Livello 4: Insecurities (parte 2)

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Di ombroso quella creatura aveva solo l'aspetto, perché i suoi artigli erano la cosa più solida che Frank avesse mai sentito.

Il mostro lo colpì, stendendolo a terra. Il ragazzo batté la testa prima di sentire gli artigli puzzolenti del mostro strizzargli il collo, togliendogli il respiro. Subito, l'adrenalina prese a scorrergli nelle vene: sentiva il petto bruciare, chiedendogli aria, vita, chiedendogli di provare almeno a spostare quella zampaccia. Frank strabuzzò, cercando di spostarsi di lato, ma ciò non fece altro che peggiorare la stretta della morsa. Ormai era a limite. Non ebbe il coraggio di guardare il mostro negli occhi, sentendosi quasi indegno di tale gesto, sentendo di essersi arreso ancora prima di provarci davvero. E come un alpinista non arriverà mai in cima se non parte con il giusto spirito, Frank non riuscì neanche a scorgerla, poiché sentiva i sensi che lo abbandonavano. Fu quasi un sollievo.

Buio.

Silenzio.

E poi, il nulla.

No, aspettate. Frank non era morto davvero.

Un battito...

...due battiti...

...tre battiti.

Frank aprì gli occhi, sentendo le labbra impastate. Si stiracchiò, unendo entrambe le braccia sopra la testa, e poi alzandosi per sgranchire le gambe. Si sentiva come un personaggio di qualche videogioco: quando muore durante il gioco, il personaggio rinasce nel punto in cui deve ricominciare il livello. In inglese si dice "to respawn" e con questo termine potremmo descrivere ciò che accadde a Frank.

Sembra assurdo, eppure è la definizione più vicina che posso dare a questa sorta di "seconda possibilità" che ebbe Frank.

Egli si alzò intorpidito, come se avesse dormito troppo. Si guardò intorno, cercando di decifrare i tratti del territorio circostante, capendo di essere tornato nel punto preciso in cui aveva trovato lo specchio. Era confuso. Ed intontito.

Socchiuse le palpebre, poi le riaprì di scatto. C'era qualcosa che non andava.

Gli alberi non erano disposti allo stesso modo. Il territorio sembrava più grande e sconfinato. L'aria era maleodorante e il terreno ancora più distrutto e spaccato. Frank girò più volte su se stesso, guardandosi intorno. Non aveva più lo zaino, non poteva rischiare di averlo perso!

Probabilmente si trovava nella grotta, visto che era l'unico luogo in cui Frank era stato prima che il mostro lo soffocasse. Doveva trovarla.

La cercò dappertutto, ma le strade erano ancora più aggrovigliate e confusionarie. Non era un buon segno.

La camminata del ragazzo divenne sempre più veloce, più agitata, una corsa nervosa con la quale Frank cercava di sfogare l'impazienza e l'ansia. E cercava, ricercava, ma NON RIUSCIVA a trovare quella maledetta grotta. E non aveva la mappa. E si era perso, si era fottutamente perso in quella landa desolata.

Stava per andare nel panico, quando si fermò, facendo respiri profondi. Si calmò un po'. L'agitazione non porta da nessuna parte.

Doveva innanzitutto accettare il fatto che quel territorio CAMBIAVA. Si, cambiava. Le strade non erano sempre le stesse, variavano nella direzione, nella composizione del loro terreno. L'unica cosa che governava era dunque la sorte: Frank si affidò ad essa, guardando l'unico lato positivo, ovvero il fatto che almeno la perdita della mappa non era fatale. Se quel luogo cambiava, la mappa era inutile.

Respirò profondamente e riprese la sua ricerca, esplorando a lungo ogni centimetro di spazio che cercava, fin quando non trovò l'apertura della grotta proprio vicino alle sponde del lago.

SLEEP- FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora