LIVELLO 6: LA TANA DEL BIANCONIGLIO

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Avete mai provato ad inseguire un coniglio? Quando non vogliono farsi prendere quegli animaletti sanno essere incredibilmente veloci. Supponiamo ora che questo coniglio sia particolarmente fastidioso e decida di percorrere tratti in cui è difficile raggiungerla. Supponiamo anche che sia in grado, con qualche trucchetto magico estratto dal cappello del suo mago, di accelerare anche più di un coniglio normale e ,soprattutto, di rallentare il suo inseguitore.

Frank si trovava nella stessa, fastidiosa situazione.

E sarebbe stata anche una scenetta abbastanza comica, vedere Frank inseguire maldestro e inciampando l'uomo con il mantello che al contrario era agile e scattante, se non fosse per il fatto che a ogni passo falso il ragazzo rischiava di cadere in quel vuoto biancastro. E diventarne parte.

Cadere non sembrava invece nelle preoccupazioni dell'essere con il mantello, che saltava con sicurezza da una zolla di terreno all'altra, quelle zolle fluttuanti e semisolide, immerse nel bianco, alcune in movimento altre più ferme. Lo faceva sembrare facile come le ballerine fanno sembrare semplici le coreografie. Allora metti le punte e provi ad imitarle, tanto non sembra difficile! E invece appena sali sulle punte scopri quanto è facile rischiare di perdere l'equilibrio, cadere e slogarti una caviglia. O peggio, romperla.

All'inizio, per Frank era quasi impossibile saltare da una zolla all'altra senza fare la fine di chi sale sulle punte per la prima volta senza neanche saper ballare sulla mezzapunta. L'equilibrio lo perdeva in continuazione. Quando accadeva, spalancava gli occhi, sentendo il cuore bloccarsi, cercando di bilanciarsi muovendo le braccia in modo scoordinato. Le zolle giravano, fluttuavano, si spostavano facendo rabbrividire Frank. Sudava affaticato, gemendo ad ogni salto. Più volte i piedi gli scivolarono come se il terreno fosse ghiaccio, più volte si ritrovò ad appoggiarli nel vuoto e quindi a doversi aggrappare alla zolla più vicina con le mani, e tirarsi su con immensa fatica. Dopo un po' capì che gli era troppo difficile proseguire così. Allora, prese un bel respiro e si concentrò, focalizzando ogni zolla, cercando di capire come si muoveva. Quando si sentì pronto, saltò, coordinando meglio i movimenti, aiutandosi con braccia e gambe coordinandole con più armonia. Prese così più confidenza e velocità, e quando fu sul punto di raggiungere l'essere con il mantello lo scenario cambiò.

Le zolle divennero scale, scale di ogni genere, alcune dritte, altre capovolte, altre storte che sfidavano la gravità, altre a chiocciola, altre molto alte. L'essere con il mantello le saliva tutte senza problemi, trovandosi anche completamente ruotato di lato o addirittura a testa in giù per diversi secondi. Sembrava divertirsi. Frank era stupito. Infatti, quelle scale erano molto simili per orientamento a quelle del quadro "Relatività" di Escher. 

Frank ridacchiò

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Frank ridacchiò. A primo impatto, questo quadro gli sembrava assurdo. Infatti ogni scala aveva il proprio concetto di orizzontale e verticale, e quindi un osservatore esterno non poteva dare ragione a tutte le scale contemporaneamente.

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