LIVELLO 3: veritas (?)

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Frank si ristorò sulla riva del lago, beandosi di quella strana ma piacevole luce solare che, pur non essendo eccessivamente luminosa e calda, asciugava i suoi vestiti e lo invitava a rimanere su quel vastissimo prato che si estendeva ben oltre il lago.

Era accompagnato da una peculiare sensazione, come se ogni suo desiderio fisico lì fosse appagato. Ogni cosa lo seduceva lentamente, dal profumo dei fiori al colore dei frutti che gli alberi, un tempo secchi e sterili, adesso gli offrivano, generosi.

Appoggiò lo zaino bianco sull'erba verdeggiante e allargò le braccia respirando a pieni polmoni quell'aria inebriante. Qual luogo non sembrava avere nulla a che fare con il terreno arido, i rami secchi e l'atmosfera pesantemente cupa che circondava la casetta. Frank a stento rammentava dove si trovasse. Ad esagerare, quasi aveva dimenticato tutti i particolari inquietanti di quella strana dimensione, tanto quel luogo dove si trovava in quel momento era florido e piacevole.

Eppure, mancava qualcosa...

L'aria feconda continuava a riempirgli i polmoni convogliando verso di lui con un misto afrodisiaco di profumi la cui origine era ignota, ma la potenza ora lo cullava conciliandogli il sonno, ora lo rinvigoriva...

Eppure, mancava qualcosa...

Si alzò dal prato morbido e iniziò a correre, felice come non lo era mai stato, rotolandosi sull'erba, tra i mille petali di fiori delle più svariate dimensioni e colori, accarezzando i boccioli, sia i timidi che spuntavano tra i cespugli, sia i più sfacciati che si aprivano sulle sommità di imponenti steli...

Eppure, mancava qualcosa...

Stanco e ansimante per la corsa, si sdraiò sul prato, ridendo, e tanto era il piacere che gli accarezzava il cuore e massaggiava il cervello che stava prendendo davvero sul serio l'idea di fermare il suo viaggio e rimanere lì. Per sempre. Sollevò entrambe le braccia sopra la testa, sbadigliando leggermente con una brezza fresca che gli solleticava i pori del viso...

Eppure, mancava qualcosa...

Stiracchiandosi, aveva urtato qualcosa di solido che lo aveva scottato leggermente. Il leggero dolore momentaneo lo destò da quella sorta di sogno ad occhi aperti. Frank si guardò intorno, perplesso. Che fine avevano fatto tutta la paradisiaca flora che lo circondava? Sembrava essere rimasto solo il prato e alcuni alberi. Eppure, era convinto che ci fosse altro...

Si mise in ginocchio, girandosi verso quel qualcosa che lo aveva bruciato. Si rese conto che null'altro era che uno piccolo specchio pulito con la cornice color avorio. Ad averlo scottato doveva essere stato Il vetro, surriscaldato dal sole. Prese il piccolo oggetto fra le mani, e notò che profumava dell'unico (e anche delizioso) odore che il vento di quel posto non emanava: vaniglia. -Mi ricorda qualcuno- pensò. Ma chi..? Forse guardando attraverso lo specchio avrebbe ottenuto qualche indizio...

Fissò il vetro per qualche secondo prima di impallidire e deformare il suo viso in una smorfia di orrore.

Altro che erba, fiori e profumi. Quel posto era orrendo.

Radici di alberi nodosi e corvini spuntavano disordinate dal terreno arido, spaccandolo in crepe che si accavallavano l'una sull'altra dividendo in zolle morte quel terreno che sembrava non aver mai conosciuto acqua né tantomeno vita.

SLEEP- FRERARDDove le storie prendono vita. Scoprilo ora