Panna montata, notti estive, carta e luce

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ATTENZIONE: ciò che è scritto è frutto della mia fantasia, non voglio mancare di rispetto a nessun credo o idea religiosa. Buona lettura.

Gerard parlava lentamente, scandendo ogni parola che usciva da quelle sue labbra sottili. Frank era accoccolato a lui, in un abbraccio placido che ora era più lento, ora era più stretto nei momenti di maggiore tensione della storia.

Un assassino. Stai abbracciando un assassino.

Frank storse la bocca, serrando le palpebre. Quando Gerard aveva pronunciato la prima frase, era sobbalzato e i brividi avevano scosso ogni nervo del suo corpo. Aveva poi cercato di ricomporsi, nel tentativo di capire meglio cosa il biondo intendesse. Il sangue che era stato versato sembrava aver sporcato, deturpato e sciolto completamente l'immagine di un Gerard puro, casto, innocente come Frank lo aveva conosciuto e amato. Eppure, bastava guardarlo per capire quale fosse la sua vera natura.

Bastava osservare il suo viso roseo di cui era difficile delinearne i tratti in modo preciso, poiché illuminati da una luce bianca che abbagliava anche il suo elegante completo dello stesso colore,  quello di quella luce che aveva fatto rimanere Frank con le pupille dilatate e le labbra spalancate. Era un bianco così puro, nettamente in contrasto con quello del vuoto. Non sapeva di vuoto. Era un bianco che sapeva di sole, di tepore, di stelle, quelle che ti guidano verso la strada di casa, le uniche ad illuminare le tenebre dell'ignoto.

Era la stessa luce che brillava dietro gli occhi di Frank, dentro di lui. Ma lui ancora non poteva vederla.

Tuttavia poteva vedere quella di Gerard. Quando quest'ultimo si era girato nel sentir chiamare il suo nome, invocando quello del suo amato, correndogli incontro e stringendolo in un abbraccio che sapeva di vaniglia, caffellatte, erba fresca a sole, Frank non riuscì a distogliere lo sguardo dal già citato particolare piumato sulla schiena del biondo.

Due immense ali, candide e soffici, si distendevano in tutta la loro meraviglia, emanando anch'esse luce, che partiva dal rachide e gonfiava le barbe superbe. Frank seguì la loro curva , accarezzandole con gli occhi, mentre il suo amato lo stringeva con le lacrime agli occhi.

Quando lo aveva rivisto dopo tante peripezie, era rimasto troppo stupito anche solo per far uscire un solo accenno di suono dalla sua bocca. Poi, Gerard aveva iniziato a raccontare. Frank rimase in silenzio. C'era abbastanza tempo, a quel punto, per ascoltare.

Lo stupore non tardò ad arrivare, come l'indignazione. Subito ecco la paura, seguita dalla tenerezza, il tutto amplificato da quel pizzico di curiosità che si ha quando qualcuno sta narrando una storia particolarmente interessante. Quella curiosità che ti fa dire "e poi? E poi? Poi che succede?" . All'inizio c'era parecchia confusione; poi essa si affievolì, piano piano, ritirandosi come le onde dopo l'alta marea, lasciando spazio alla comprensione che arrivò solenne sulle note di Bohemian Rhapsody.

Frank restò in silenzio, accoccolato a Gerard come descritto all'inizio. I loro respiri erano sincronizzati come i loro battiti, fusi in uno solo. Poi, Frank si staccò, avvicinandosi alla seconda cosa che gli era saltata all'occhio appena aveva aperto la porta di quella torre: il tavolo dove Gerard stava compilando le schede. Osservò la superficie del mobile poggiando i polpastrelli sui fogli. Notò subito quanto fossero curati e immacolati. Erano compilati con un perfetto lavoro di lettering impreziosito dall'inchiostro pregiato, incorniciato con ghirigori barocchi che rendevano ogni scheda un'opera d'arte. Frank tirò fuori i suoi, dallo zaino. Erano strappati ai bordi, logori in alcuni punti mentre altri erano sporcati da cancellature. La calligrafia era veloce e quasi illeggibile. Non poteva averli lasciati Gerard. Frank lo interrogò con lo sguardo: -Credevo che me le avessi lasciate tu, quelle nella casetta-

-Quale casetta, Frank?-

-Quella in cui mi sono trovato a inizio viaggio.-

Gerard abbozzò un'espressione sorpresa che Frank non vide, poiché era sfocata dalla luce che egli emanava. – No, Frank. Io non potevo entrare lì, a inizio del tuo viaggio. Quelle schede le avevi compilate tu.

SLEEP- FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora