12.

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Mirko è nell'altra stanza, al telefono, e io sono distesa sul letto, persa tra i miei pensieri.

Assaporo ancora le tracce di quello che è appena accaduto. È come se potessi sentirlo ancora dentro di me, la stretta delle sue mani sui fianchi, i suoi morsi sul collo e le spalle, il contatto con la sua pelle...

Resto persa in quelle sensazioni per un po'. Poi, come svegliandomi da un sogno, mi rendo conto che Mirko è al telefono da parecchio tempo. E che la porta della stanza in cui si è rifugiato è ancora chiusa.

Mi alzo lentamente, cercando qualcosa per vestirmi. La mia maglietta è ancora di là, vicino all'ingresso, e non ho la minima idea di dove sia finito il mio reggiseno. Recupero gli slip da terra mentre esco dalla camera e, passando di fronte alla porta oltre alla quale Mirko sta ancora parlando con un certo Simone, non posso non fermarmi ad origliare.

Solo un pochino, mi dico, come se quello potesse giustificarmi.

«Certo, ho capito. Possiamo provare così, ma ci servirà qualche giorno» lo sento dire. «Possiamo andarci sabato, se per te va bene.»

Qualche istante di silenzio.

«Domani?» chiede Mirko. Poi lo sento tentennare. «Beh... Okay. Sì. Sì, va bene» dice alla fine.

La sua voce è più vicina, forse sta tornando verso la porta. Mi sposto velocemente e raggiungo l'ingresso, dove recupero la maglietta. La indosso, silenziosa, e poi rientro in camera, mettendomi a sedere sul letto.

Di lì a poco, Mirko mi raggiunge.

Appena il suo sguardo incrocia il mio, vedo subito che la sua espressione è totalmente diversa da prima. È nervoso, o così sembra. Mi guarda solo per un secondo e poi evita i miei occhi.

«Stai bene?» gli chiedo.

Lui non viene a sedersi accanto a me. Resta staccato, invece, appoggiandosi con la schiena all'armadio.

«Sto bene» mi dice, anche se non ne sembra per niente convinto. «Ho... ci sono delle cose che devo fare, che non avevo previsto. E dovrò stare via per un po'.»

«Stare via?» ripeto. «Intendi via da Milano?»

«Sì. Lo sapevo già che sarei dovuto andare, ma non pensavo così presto. Doveva essere alla fine della settimana prossima, e pensavo di parlartene il prima possibile, ma ora sono venute fuori altre... cose, e quindi devo partire prima.»

Il suo tono non mi piace, suona troppo vago e incerto, ma provo a non darci peso.

«Ho capito. E quando devi partire?» gli chiedo.

Mirko sta fissando il pavimento. «Domani.»

Non andare in paranoia. Tutti hanno degli impegni, no? E lui avrà pure le sue cose da fare. Non significa niente.

Ci provo a pensare così... Ma il suo distacco fisico, il fatto che non mi guardi... Ecco, quello mi manda in paranoia. Per qualche motivo Mirko è visibilmente a disagio, e non capisco perché. Anche se distanti, penso che ci potremo comunque sentire... O forse no?

«Da come lo dici, sembra che il posto dove devi andare sia dall'altra parte del mondo, senza connessione, senza telefono e senza la minima possibilità di comunicare con me.»

Mirko alza lo sguardo, fissandolo nel mio, ma solo per pochi istanti. Poi scuote la testa. «Non lo so» mi dice.

Sbatto lentamente le palpebre. «Non lo sai...? Cosa non sai, esattamente?»

Scuote ancora la testa. «Non lo so, ***. Davvero non lo so. Possiamo parlarne più tardi?»

Improvvisamente, quello che poco fa è accaduto in questa stessa camera mi sembra lontanissimo. La persona che ho davanti a me non sembra più nemmeno la stessa che prima mi stava amando con tutta l'attenzione possibile.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora