Prima di uscire da casa sua mi cambio, rimettendo il mio abito di ieri, ma tentenno un po' quando è ora di restituirgli i vestiti che mi ha prestato per la notte. Se fosse un mio amico li terrei per lavarli e darglieli puliti, ma lui non è un mio "amico", e non so nemmeno se lo vedrò mai più. Però non riesco a non dirgli niente.«Visto che li ho usati, li posso lavare e ridarteli...un'altra volta» gli dico quando esco dal bagno, dopo essermi cambiata. Spero che non suoni troppo strano.
In effetti, dalla faccia che fa lui, forse era meglio se stavo zitta.
Mi guarda un po' confuso, poi guarda i vestiti che tengo tra le mani e infine di nuovo me.«Questo vorrebbe dire che io e te, in un modo o nell'altro, dovremmo vederci ancora» mi fa notare.
Mi stringo nelle spalle. Non riesco a capire se la cosa gli faccia piacere o gli dispiaccia.
«Beh... Sì» rispondo, sperando di sembrare abbastanza distaccata. Ci mancherebbe solo che pensasse che lo faccio apposta per rivederlo. Poco fa mi sono spostata per non farmi baciare, come minimo penserà che sono bipolare.
«Non preoccuparti, non è necessario» mi dice quindi. Non mi guarda in faccia, prende i vestiti dalle mie mani e sparisce verso camera sua.
Finiamo entrambi di prepararci in silenzio, e anche il viaggio in auto verso la stazione lo facciamo senza parlare.
C'è molta tensione tra noi, adesso, e io mi rendo conto che è tutta colpa di quel mio passo indietro. Se non mi fossi bloccata, forse avremmo… Beh, avrei perso il treno, di sicuro.
Non so se anche a Mirko questo silenzio pesi come sta pesando a me, ma è molto serio ora.
«Se ho fatto qualcosa di troppo, ti chiedo scusa» mi dice a un certo punto.Mi volto verso di lui, forse un po' troppo di scatto. «Cosa… no, non hai fatto niente di male.»
«Ho allungato le mani. Anche se avevo promesso di starmene buono.»
«Lo sei stato. E comunque se non fosse stato per te non so cosa avrei fatto ieri sera. Quindi no, non le voglio le tue scuse.»
Sorrido per fargli capire che io sono ok, e la tensione cala un po', ma non scompare.
«Forse io, invece, ti ho...» aggiungo.
«No, non fa niente» mi interrompe. «Mi ha fatto piacere averti con me stanotte. E stamattina. Hai il mio numero, no? Penso che… se lo vorrai usare lo farai.»
«Anche tu hai il mio.»
Mirko tiene lo sguardo fisso di fronte a sé. «Sì, ma non lo userò.»
Perché no?
Il mio cervello fa domande stupide. Un quarto d'ora fa l'ho lasciato a secco, e ora vorrei che lui mi scrivesse. Complimenti vivissimi alla mia coerenza.
«Con le persone cerco di essere… molto prudente, in generale» provo a dire. «Ho le mie ragioni per esserlo, anche se penso siano un po' le stesse di tutti. Ma tu, davvero, non hai fatto niente di male.»
Di nuovo, Mirko non si volta verso di me.
Arrivati in stazione insiste per accompagnarmi fino al binario. Ed è là, di fronte al treno che è già pronto alla partenza, che finalmente si decide a guardarmi negli occhi.
Mascherina io, mascherina lui, trenta centimetri buoni di distanza fra noi. Le mani nelle tasche, le sue. Braccia incrociate sul petto, le mie. Ci fissiamo negli occhi, forse chiedendoci entrambi chi dei due parlerà per primo.
Sono io a farlo.
«Grazie di tutto» gli dico, così piano che non so nemmeno se abbia capito.
Mirko non abbassa più lo sguardo, ora. Lo tiene fisso nel mio, e non so cosa darei per sapere che cosa gli sta passando per la testa adesso.
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Diviso in due // Rkomi
Fanfiction"Usa questo numero tutte le volte che vuoi". A scrivere questa frase, su un tovagliolino di un bar, è Rkomi. Ma lei non lo sa. Lei pensa di aver conosciuto soltanto un ragazzo di nome Mirko... E quando la sera stessa avrà bisogno di aiuto, il numero...