Epilogo

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Tre mesi dopo

Scendo dalla metro alle sette e mezza precise. Borsa, seconda borsa, cellulare in mano... ho appena chiuso la telefonata con Aurora che non vedo da un po', e sto seguendo il flusso di persone che risalgono dalle scale mobili verso la strada.

Non sto tornando a casa mia, ma sto tornando a casa, comunque. Casa di Mirko, che ora è casa "nostra".

Sono a Milano con lui da un paio di mesi. Lavoro da remoto, e torno a casa dalla mia famiglia e dai miei amici ogni volta che posso. A loro non ho ancora presentato Mirko... so che dovrei farlo, ma io stessa non mi sono ancora abituata all'idea che Rkomi sia in realtà il mio compagno, la persona che amo e che mi ama, quindi non mi sento ancora pronta a introdurre anche la mia famiglia in questa nuova realtà. Lo farò, però. Intendo farlo molto presto.

Per ora, mi sto godendo lui.

Vivere con Mirko è una sorpresa continua. Passiamo dal farci i dispetti come due bambini ad interminabili sessioni di coccole sul divano guardando un film, dallo sfogare i nostri istinti più selvaggi in qualsiasi parte della casa alle riflessioni filosofiche sul senso della vita, che ci raccontiamo mentre ce ne stiamo sul suo terrazzo a guardare le stelle.

Mirko è capace di cambiare umore dalle quindici alle venti volte in un solo giorno. Grintoso e irruento quando torna dalla palestra, calmo e pacifico dopo ogni doccia, serio e pignolo quando risponde alle telefonate di lavoro, malinconico e completamente assorto quando si perde nei suoi pensieri sul futuro, nervoso e scazzato se ad assalirlo sono i dubbi sul passato, fragile e indifeso se l'unica cosa che vuole è un abbraccio.

Può stare anche quattro o cinque ore nella sua stanza a scrivere musica, ignorando qualsiasi essere vivente gli passi a fianco, per poi riemergere improvvisamente, senza un perché, se per caso mi azzardo a passare nelle vicinanze con una maglietta un po' più corta del solito. In queste situazioni è il suo istinto a vincere, e io non ho davvero scampo.
Non che mi dispiaccia.

Rido fra me, mentre percorro l'ultimo tratto a piedi che mi porta a casa. Questa sera ho tutto il tempo di preparare la cena perché lui mi ha detto che rientrerà verso le nove, e questo mi rende felice perché cucinare mi piace. E soprattutto mi piace cucinare per noi.

Ma quando entro dalla porta di casa, con in mente tutto quello che ho voglia di preparare per fargli una sorpresa, mi accorgo che la sorpresa me l'ha fatta lui.

Dalla cucina arriva infatti un profumo buonissimo ed alcuni rumori ben distinti, che mi fanno capire che non sono la prima a essere rientrata, stasera.

I nostri due gatti mi si stanno già strusciando sulle gambe per salutarmi, mentre io mi tolgo la giacca e poso a terra le borse. Poi, senza fare rumore e senza annunciare il mio arrivo, raggiungo la porta della cucina e sbircio al di là.

Mirko è ai fornelli, con addosso il grembiule e i pantaloncini da allenamento (niente maglietta, perché a casa non la mette mai) e sta spadellando qualcosa con una concentrazione tale che, da come si muove, sembra che stia cucinando per Carlo Cracco in persona.

Sul piano di lavoro attorno a lui, una distesa di attrezzi, ingredienti, padelle, barattoli... Un bel casino, ma a giudicare dal profumo, un casino con ottimi risultati.

Mi avvicino e gli metto le mani sulle spalle, dandogli un bacio sulla nuca, in quella zona così sensibile che so essere uno dei suoi "punti deboli". Mirko infatti sussulta, per abbandonarsi subito dopo. Sa che sono io e mi lascia fare, godendosi quelle attenzioni inaspettate.

«Ciao» gli dico, guardando verso la padella, dove del pollo dall'aria appetitosa sta soffriggendo felice.

Mirko mi sorride, poi guarda il disastro che ha combinato su quel piano di lavoro.
«Speravo di fare in tempo a pulire» si giustifica.

Diviso in due // RkomiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora