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Canto a squarciagola, abbracciata a un paio di ragazze di cui non so nemmeno il nome... ma anche loro cantano con me, e questa è l'unica cosa che conta.

Seguiamo la voce di Mirko e ci sentiamo una cosa sola con lui, che si sta mangiando il palco come se là sopra ci fosse nato.

So che non è davvero così, per lui, e che ha lavorato molto su se stesso per riuscire a trasmettere le sue emozioni al pubblico durante i concerti senza farsi frenare dalla paura.
La timidezza, qualche anno fa, non gli permetteva nemmeno di godersi questi momenti. Sapendolo, adoro ancora di più quello che sto vedendo, adoro la sua energia e il carisma che dimostra anche qui.

Non stacco gli occhi da lui un solo istante.

E lui non stacca mai gli occhi da noi. Ci guarda, ci sorride, quasi a ringraziarci di essere lì, e interagisce con noi per vedere la nostra risposta, le nostre reazioni e la nostra gioia, come se il concerto lo stessimo facendo insieme. Guarda le nostre facce, una per una.

"Ti cercherò", mi ha detto la scorsa notte.

Trovami. Sono qui.

Sono le note di "Blu" ad agganciare il mio sguardo al suo per la prima volta.

La sto cantando col cuore, più che con la voce (Eh, bambola, la mattina non mi svegliano le cannonate - Ed amarti è una stronzata che non sa calmarmi) quando lo vedo spostare gli occhi verso la zona dove sono io, farli viaggiare leggeri sulle ragazze vicino a me fino ad arrivare al mio viso.
Lì, si fermano e si puntano nei miei.

È un istante sospeso. Lo vedo sorprendersi e restare immobile per qualche istante, lo sguardo fisso nel mio.

Anch'io mi blocco, mentre le altre ragazze mi cantano attorno. Da sole, perché Mirko ha saltato una strofa. Riprende alla successiva, e lo sento sorridere mentre ricomincia a cantare (Eh, bambola, certi fiumi non diventan mare - Ed amare fa rumore in silenzio) fingendo che nulla sia successo.

Volta le spalle per proseguire la sua passeggiata lungo il palco, gli altri strumenti si uniscono alle tastiere, la batteria inizia a ritmare il resto della canzone, il coro di voci dal pubblico sovrasta tutto il resto... Ma ora Mirko sa che sono qui.

Ora c'è un'energia nuova nei suoi movimenti, una calma più profonda. Passa dall'altro lato per il ritornello, ma poi torna di nuovo da questa parte, appoggia un ginocchio a terra e si ferma, ancora, e stavolta canta guardandomi dritta negli occhi.

Ogni tanto siamo noi solo quando siamo soli
O siamo un mucchio di cose in una sola persona

~~~

Perdo presto la cognizione del tempo.

Gli sguardi di Mirko mi accompagnano ad ogni nuova canzone, ed è come se ciascuna durasse un minuto, oppure qualche ora.

Quando è il momento di "Apnea", e tutti sotto al palco la ascoltiamo e cantiamo con le torce dei cellulari accese sopra la testa, dalle nuvole sopra di noi iniziano a scendere alcune gocce di pioggia.

Noi le ignoriamo, e Mirko anche: le emozioni di Apnea ci hanno completamente rapiti e non c'è nulla che potrebbe distrarci. Partono le prime note di "Milano Bachata" e le condizioni del tempo non potrebbero interessarci meno di così.

Ma questo idillio dura solo fino alla strofa di Marracash. A quel punto, durante quelle note, le gocce iniziano a farsi più insistenti, così tanto da distrarci, e finalmente ci accorgiamo che sta proprio piovendo.

Gli sguardi tra Mirko e gli altri ragazzi della band, che non hanno smesso di suonare, ci fanno capire che quella pioggia è davvero un problema. Il vento che arriva dalla spiaggia è molto forte, è carico di sabbia e sta portando le gocce verso il palco, sugli strumenti, sui cavi, su tutte le loro apparecchiature, e sullo stesso Mirko, che nonostante la sabbia negli occhi non ha ancora smesso di cantare.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora