livello ostilità si abbassa al minimo

Livello ostilità: 4/10

Come sopravvivere: l'es..... s...... ma........ comu.....

La mancanza di quella che riteneva la voce essenziale (in questo caso sbiadita e cancellata) era purtroppo ricorrente in molte schede. Ciò agitava Frank, ma egli era deciso ad affrontare la situazione.

Afferrò più fogli possibili. Non poteva certamente portarli tutti, e non conoscendo sufficientemente le creature del posto né tantomeno il posto stesso avrebbe dovuto affidarsi al caso, scegliendo sia quelli nuovi che quelli più vecchi.

- Le appendo all'albero di Natale, quelle palle volanti rompiscatole- bofonchiò, scendendo la scaletta


ANGOLO AUTRICE

We popolo

Sono risorta dopo estenuanti settimane di studio con un nuovo capitolo. La storia sta prendendo vita... fatemi sapere cosa ne pensate qui sotto nei commenti!

SLEEP- FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora