15.

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Il mattino seguente sono di nuovo in macchina, direzione Milano.
Il navigatore è impostato sull'indirizzo della sede di Radio 105, e anche stavolta non ho detto a Mirko quello che ho intenzione di fare.
Non avrei nemmeno potuto, visto che lo sentirò più tardi, quando sarò già là.

Alle 11 spengo la playlist che stavo ascoltando e passo alla radio, mettendomi in ascolto della sua intervista.
La sua voce calma, musicale come una melodia, riempie l'abitacolo della mia macchina e io ho un grande sorriso stampato in faccia.

Non so come la prenderai, ma sto venendo da te.

Una parte di me ha paura di infastidirlo (magari è con altre persone... e se lo metto in imbarazzo?) ma l'altra se ne sbatte allegramente e pensa solo che è ora di passare del tempo insieme. Fossero anche dieci minuti.

Parcheggio nelle vicinanze e faccio l'ultimo pezzo di strada a piedi, continuando a seguire l'intervista dal cellulare. Il tempo di un'ultima canzone e per Mirko è ora di salutare gli ascoltatori. Il deejay lo ringrazia, scherza con lui, e io sono in ascolto. Sono davanti all'ingresso del palazzo, dall'altro lato della strada, ferma sul marciapiede. Nervosa. Parecchio.

Mi si azzera la salivazione quando, dopo pochi minuti dalla fine dell'intervista, le porte a vetri del palazzo si spalancano ed escono tre persone: un uomo alto e ben piantato davanti, e altri due dietro che parlano tra loro. Uno dei due, quello più basso, è lui.

D'istinto faccio un passo in avanti ma mi fermo subito. Mi sento un po' ridicola, ora che sono qui come una stalker qualsiasi, e sto quasi pensando di non fare niente, di non farmi nemmeno riconoscere...
Ma sono molto vicina, e praticamente sulla loro traiettoria.

Il primo dei tre mi ha già vista e mi guarda aggrottando la fronte. Il secondo, il ragazzo che parla con Mirko, sta spiegando qualcosa e gesticolando, e non si è accorto di me.
Ma Mirko ha alzato gli occhi.

Nel momento in cui il suo sguardo incrocia il mio, vedo le sue sopracciglia sollevarsi dalla sorpresa.
Rallenta fino quasi a fermarsi, tanto che l'altro ragazzo si blocca a sua volta, capendo che qualcosa non va.

Io sono immobile, forse non respiro nemmeno.
Perdonami, penso, ma non ce la facevo più.

Mirko ora si è proprio fermato. Dice una cosa all'altro ragazzo e poi al primo uomo, e l'istante dopo mi guardano tutti. Tanto da farmi venire voglia di fondermi col marciapiede.

Faccio finta di cercare qualcosa nella borsa, giusto per non stare lì impalata, e quando rialzo gli occhi vedo che Mirko sta venendo verso di me, da solo. Mi raggiunge.

«Signorina, sbaglio o ci conosciamo?» mi chiede.

Ha un sorriso bellissimo, e io sento il sollievo scendermi lungo la schiena come una cascata calda.
Non è infastidito.

«Sei impegnato, immagino. Ma... ho pensato che sarebbe stato meglio parlarsi di persona, anziché al telefono».

Lui fa un altro passo verso di me, rispettando però una certa distanza. «Ti avrei chiamato a minuti, mi hai anticipato di pochissimo. Devo finire di parlare di una cosa ma mi libero in fretta. Mi aspetti?»

«Certo.»

Mi fa un altro sorriso dei suoi, di quelli che illuminano tutto, prima di fare qualche passo indietro e tornare dagli altri due, che ora sono fermi e ci guardano.

Io giocherello ancora un po' con la borsa, cercando qualcosa da fare. Guardo il telefono, mi sistemo i capelli...
Li sento parlare, si stanno mettendo d'accordo per il pomeriggio. Per un po' non riesco a capire bene, ma poi sento che discutono dell'orario.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora