Closer

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"Ci sei?"

"Ti richiamo dopo. Non voglio farmi sentire qui."

"Perché?"

"Perché non posso farmi sentire. Mi stanno inseguendo."

Frank attaccò la chiamata, iniziando a correre. Lo faceva spesso, lo aveva sempre fatto anche con situazioni che avrebbe dovuto affrontare. Ma questa volta doveva solo scappare: non poteva farsi prendere.

E correva, correva a perdifiato per le vie sperdute di quella cittadina sconosciuta ma allo stesso tempo così familiare. Correva. Erano vicini.

Frank sapeva chi erano, solo non voleva ammetterlo. Il suo cuore martellava pompando ossigeno al cervello, chiedendo di resistere ancora, di continuare a correre.

Sfiorava persone, automobili, cercava di non inciampare sul terreno sterrato.

Poi, con il cuore in gola, lo vide. Un edificio grigio, imponente, con una sola, piccola entrata malandata. La forzò: meglio entrare lì dentro, qualunque cosa ci fosse era meglio di quello che lo stava inseguendo.

Appena varcò la soglia, fu investito dall'aria pesante e un odore fortissimo di alcool, mischiato al puzzo di latrina. I coprì bocca e naso con una mano, guardandosi intorno. Una manciata di secondi gli bastarono per inquadrare il territorio: dalla stanza principale, dove si trovava lui, se ne snodavano moltissime altre, articolate fra corridoi dalle pareti rovinate e cadenti, sporche di polvere bianca. L'edificio era alto e stretto, soffocante, senza luci, senza ombra di una singola cosa buona. Sembrava abbandonato, sull'orlo del crollo, ma una sensazione sinistra gli suggeriva che non era del tutto disabitato.

Qualcuno, qualcosa di tossico abitava lì, qualcosa che viveva di quel tanfo di alcool e fogna, qualcosa di più pericoloso. Sembrava invitare Frank, dirgli di unirsi a lui, a loro se erano più di uno. Qualcosa di estraneo a Frank che sembrava promettergli rifugio, mentre in realtà voleva solo distruggerlo. Il terrore era quadruplicato e, prima che la porta da cui era entrato scomparisse o fosse impossibile da aprire, Frank fece un passo indietro e uscì dal quel posto, preferendo di affrontare quello da cui stava scappando.

Ma, purtroppo, a volte è difficile tornare indietro. Appena uscito, Frank si bloccò. Rimase fermo, incapace di muoversi, mentre qualcosa alle sue spalle era uscita con lui. Puzzava. Frank respirava piano, contando i suoi battiti, sperando di starsi sbagliando... ma una mano sudicia si strinse intorno al suo collo, mentre lui era incapace di muoversi. Le dita erano gracili ma estremamente potenti e stringevano come una morsa intorno alla zampa dell'animale da catturare. E Frank soffocava, più cercava aria più questa veniva a mancare, tossiva, strabuzzava gli occhi. E la mano stringeva, strozzava, quasi fino a...

Frank si svegliò di soprassalto tra i colpi di tosse. Era mattina presto, ma lui era già stanco. Stanco della gente, stano di certe situazioni. Stanco di tutti quegli incubi.

Prese delle pastiglie per la gola e tornò a letto, sperando di non ricominciare quel tormento. E così  accadde. Per alcune ore, Frank dormì un sonno senza sogni, solo immerso nel buio della sua stanza e dei suoi pensieri. Ma la mano sudicia non si da per vinta, è in agguato, assetata. E' difficile, quasi impossibile, fuggire dalla sua presa.

***

Passarono giorni, settimane... Il tempo cambiò, si fece più caldo, anche se certe mattine facevano ancora battere i denti e i più freddolosi indossavano la doppia felpa in casa.

Anche il rapporto tra Gerard e Frank mutò. Si evolse, malleabile, bellissimo, tutto da scoprire e da provare. Parlavano di più, si vedevano sempre più spesso fino ad alternare un giorno sì ed un giorno no nelle settimane meno impegnate. Frank scoprì molti nuovi lati di Gerard, sorpreso e divertito. Aveva iniziato a sentire il forte bisogno di avere quel ragazzo nella sua vita, un bisogno dolce e struggente, quasi come una droga che però, invece di rovinare, salvava le persone. Il suo Gerard, così dolce e candido, gli faceva passare giornate e momenti straordinari, annullando il senso di terrore degli incubi di Frank, trasformandolo in pura e semplice tranquillità. Avrebbero voluto entrambi condividere ogni singola azione quotidiana, dalla colazione al mettersi sotto le coperte dopo una lunga giornata. Cucinare insieme, uscire per andare a volte in luoghi così banali dove altri si sarebbero annoiati, ma non loro, poiché ogni giorno scoprivano una loro nuova sfumatura.

SLEEP- FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora